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LA SINFONIA DI UN ARRIVEDERCI. LA COLONNA SONORA DEL RAGAZZO E L’AIRONE 

Un film in parte autobiografico, come “il ragazzo e l’airone” esprime sensazioni uniche, personali, legate all’anima di un individuo anch’esso unico:il maestro Hayao Miyazaki. Ogni elemento della pellicola ha questo scopo, partendo dalla colonna sonora…

Ormai è passato circa un mese da quando sono andato al Massaua Cityplex per vedere per la prima volta “Il ragazzo e l’airone” di Hayao Miyazaki. 

Nonostante ciò, è come se l’avessi visto ieri, o meglio, le sensazioni che provo sono ancora vivide come quel giorno. 

La pellicola è uscita il primo gennaio in tutte le sale dell’occidente dopo essere stato proiettato durante l’estate in Giappone,   ufficialmente permettendo a tutto il mondo di ammirare l’ultimo capolavoro del regista giapponese. 

Nei primi giorni dopo l’uscita nei cinema, il film è velocemente saltato in cima alle classifiche dei film più visti e con i maggiori incassi tra le pellicole d’animazione giapponese in Italia e in tutto il globo. 

La candidatura agli Oscar nella categoria di “miglior film d’animazione” la dice molto lunga su quanto impatto abbia avuto. 

“Il ragazzo e l’airone” è semplicemente un capolavoro, è la sintesi di ciò che il maestro dell’animazione giapponese Miyazaki ha portato avanti attentamente per tutti i suoi 83 anni di vita.  

Sono molti gli elementi che permettono a un film di avere un enorme impatto emotivo, ma nel caso de “Il ragazzo e l’airone” è difficile parlare di trama o regia perché occorre aver visto la pellicola per capirli perfettamente. Perciò mi limiterò a parlare di ciò che più ha colpito il mio cuore e il mio spirito sin dai primi minuti della pellicola: la colonna sonora. 

Naturalmente la maestria di Miyazaki come regista e racconta-storie è contenuta nel film stesso, ma sono stati la dedizione, l’amore, le connessioni tra anime affini presenti nella produzione dietro la colonna sonora e la sigla dei titoli di coda, a lasciare un impatto profondo durante la mia prima visione del film. 

Joe Hisaishi è un compositore e musicista ormai leggendario grazie a numerose collaborazioni con gli amici Takeshi Kitano e appunto, Hayao Miyazaki. 

È un rapporto ormai di lunga data, quello tra i due maestri giapponesi, che è iniziato con la colonna sonora del film d’animazione “Nausicaä della Valle del vento” ed ha continuato a rafforzarsi negli anni nei successivi capolavori di Miyazaki. 

Nel 2003 Hisaishi ha vinto il premio “Migliore colonna sonora in un film d’animazione” per il film “La città incantata” e la colonna sonora de “Il ragazzo e l’airone” è candidata ai Golden Globe 2024 come “Migliore colonna sonora originale”. 

Durante la visione del film, e riascoltandola in un secondo momento, ho potuto notare quanto la colonna sonora per “Il ragazzo e l’airone” sia pregna del sentimento di profonda amicizia tra i due maestri: è incredibile, davvero sorprendente, come si possa trovare in ogni traccia sia lo spirito di Miyazaki, la sua essenza, che è ciò su cui si basa il film, sia tutto l’amore che Hisaishi ha per il suo lavoro e per il suo legame con il regista giapponese. 

Il delicato pianoforte di Hisaishi, assieme a una moltitudine di potenti archi, compongono i trentasei brani della colonna sonora, rendendola di una potenza spaventosa, a tratti leggera e flebile, e a tratti spaventosa, malinconica e spesso mistica. 

Questo insieme di piccoli capolavori organicamente in relazione tra di essi, è senza dubbio un ascolto consigliato, più di molte colonne sonore di altri film. 

Le tracce sono molte, e tutte variegate, per questo analizzarle tutte sarebbe impossibile; preferisco raccontare la storia unica del brano che mi ha colpito di più: “Ask me why”.

Questo componimento viene riproposto ben tre volte all’interno dell’intera colonna sonora, ogni volta crescendo di intensità, aggiungendo un pezzetto alla volta, fino al climax finale. 

Ciò che mi ha colpito, e ciò che quasi sembra esplodere alla fine della terza traccia, è il sentimento puro che descrive, senza parole, un’amicizia di lunga data, in modo autobiografico, ma senza forzare nulla sull’ascoltatore. 

