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TROPPO “ACERBI” PER DIRE NO AL RAZZISMO?

Il calcio, nonostante cerchi di sensibilizzare, non sembra riuscire a porre finire al problema delle discriminazione razziali in campo.

Domenica 17 marzo allo stadio Meazza di Milano si è giocato  Inter-Napoli, un grande classico del calcio italiano, una partita sempre ricca di emozioni e di tensioni tra le due squadre, anche se questa volta si è probabilmente superato il limite.

In Italia, purtroppo, si è sempre parlato di razzismo e, soprattutto il campionato italiano, è stato più volte protagonista di episodi di discriminazioni soprattutto contro calciatori di colore, ma non solo; basti pensare agli ululati contro Maignan, portiere del Milan a Udine, o anche agli insulti contro Vlahovic, attaccante della Juventus, per la sua nazionalità serba, e tantissimi altri episodi avvenuti solo nel giro di quest’anno.

Questa volta la situazione è però diversa, il contesto è diverso. Mentre in tutti gli altri casi sono stati i tifosi a dare inizio agli insulti, gente ignorante, dalla quale si possono aspettare tali atteggiamenti, in questo caso l’offesa arriva direttamente dal campo; e quindi presentiamo i protagonisti della vicenda: Juan Jesus, difensore brasiliano, che ormai milita da un po’ di anni nel campionato italiano e in forza al Napoli, e Francesco Acerbi, difensore della nazionale italiana, con un passato nel campionato italiano con il Sassuolo e con la Lazio.

Succede tutto al 60° minuto: poco prima di un calcio d’angolo l’arbitro richiama i due giocatori e proprio in quel momento il difensore brasiliano si avvicina al direttore di gara per lamentarsi delle parole pronunciate dal difensore italiano, che sembrano esser state: “Via, via, sei solo un ne***”. Finita la partita sembra essersi tutto risolto con Juan Jesus, intervistato, che afferma che Acerbi si è reso conto di aver esagerato con le parole, ha chiesto scusa e che è giusto quelle vicende rimangano sul terreno di gioco.

Il tutto però si riaccende quando Acerbi, il giorno dopo l’accaduto, presenta una versione dei fatti totalmente in contrasto con le affermazioni del difensore del Napoli. Infatti, una volta allontanato dal ritiro della nazionale italiana proprio a causa di questo avvenimento, intervistato dai giornalisti, afferma di non aver pronunciato alcuna frase razzista e che, anzi, è altamente infastidito da questo tipo di discriminazioni. Per nulla tardiva è stata la risposta di Juan Jesus, il quale attraverso i social, ribadisce la frase detta dell’interista sul campo e aggiunge che si sarebbe scusato affermando che per lui “ne*** è un insulto come un altro”.

Si tratta di una battaglia che arriva fino in tribunale, dove, però, non si riesce a trovare la verità; quando tutti sono convinti che la sentenza sarebbe stata dieci giornate di squalifica per il difensore italiano, arriva esattamente il verdetto opposto: Acerbi viene assolto per mancanza di prove. Ed ecco che i media si scatenano. Commenti, insulti, minacce di morte, frasi di ogni tipo che hanno addirittura portato la moglie del difensore italiano a brindare ironicamente, tramite storie Instagram, verso tutti coloro che pensavano che suo marito fosse un razzista e che lo esprimevano forse non nel miglior modo.

Resta il fatto che i social sono un mondo libero, nei quali per quanto nel modo giusto o sbagliato, ognuno dice la propria. C’è chi è d’accordo con la decisione presa (in pochi, forse nessuno), e c’è chi la considera una vergogna e una dimostrazione di come ancora una volta il razzismo sia spesso un argomento che si prende troppo alla leggera. Con questo articolo nessuno vuole descrivere Acerbi come razzista o Juan Jesus come un bugiardo, ma rimane comunque l’idea che dalle prove, a noi giunte, che sono sicuramente meno rispetto a quelle prese in considerazione dai giudici, si potesse arrivare a una decisione ben diversa e che forse sarebbe servita da esempio a tutte quelle persone che credono che il razzismo non un problema reale.

Mattia T. 3I

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