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UN’ANIMA ROSA CON INSALATA, PLEASE!

“Femminicidio”, una delle parole più utilizzate, sfortunatamente, nel 2023 e non solo. Di certo non un primato di cui vantarsi. 

Da quand’è che la donna è diventata un oggetto di possesso? E soprattutto, perchè un uomo può permettersi di ucciderla?

 

L’undici novembre scorso, Filippo Turetta scaglia dieci coltellate contro la sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin. “La volevo soltanto per me” – riesce a dire Turetta dopo un interrogatorio durato nove ore davanti al magistrato di Venezia.

Parole forti, quasi bisbigliate ma non sconvolgenti né inaspettate. Perché, alla fine, la giustificazione che viene data da carnefici come lui è sempre la stessa: un senso di possesso e di gelosia che sfocia a tratti nel patologico e che porta uomini “normali”  ad uccidere le proprie compagne. Ma ancor più raccapricciante è che il sentimento che questi esseri umani chiamano “amore” porta ormai troppo spesso ad omicidi freddamente premeditati, brutali, che sembrano identificare la vittima – e con lei la figura femminile – in un misero ed insignificante oggetto.

 

Fin dall’antichità, già con Adamo, Eva & co., l’immagine della donna si riduceva a una costola. Il povero Adamo, prima di essere cacciato dal Paradiso Terrestre per colpa della sua compagna, ha dovuto persino cederle una delle sue costole. Un vero gentleman. 

Millenni dopo, l’essere umano si è decisamente evoluto e i nostri generosi antenati romani hanno introdotto il concetto di pater familias: in una famiglia tipo della Roma imperiale, infatti, composta da mamma, papà, figli e schiavi, il daddy era il boss. La donna aveva un solo compito: la riproduzione per il bene della società.

Care le nostre fanciulle, rassereniamoci ché adesso arriva il Medioevo e le cose si fanno interessanti. Già, perchè in questi anni d’oro per il gentil sesso, le donne venivano sì considerate, ma streghe. Non male, vero?

Nel XX secolo, ecco la regressione: la donna adesso può lavorare! Il patriarcato regalava alle donne la gioia dell’ozio, e invece è finita la pacchia. Ma non finisce qui: siccome il gentil sesso ha preteso di entrare nei luoghi di lavoro e di accaparrarsi un briciolo di indipendenza economica, l’uomo ha ben pensato di non far passare l’abitudine dell’umiliazione e del senso di inferiorità. Infatti, le donne che ricoprono ruoli apicali sono meno del 20% (una percentuale inferiore agli sconti durante il black friday); dati Istat riportano che nel 2018, nell’Unione Europea, il divario retributivo tra uomini e donne era del 15% (meno della gradazione alcolica dello Chardonnay che ci dovremmo calare per sopportare questa vita).

 

Niente panico però: dato che tutto questo non è abbastanza, gli uomini quotidianamente pensano a come umiliare ulteriormente le donne. Annientamento totale.

Ed eccoli lì, a bordo strada, di giorno come di sera, sempre pronti a far notare quanto siamo belle con quella minigonna attillata, oppure a suonare il clacson mentre sfrecciano in auto, o i più eleganti a fischiare come quando chiamano il loro adorato Pluto per riportarlo a casa. Ridotte a oggetti o bestie.

Quando poi un uomo porta a letto una bella ragazza, gli si batte il cinque; se avviene il contrario, questa povera malcapitata fa il lavoro più antico del mondo, no? Lapalissiano.

E perché fermarsi alle semplici discriminazioni verbali e alle squallide chiacchiere da spogliatoio che deumanizzano e sessualizzano le donne, quando possono essere uccise? D’altronde, si sa, la cultura patriarcale rende le donne oggetti di proprietà degli uomini: tutto di noi appartiene a loro. La nostra vita, il nostro corpo, i nostri desideri, le nostre ambizioni, i nostri progetti. E guai a fare qualche passo avanti con le sole nostre forze. Ecco che l’orgoglio dei virilissimi maschi alpha si sente ferito e devono intervenire. È così che vengono ammazzate le varie Giulia.

E quando accade, quando si rendono conto di aver scagliato una coltellata di troppo, dicono a loro stessi che la amano. Una giustifica inutile per l’ormai ingiustificabile. Siete strambi.

 

Parole, parole, parole, per voi queste sono soltanto inutili chiacchiere che probabilmente verranno seguite dal famoso “Not all men”. Che bella frase! Come dire: “Chissene se la gente butta il petrolio in mare, tanto io mica sono petroliere!” Geniale.

Il patriarcato, la violenza, il senso di possesso sono mali che non possono essere ridotti e arginati a singole categorie. La morte della vittima corrisponde a una sconfitta per tutti, indipendentemente dal genere, e il carnefice non è soltanto chi ha fisicamente scagliato quelle coltellate, non è solo Turetta, lo è tutta la società che non ha saputo interpretare i segnali d’aiuto che avrebbero potuto salvare molte più donne.

Il fatto che diversi uomini si rifugino dietro un misero slogan invece che assumersi le proprie responsabilità è sia patetico sia preoccupante.

 

A episodi di questo genere non c’è mai una fine, nonostante gli articoli e le campagne di sensibilizzazione ovunque. Si continua a rivendicare “Non una di meno” con l’auspicio che una piaga sociale e culturale così grave sia rimarginata al più presto. Confidiamo nella nostra e nelle generazioni future, nelle Donne ma soprattutto negli Uomini, i nostri amici, i nostri futuri compagni o mariti affinché non ci siano più nessuna Giulia, Martina, Oriana, Teresa …(i tre puntini sono indicativi di un elenco che è ancora, purtroppo, lungo) 

 

Ludovica R., Letizia F., 5H

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