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Cattania

C’era una volta un regno chiamato Cattania. Era un regno molto vasto e potente. I suoi abitanti coloravano
di mille colori il reame intero durante le tradizionali danze carline e le feste institutionis. Tuttavia, un triste fatto lo caratterizzava ormai da anni: feroci lotte intestine lo attraversavano, generando ingenti perdite umane e un malcontento piuttosto vasto tra gli abitanti. Le bestie nere, chiamate Qualunquismo e Individualismo, avevano reclutato un esercito di creature maligne che infestavano tutta Cattania.
Si batterono innumerevoli eroi con a seguito le loro truppe per ristabilire l’ordine precostituito, ma tutti, uno dopo l’altro, caddero valorosamente sul campo di battaglia. Tra di loro, ricordiamo Andrew il Salvatore, la cui volontà di estirpare le creature del Male erano grandi; David e i suoi Trenti cavalieri, famosi per aver asservito il proprio ingegno alle forze del Bene; Oliver Albert, di umili origini britanniche, divenne un grande difensore di altissimi valori. Tuttavia, tutti loro fallirono.
È proprio nei momenti di maggiore difficoltà, tuttavia, che gli uomini mostrano le proprie qualità, ed è ciò che andremo a narrare.
Giunse un giorno, dalla penisola iberica, un saggio mago, con poteri straordinari ,sotto mentite spoglie di vecchio viandante. Il mago ispanico si chiamava Matias Como Yo. La sua folta barba lo contraddistingueva tra mille altri uomini, ma agiva nel buio, nell’oscurità, senza che nessuno se ne accorgesse.
Dalla campagna, arrivò poi un giovane contadino irlandese dal capello rosso e con un sorriso stampato sulla faccia. Apparentemente innocuo ed ingenuo, possedeva un forte e volenteroso animo. Il suo nome era Giammarinaio Mathia. La mondanità della capitale lo attirò e fu coinvolto nell’animata vita politica del regno.
V’era poi un uomo dall’aspetto fisico imponente, che aveva già combattuto tra le file dei Trenti cavalieri. Egli era Samuel Lombici, rude, sprezzante del pericolo e dei potenti, difensore dei poveri.
Per ultimo, ma non meno importante, si distinse un giovinotto proveniente dall’entroterra italico, regione in cui la vita è difficile. La volontà di sapere e di conoscere lo spinsero a raggiungere la capitale. Si chiamava Alberico Carelli.
I quattro, trovatisi quasi casualmente nella capitale del regno, la città di Insula Discipulorum, si recarono ad una tradizionale sfilata in maschera chiamata “Turpis Facio”. Qui, avvertirono la presenza di due creature malevole che, infatti, seminarono panico tra la folla. Prontamente, il cavaliere Samuel afferrò la spada e trafisse uno dei due nemici. Il mago Matías pronunciò un incantesimo fatale per l’altro bandito, mentre i due altri nostri eroi condussero la popolazione in un antro sicuro.
Quando tornò la normalità, i quattro personaggi decisero di conoscersi e si incontrarono nello stesso luogo dello scontro. Lì si rivelarono desideri e sentimenti che li avevano portati a trovarsi nella capitale. Strinsero quindi un accordo, chiamato “Patto Offensivo Finale”, in cui presero l’ardua e coraggiosa decisione di debellare, una volta per tutte, le bestie nere del regno, facendo appello a tutte gli uomini valorosi di Cattania.
La voce iniziò a circolare rapida: in tutte le provincie del regno si venne a sapere la buona novella, persino in quella di “Demissus Aedificium”. Da quella di “Succursalia” rispose prontamente un commando di giovani armati, che si misero al passo per raggiungere presto la capitale. Venne creato un “Concilium communis”, a cui vennero invitati tutti i più risoluti e coraggiosi combattenti. L’intento era quello di formare un vero e proprio esercito, pronto per combattere fino alla morte Qualunquismo e Individualismo.
Certo, le reazioni non mancarono. Le due bestie nere decisero anche loro di assoldare creature orribili e di guidare un esercito per sconfiggere i quattro e la loro armata ed instaurare, alla fine, un regime dispotico. Chiamarono al loro seguito il corpo speciale degli Indifferenti, creature mostruose, capaci di qualunque crimine.
Dopo lunghi conflitti si giunse al giorno della battaglia finale.
I due eserciti si accamparono nella piana di Auditorium, dove sapevano con certezza si sarebbero scontrati il giorno seguente. Poiché le vallate di quella piana erano strette e allungate, l’atroce scontro avrebbe preso il nome di Battaglia delle Liste. Quella mattina, non un sole rosso svegliò i soldati, ma una sottile e fredda pioggia. Il cielo era cupo e grigio, come anche gli animi dell’esercito dei nostri eroi. Non un sorriso era apparso sui loro volti, ma la preoccupazione per una possibile sconfitta. Il mitico Giammarinaio, tuttavia, pronunciò un infiammato discorso, che fece tremare persino la vallate lì appresso. All’ultimo grido, il leggendario motto “State Catta!”, l’armata partì.
Ingenti furono le perdite. Samuel trafisse innumerevoli nemici, Alberico condusse la legione degli arcieri, Mathia i cavalieri del Segundo Piso. Ma la situazione stava volgendo nettamente a loro svantaggio. Il mago Matías decise di invocare, con un incantesimo, gli spiriti Partecipazione e Collettivismo. In poche ore, le creature del Male vennero sconfitte e Qualunquismo e Individualismo ricacciati via nell’oltretomba.
Matias, Samuel, Alberico e Mathia instaurarono una quadriarchia e inaugurarono un nuovo periodo di pace, prospero, fiorente e tranquillo.
Questo periodo perdura ancor’oggi, ma certo i quattro non sono immortali. Bisognerà vigilare affinché le bestie nere non riappaiano più. Tutti viviamo in questo piccolo grande regno chiamato Cattania, pertanto ognuno deve controllare e prestare attenzione, deve essere partecipe e consapevole dei propri diritti e dei propri doveri. Ognuno, insomma, può diventare un grande cavaliere, combattendo le piccole battaglie quotidiane, quelle più umili, quelle di tutti i giorni, le nostre battaglie.

Riccardo Roba

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