Di fatti io stesso ho pensato che fossero dei componimenti fantastici però mi sembrava mancasse qualcosa che me li potesse spiegare.

È stato allora che ho scoperto che “Ask me why”  non era altro che una melodia composta da Hisaishi per il compleanno di Miyazaki. Un regalo, per un amico, trasformato da quest’ultimo, evidentemente entusiasta, nel tema principale del nuovo film su cui stava lavorando. Miyazaki non ha deciso di tenere quella melodia per sé o usarla in un film qualunque, ma l’ha scelta per un progetto autobiografico. 

Sono convinto che non ci sia niente di più bello al mondo che un amico e questa storia non può che confermarlo. 

Ricordo ancora la sensazione che ho provato quando sono apparsi i titoli di coda del film e la gente nella sala ha iniziato ad alzarsi, incurante della canzone che accompagnava i nomi di chi aveva lavorato al film. 

Probabilmente quelle persone avevano deciso di alzarsi (come molti hanno fatto dopo la visione del film) perché erano insoddisfatti della trama che apparentemente non aveva un senso, oppure non avevano capito la bellezza che era sparsa per tutta la pellicola. 

Il sentimento che avevo provato in quella situazione era sì inizialmente di rabbia (dato che lo schermo era costantemente ostruito dalle teste che passavano davanti), ma a poco a poco si era tramutato in gioia per quello che stavo vivendo. 

La melodia che mi giunse alle orecchie era malinconica, ma allo stesso tempo gioiosa e leggera, così come tutto il film fino a quel momento. 

Il genere era sicuramente J-Pop, ma la canzone sembrava quasi tendere verso un’armonia più Folk, una melodia popolare, che univa tutto e tutti sotto le stesse note, perfetta per chiudere un film come “Il ragazzo e l’airone”.

Avevo anche riconosciuto la voce del cantante. Kenshi Yonezu, cantautore giapponese che già conoscevo sia per suoi lavori precedenti da cantante, ma anche per la sua storia come autore di canzoni in cui utilizzava il software Vocaloid “Gumi” al posto della sua voce. 

Questi due elementi, uniti sin dall’introduzione al brano, mi hanno trasportato in un mondo a parte, uno spazio che era pronto, con tranquillità, a spiegarmi il film, a farmi rilassare e chiacchierare di ciò che non avevo capito, senza fretta. 

Ho sentito fosse quello l’obiettivo della canzone. E ne ho avuto la certezza, dopo aver iniziato a leggere il testo che scorreva sullo schermo. 

Ogni parola, ogni frase, evocava Miyazaki. Accompagnate da quella melodia così forte, quelle erano parole ancora più agrodolci:  forse potevano non essere totalmente chiare, ma almeno sarebbero state comprese da chi, Miyazaki, lo conosceva, non per forza personalmente. 

Solo al momento della stesura di quest’ articolo ho scoperto il sentimento che realmente c’è dietro la canzone: Kenshi Yonezu stesso ha dichiarato di essere cresciuto con i film di Miyazaki. Soddisfatto del percorso che lo ha portato al punto da essere scelto per la collaborazione nel film dal maestro stesso, ma conscio di cosa ancora può raggiungere, il cantante giapponese ha voluto mostrare la sua gratitudine per quello che Hayao Miyazaki gli aveva dato, sotto forma di canzone. 

La colonna sonora di Joe Hisaishi e il brano Chikyūgi (“Spinning Globe”) di Kenshi Yonezu condividono lo stesso sentimento che ha animato i due artisti a lavorare al film: un amore per le opere di Miyazaki, ma anche per la sua persona, la sua vita, ciò che ha fatto e ciò che farà nei prossimi anni. 

Non può esserci dedica più sentita, per il film autobiografico di uno dei maestri di vita, non solo d’animazione, più grandi di sempre. 

Catturo il vento e inizio a correre, oltrepassando le macerie. Alla fine di questa strada, qualcuno mi sta aspettando.

 Sogno di una luce che brilla, come in un qualsiasi giorno della settimana. 

Aprire la porta in questo momento, come per rivelare segreti nascosti. La gioia di tenersi per mano, la sofferenza di perdere qualcuno. 

Non posso fare a meno di immaginare, come il mondo che gira.” 

“Spinning Globe”-Kenshi Yonezu. 

Lorenzo R. 5C 

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