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Teatro: ha ancora qualcosa da insegnarci?

Sofocle, Plauto, Terenzio, Goldoni, Shakespeare… tutti autori, letterati e importantissimi commediografi e drammaturghi del passato. Le loro opere sono sopravvissute a secoli e secoli di storia e sono giunte fino a noi, nel ventunesimo secolo. Ma serve davvero al giorno d’oggi leggere e studiare le loro opere, nonostante esse siano ambientate in un passato ormai remoto in cui la società era completamente diversa da quella odierna?

 

Prima di provare a rispondere a questa domanda andiamo ad analizzare le origini di questo particolare genere letterario. 

Il teatro nasce in Grecia e diventa un genere letterario vero e proprio già a partire dal V secolo a.C. Le informazioni più importanti che ci sono pervenute sulla nascita del teatro in Grecia provengono dal trattato del celebre filosofo ateniese Aristotele (384-322 a.C), intitolato “Poetica”. Secondo Aristotele, sia la tragedia che la commedia hanno avuto origine da delle feste religiose. In particolare la tragedia (dal greco tragoidía) sarebbe nata, secondo il filosofo, da un’evoluzione degli inni cantati in onore di Dionisio. Inoltre, un’altra possibile origine del genere è legata alle gare di recitazione che venivano messe in atto: le Grandi Dionisie, ovvero le feste in onore del dio che si tenevano ad Atene tra il decimo e il quattordicesimo giorno del mese di Elafebolione, nono mese dell’antico calendario attico, corrispondente al periodo compreso tra la seconda metà di marzo e la prima metà di aprile. Senz’altro simile è l’origine della commedia, termine dalla doppia etimologia che significa sia “Canto del villaggio” sia “Canto dell’allegria”. La commedia deriva, infatti, da delle cerimonie religiose che si svolgevano nei villaggi di campagna, con lo scopo di domandare agli dei la fecondità degli uomini e del bestiame e la fertilità della terra. Tuttavia, anche se l’ipotesi aristotelica fosse corretta, rimarrebbe comunque oscuro il passaggio tra questi riti alla commedia vera e propria.

 

Nella società greca, il teatro era visto come uno strumento educativo di primaria importanza per la comunità. La tragedia aveva il compito di “purificare” coloro che vi assistevano, attraverso i sentimenti di terrore e di pietà che essa suscitava. Svolgeva  così la funzione di educare gli spettatori e di insegnare loro la moralità. Per questo motivo, miti come quello di Medea, quello di Edipo e di Antigone presentavano vicende fortemente ricche di pathos, ovvero di sofferenza e di emozione. Inoltre, i personaggi principali di queste tragedie spesso avevano dei caratteri molto esagerati, così come le loro decisioni erano molto drastiche (basti pensare alla vicenda di Medea). Il ruolo della commedia, invece, era quello di portare gli spettatori al dibattito civile, mediante l’utilizzo della satira e della critica dei costumi sociali.

 

Ma, ritornando alla domanda posta precedentemente, che senso ha continuare a leggere queste opere, adesso che non sembrano avere più molta importanza nella nostra società? 

 

Vi stupireste sicuramente se sapeste quanto siano attuali i temi affrontati in queste opere, ormai appartenenti a un passato lontanissimo.

Basti pensare a Sofocle, un drammaturgo ateniese vissuto tra il 496 e il 406 a.C.  e considerato uno dei maggiori poeti tragici dell’antica Grecia. La sua tragedia “Antigone”, ad esempio, presenta dei temi che risultano essere ancora al giorno d’oggi attualissimi. Il fulcro della trama di questa tragedia è lo scontro tra la protagonista Antigone, che voleva seppellire il corpo del del fratello Polinice, considerato da tutti un traditore della patria, e suo zio Creonte che ne aveva vietato la sepoltura perché il giovane era morto proprio assediando la città di Tebe. Il tema principale dell’opera è, quindi, la necessità di scegliere tra la legge del cuore e la legge dello Stato, ovvero tra il diritto oggettivo e il diritto soggettivo. È straordinario come un’opera scritta nel V secolo a.C. possa essere ancora così attuale. Basti pensare a questioni tristemente molto attuali come quella dei migranti clandestini. É giusto che alcuni politici vogliano impedire a queste povere persone di sbarcare in Italia? È giusto che i migranti debbano morire a pochi metri dalla costa italiana perché molti sono incuranti delle loro vite? A dimostrazione di come quest’opera di Sofocle sia ancora attualissima, esistono diverse rivisitazioni dell’opera in chiave moderna. Ad esempio, è molto interessante l’interpretazione del celebre dramma a opera di Valeria Parella. In questa particolare versione della vicenda, viene brillantemente affrontato il tristissimo e molto discusso tema dell’eutanasia. Infatti, in questa rappresentazione, Polinice viene gravemente ferito in battaglia e viene tenuto in vita per molti anni da un respiratore. Allora, la sorella Antigone cercherà di battersi con lo zio Creonte per poter interrompere le cure e dare una degna sepoltura al fratello. Anche in questo caso, quindi, si pone il problema dell’inevitabile scontro tra diritto soggettivo e diritto oggettivo. In entrambe le versioni, l’opera si conclude con la tristissima morte di Antigone, di Creonte e del figlio Emone. 

