“Soledad” di Maurizio De Giovanni
Napoli, 1939: ultimo Natale di pace.
Nell’atmosfera di festa che è molto sentita dal popolo napoletano, desideroso di rinnovare in allegria le sue tradizioni, assistiamo al compiersi di due fatti delittuosi diversi: l’uccisione di una donna bella, libera, desiderosa di vivere e l’aggressione brutale di un “femminiello” ridotto in fin di vita. Spetta al commissario Ricciardi e al brigadiere Maione scoprire chi siano i colpevoli, cercandoli in ambienti socialmente diversi, ma ugualmente permeati dalla solitudine di chi o si sente o è diverso.
Si coglie nel romanzo l’atmosfera sospesa e l’angoscia di un momento storico, quello del fascismo, che sta evolvendo verso l’abisso della guerra e delle persecuzioni contro gli ebrei con la tracotanza di un sistema che tutto giustifica nel nome del partito. Risaltano l’umanità e l’amore per la famiglia che caratterizzano il brigadiere Maione che riesce a strappare il figlio ad un gruppo di squadristi fascisti, responsabili del pestaggio attuato nei confronti del ragazzo.
Anche il solitario e tormentato commissario Ricciardi dovrà compiere delle scelte di vita allontanando da sé la famiglia della moglie defunta poiché di origine ebrea e ad essa affiderà l’adorata figlia per salvarla da una Napoli sempre piena di insidie.
Il romanzo è ricco di spunti di riflessione, le soluzioni agli enigmi non sono mai banali, i personaggi sono complessi, ma molto ben tratteggiati, gli ambienti sono vari e intriganti. La lettura è interessante e mantiene viva la partecipazione del lettore sia nell’attesa della soluzione delle indagini, sia nel coinvolgimento emotivo verso le storie personali dei protagonisti che presentano, pur nella loro complessità, personalità comprensibili e spesso vicine a chi legge.
Alessandra P., 2A