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“IL BUIO OLTRE LA SIEPE” DI HARPER LEE

Il racconto della segregazione razziale negli Stati Uniti d’America visto attraverso gli occhi innocenti di una bambina

Il buio oltre la siepe di Harper Lee, vincitrice del Premio Pulitzer nel 1961, è certamente uno dei romanzi americani di attualità più celebri ed influenti di sempre. 

Il romanzo ambientato nella sonnolenta cittadina di Maycomb in Alabama tra il 1933 e il 1935, durante il periodo della grande depressione, racconta gli episodi della vita quotidiana di Scout, una bambina di 6 anni (alla fine delle vicenda narrata avrà 9 anni) orfana di madre e cresciuta dal padre, il celebre avvocato Atticus Finch, insieme al fratello più grande Jem e alla cuoca afroamericana Calpurnia. Nel corso del libro l’autrice, Harper Lee, dipinge un perfetto quadro della vita quotidiana nell’Alabama degli anni trenta, ancora caratterizzato da un’evidente discriminazione nei confronti degli afroamericani, considerati dai cittadini di gran lunga inferiori ai bianchi. Ed è proprio intorno al tema della segregazione razziale che ruota l’ episodio centrale del romanzo. La vita di Scout e del fratello Jem inizia, infatti, a complicarsi notevolmente quando il padre accetta l’incarico di difendere Tom Robinson, un afroamericano accusato ingiustamente e senza alcuna prova di aver violentato una ragazza bianca. Da quel momento in poi, Atticus viene fortemente criticato e addirittura minacciato dagli abitanti di Maycomb e Scout e Jem devono sopportare diversi episodi di bullismo da parte dei loro coetanei. Ma niente potrebbe mai convincere Atticus a rifiutare il caso. Perché, come spiega al fratello John, come potrebbe mai guardare i suoi figli in faccia e pretendere di insegnare loro qualcosa dopo aver rinunciato alla difesa di un uomo ingiustamente accusato soltanto per paura di ritorsioni? Ed è proprio per questo motivo che Atticus arriva anche a mettere a rischio la sua incolumità pur di difendere il suo cliente: per insegnare ai suoi figli che la legge è uguale per tutti, a prescindere dal colore della pelle, e che tutti noi dovremmo avere gli stessi diritti, come dichiara nel corso della sua arringa finale dicendo: 

C’è una cosa, in questo paese, per la quale tutti gli uomini sono stati creati uguali: c’è un’istituzione creata dagli uomini per la quale un poveraccio è uguale ad un Rockefeller, uno stupido ad un Einstein e un ignorante ad un rettore universitario. Questa istituzione, signori, è il Tribunale.”

E il discorso pronunciato da Atticus rappresenta certamente un piccolo passo verso l’uguaglianza, nonostante l’esito inaspettato del processo. La mentalità di molti cittadini comincia, infatti, a cambiare. E gli stessi Scout e Jem smettono di vergognarsi del padre e diventano fieri di essere suoi figli. Ovviamente, questo è solamente l’inizio di un lento processo che porterà alla piena accettazione dei diritti della comunità afroamericana, avvenuta soltanto decenni più tardi. 

Il buio oltre la siepe è un romanzo di attualità, di denuncia sociale, ma anche di formazione. Nel corso delle vicende narrate possiamo, infatti, assistere alla crescita e maturazione di Scout, che alla fine del romanzo ha acquisito una quasi totale consapevolezza del mondo che la circonda, con tutte le sue ingiustizie e contraddizioni. Inoltre, ritengo che Il buio oltre la siepe possa essere considerato molto innovativo per il suo tempo. Infatti, il romanzo è stato pubblicato nel 1960, soltanto 5 anni dopo il rifiuto di Rosa Parks di cedere il suo posto in autobus ad un bianco. 

Un altro tema affrontato dall’autrice è quello dell’emancipazione femminile. Nel corso della vicenda narrata, infatti, la zia Alexandra e le sue pettegole amiche cercano in ogni modo di far sì che Scout si comporti come una vera signorina, criticando il suo carattere da “maschiaccio”. Ma il padre Atticus non si lascia mai influenzare dalla sorella, permettendo alla figlia di non conformarsi ad un ideale femminile “preconfezionato”. Molto interessante è anche il titolo originale del romanzo: “To kill a mockingbird” (uccidere un tordo beffeggiatore). Questo titolo si riferisce sicuramente a quando Atticus spiega ai figli che non si deve mai uccidere un tordo beffeggiatore, poiché questi uccelli non fanno male a nessun altro essere vivente e ci allietano con il loro canto. Tuttavia, Scout e Jem scopriranno che questa regola non viene rispettata dagli uomini e che tante persone innocenti, come Tom Robinson, vengono accusate e fatte soffrire ingiustamente. Il titolo originale è, quindi, un riferimento allo sfruttamento e alla condanna di persone innocenti da parte dei cittadini di Maycomb. 

In conclusione, consiglio a tutti voi studenti del Cattaneo di leggere Il buio oltre la siepe. Questo romanzo tratta, infatti, del tema della segregazione razziale analizzandolo dal punto di vista di una bambina innocente, priva di alcun pregiudizio, evidenziando, quindi, tutte le ingiustizie e discriminazioni a cui gli abitanti di Maycomb erano ormai abituati. Con Il buio oltre la siepe Harper Lee ci ricorda che siamo tutti uguali, in quanto esseri umani.         

Maria Vittoria V. 3F

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