Anche l’Edipo re di Sofocle risulta essere ancora molto attuale. Infatti, in questo caso, il tema principale è quello della cecità di Edipo che non accetta la verità neanche quando essa gli si pone davanti agli occhi. Tragico è anche l’epilogo di quest’opera che si conclude con Edipo che, dopo aver accettato la triste verità, si acceca, proprio come a voler sottolineare che l’unica colpa fosse quella di essere cieco davanti alla realtà dei fatti. Anche in questo caso, sono migliaia e migliaia le possibili attualizzazioni del dramma. Basti pensare a tutte le volte che qualcuno prova ad aiutarci criticandoci costruttivamente o dandoci dei consigli che noi non siamo in grado di accettare, almeno fino a quando il mondo non ci cade addosso.

Di minore importanza, ma comunque di un certo spessore, sono i temi trattati in alcune commedie latine come quelle di Plauto e Terenzio. Ad esempio, l’ Aulularia di Tito Maccio Plauto, commediografo romano vissuto a Roma tra il 255 e il 184 a.C. tratta del tema dell’avarizia. Infatti, la vicenda narra di come il protagonista, il vecchio Euclione, ritrovi, grazie al suo spirito familiare, una pentola piena d’oro appartenuta ad un suo avo. L’idea che qualcuno possa rubare il suo tesoro sconvolge la mente di Euclione portandolo quasi alla pazzia. Ricorda quasi “Gollum” de “Il Signore degli anelli” di Tolkien! Purtroppo, anche in questo caso, il tema principale è ancora un tema attualissimo. Occorre comunque precisare che questa commedia plautina risulti essere comunque molto diversa dalle tragedie di Sofocle. Infatti, lo scopo della commedia latina, e soprattutto di quelle di Plauto, era principalmente quello di suscitare l’ilarità del pubblico. Invece l’ Hecyra di Terenzio, letteralmente la “suocera”, è una commedia ben diversa da quella di Plauto. Infatti, il tema principale di quest’opera è la lotta contro i pregiudizi. E, al contrario dell’Aulularia, è molto più finalizzata a far riflettere lo spettatore sui temi principali e sulla particolare psiche dei personaggi. Ad ogni modo, i temi trattati in queste commedie risultano essere entrambi attualissimi. 

Ovviamente, anche le opere del famosissimo drammaturgo e poeta britannico William Shakespeare affrontano temi molto importanti. Per esempio, nel Macbeth viene raccontata la storia del generale e thane scozzese Macbeth che, dopo aver ascoltato la profezia di tre streghe, secondo la quale sarebbe stato re di Scozia, inizia a fare di tutto perché essa si avveri, arrivando addirittura ad uccidere brutalmente diversi uomini e a provocare una guerra. In questo caso, la colpa di Macbeth è la sua eccessiva ambizione e la sua fiducia totale nei confronti delle tre infide streghe. Infatti, ciò lo porterà ad una terribile morte. Anche in questo caso, lo scopo dell’opera è quello di insegnare agli spettatori una morale. Shakespeare cerca, quindi, di impressionare il pubblico con figure molto particolari in grado di incutere terrore, come le streghe e gli spettri, o di suscitare pietà, come Lady Macbeth. Per quanto riguarda le tematiche trattate, personalmente mi fanno riflettere su tutte le volte in cui mi imprigiono in una gabbia fatta di ambizioni troppo elevate per me.

 

Quindi, per concludere, è importantissimo continuare a leggere queste opere poiché esse ci permettono di ragionare su temi tristemente ancora molto attuali. Inoltre, non dobbiamo mai dimenticare che queste opere fanno parte del nostro retaggio culturale e della nostra storia. 

 

Per cui, studenti e studentesse del Catta, vi consiglio di continuare a leggere queste opere teatrali. C’è molto da imparare!

 

Maria Vittoria V. 2F

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