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La musica di oggi fa schifo

La storia di una catena di montaggio: come la musica di oggi sta perdendo importanza

Ultimamente tutto ciò che si sente in radio, in tv, sui social o sugli store digitali è molto monotono e lineare. C’è qualche voce che ha del potenziale, ma alla fine questa musica è già tutta sentita e risentita. Un grosso problema che ho individuato nella cultura di oggi, non solo italiana, ma di tutto il mondo, è l’idea che le persone hanno della musica. 

Ai giovani di oggi manca lo studio della musica e della sua storia, non hanno i riferimenti a cui ispirarsi. Ci siamo dimenticati che la musica è arte. Nell’ultimo decennio si sono viste molte figure “temporanee” o artisti che sono riusciti a diventare ricche facilmente, diventando degli idoli per i giovani, soprattutto quelli che versano in condizioni economiche peggiori. Tuttavia non per il desiderio di fare musica, ma per il bisogno di fare soldi. Questo penso sia il problema più grave di questa epoca, che sta portando alla rovina la musica. Non ci sono più amore né passione a guidare i musicisti; gli artisti non riescono ad essere artisti.

La grammatica ed il lessico dei testi delle canzoni si sono molto semplificati, sia nel pop sia nella trap, probabilmente perché oggi la nostra vita si è velocizzata, è la cosiddetta “fast life”. Per non parlare dei temi affrontati che sono sempre gli stessi in ogni singola canzone. Inoltre c’è sicuramente una piaga all’interno della società che sta infettando tutta la musica, sia negli artisti sia negli ascoltatori. La musica è diventata un prodotto da vendere (come è giusto che sia), ma ormai si punta più alla quantità che alla qualità. Bisogna capire che la musica non è gratuita (spotify e le altre piattaforme di streaming online la fanno passare per tale) e non dovrebbe esserla nemmeno quella degli artisti meno popolari. Introduco così il più grande antagonista della carriera musicale di un artista. Voi direte lo stress, i soldi, i concerti… No, sono le case discografiche. 

Brevemente, le case discografiche finanziano gli artisti per prendere poi la maggior parte del guadagno procurato dalle canzoni (nella maggior parte dei contratti circa l’80%).

Per questo motivo sono nate le etichette discografiche indipendenti, fondate in prevalenza dagli artisti  stessi . Ad ogni modo, con l’avvento di internet, molte etichette sono fallite a causa della musica piratata in streaming e, di conseguenza, poche persone continuavano ad acquistare i cd, perché potevano scaricare la musica gratuitamente su internet. Oggi sono rimaste solo tre case discografiche, chiamate le tre sorelle, che hanno poi inglobato tutte le etichette indipendenti. Mi riferisco a Sony, Universal e Warner.

Le case discografiche sono delle vere e proprie fabbriche di “musica”, delle catene di montaggio, che producono sempre lo stesso prodotto. Bisogna denunciare questo sfruttamento della musica a scopo commerciale e valorizzare gli artisti indipendenti. Per esempio, recentemente Kanye West ha annunciato sui suoi profili social che il prossimo album verrà distribuito solamente tramite copie fisiche (cd e vinili) ad un prezzo di circa 20$. Se Kanye vendesse anche solo un milione di copie (ha circa 20 milioni di follower su instagram) guadagnerebbe più soldi rispetto a Spotify (77 milioni di ascoltatori mensili).

Tutti questi fattori, ossia la mancanza di originalità e la visione capitalistica della musica, fanno sì che a controllare il mercato siano le case discografiche, e naturalmente, il loro desiderio principale è quello di arricchirsi sempre di più sfruttando ogni artista possibile. (Basta pensare alla recente vicenda di Sangiovanni)

Ci sono moltissimi altri problemi, di cui comunque è inutile scrivere in questo articolo, ma vi invito a riflettere. Per esempio molti artisti oggi fanno street rap. “Arrivo da quei palazzoni là”, “Comprerò una villa alla mamma”, “Ti punto il ferro”. (Per esempio Simba la Rue, Baby Gang, e tutti gli artisti trap del momento). Proprio perché la musica è vista come un mezzo per produrre fatturato, oggi dobbiamo ascoltare questi “artisti”, di cui alcuni non vivono nemmeno queste situazioni, ma ne parlano per moda. Purtroppo il fatto più sconcertante è constatare siamo noi che continuiamo ad ascoltarli.

se la musica di oggi vi piace è solamente grazie ai produttori, che sono persone che di musica ne sanno. Probabilmente se anche la musica più di nicchia facesse guadagnare tanti soldi quanto la trap e il pop, i produttori creerebbero musica di altri generi.

Gabriele M. 3C

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