Divertimento, lealtà, rispetto e correttezza: l’essenza del fair play ormai dimenticata.
Nel 1992, durante la conferenza di Rodi, grazie al Consiglio dell’Europa, costituito dai ministri dello sport, viene approvato il Codice Europeo di etica sportiva: il fair play, letteralmente “gioco corretto”; un concetto concepito inizialmente per le competizioni sportive ma esteso in seguito a diversi valori, quali l’amicizia, il rispetto del prossimo e lo spirito di gruppo che si adattano perfettamente alla vita quotidiana, forse anche più che allo sport.
Capita infatti troppo frequentemente di assistere a episodi di maleducazione, di violenza e in generale di atteggiamenti irrispettosi e sleali che purtroppo non si limitano solo alle competizioni sportive. Con il passare degli anni i principi, i valori ma soprattutto il concetto stesso di fair play sono stati modificati e adattati ad una realtà che specialmente ai giorni nostri si è fatta sempre più competitiva e aggressiva. In base alla mia esperienza personale, è stato impossibile non notare l’evidente e profondo cambiamento che nel mio caso ha coinvolto il mondo della pallavolo in generale. Da giocatrice e occasionalmente spettatrice sono rimasta sorpresa da come ormai sia in campo sia sugli spalti sia difficile e sempre più raro mantenere un clima di rispetto e correttezza. Quando si è bambini e si inizia a praticare uno sport, i primi insegnamenti trasmessi dagli allenatori, oltre alle regole, ai movimenti e alla tecnica, sono valori e comportamenti che dovrebbero valere per tutta la carriera di un atleta ma che spesso però vengono meno già dai primi anni di agonismo. Mi è capitato frequentemente di incontrare avversari che prima e dopo la partita non battono il cinque né stringono la mano, una consuetudine ormai diventata una regola che caratterizza una partita di pallavolo, oppure mi è capitato di vedere un’esultanza aggressiva e irrispettosa degli atleti ma soprattutto da parte del pubblico. Il fatto più sconcertante però è vedere come questi avvenimenti passino inosservati e rimangano impuniti, risultando quindi normali. Ci sono inoltre altri sport, di gran lunga più aggressivi, dove ormai passare alle mani sembra essere diventata una consuetudine, andando contro ai principi del fair play ma in particolare contravvenendo ai concetti banali di educazione e civiltà, non più cosi tanto banali che anche lo sport dovrebbe contribuire a trasmettere. Nel mio caso la pallavolo, ma in generale ogni tipo di attività sportiva, che coinvolge tantissimo i bambini e i ragazzi, devono avere prima di tutto un ruolo educativo, fornendo insegnamenti preziosi per la crescita personale dell’atleta sia da un punto di vista sportivo ma anche da un punto di vista sociale. Questo lato educativo si mostra in tutta la sua forza soltanto quando il fair play viene posto al centro dell’attenzione di tutti, praticanti e non, e solamente se non viene considerato un concetto marginale e astratto.
Rachele M. 2^A