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FERITE MAL RIMARGINATE-LA CASA EP.3

CONNOR 

Quella mattina non era certo cominciata nel migliore dei modi. Era entrato in polizia da pochissimo e già un uomo era morto, e ovviamente il caso era stato assegnato al commissario Stephen Brenner che, date le rapide circostanze in cui si era svolto tutto, lo aveva subito scelto come collaboratore. Un attimo prima erano in un bar pittoresco, mentre ora si trovava di fronte alla casa dove era stato assassinato un uomo. 

“La vedo pallido, Connor, si sente bene?” 

 “A dire il vero sono alquanto preoccupato commissario, questo è il mio primo caso e ho forti dubbi sulla mia utilità.” 

“Il fallimento è l’origine del successo.” 

Poi si diresse deciso verso la porta lasciando quella frase sospesa nell’aria. Seguì il commissario che entrò senza alcuna esitazione nella prima camera a destra. Un odore di decomposto e di morte aleggiava nella stanza. La scientifica non aveva né rimosso né spostato il corpo, ma solo prelevato un campione di pelle per sottoporlo ad alcuni test chimici.  Il cadavere era supino, e si poteva distinguere sulla camicia bianca una macchia rossa all’altezza del cuore, una ferita da arma da fuoco. Attorno, un lago di sangue ormai secco. 

“Qual è la causa della morte – chiese secco il commissario– e quando è avvenuta?” 

La prima domanda mi sembrava alquanto scontata, era stata palesemente un’arma da fuoco, ma quanto alla seconda non trovavo indizi da cui si potesse dedurre una qualche datazione.  

“Un colpo di pistola da distanza molto ravvicinata, sparato circa quarantasei ore fa.” 

Mi voltai di scatto, sulla soglia della stanza da letto c’era un signore sulla sessantina con indosso uno smoking blu scuro alquanto elegante, capelli bianchi tirati verso destra, un naso adunco e due occhi verdi ricchi di interesse e tristezza allo stesso tempo, il volto solcato da rughe che si intersecavano come a formare una specie di sorriso.  

“Caro Charlie – il volto del commissario si illuminò – ti trovo assai bene, hanno spedito anche te in questa topaia?” 

“Purtroppo sì caro , ormai i casi più rognosi vengono affibbiati a noi anziani. Vorrà dire che sarà questo l’ultimo caso insieme prima della pensione e non posso che esserne felice!” esclamò con euforia l’uomo. 

Mentre i due parlavano animatamente, cercai di individuare qualche possibile indizio osservando il più minuziosamente possibile ogni dettaglio. Sulle pareti della camera da letto erano presenti tracce di muffa, c’era poi uno scaffale con qualche libro e con sopra un televisore da 42 pollici di fronte a cui era posto un letto con un piccolo mobile ed una lampada. Notai una strana abrasione sul parquet vicino alla vittima, quasi come se qualcuno ci avesse sfregato sopra qualcosa, ma per il resto nulla di strano. Avevo però la sensazione che mi stesse sfuggendo qualcosa, un dettaglio che non riuscivo a mettere a fuoco nella mia mente. Ma le mie riflessioni furono immediatamente interrotte quando il commissario mi  chiamò. 

“E questo ragazzo è il mio collega Connor che si occuperà con noi dell’indagine. Mentre tu fai le tue analisi noi diamo un occhiata alla casa e al piano superiore.” 

Tornammo nel salotto dove, aprendo una botola posta sul soffitto e assolutamente mal celata, si aveva accesso al piano superiore composto da un enorme stanza con funzione di soffitta. Salimmo frettolosamente la scala scricchiolante e arrugginita, tanto che quando arrivai in cima notai che le mie mani erano sporche di grasso. 

“Sembra che qui sia passato un tornado” sentenziò scherzosamente il commissario una volta arrivato in cima. 

Non potei non sorridere a quell’affermazione, il commissario aveva descritto  con tutta semplicità ciò che si parava davanti ai nostri occhi. Uno strato di polvere spesso un dito ricopriva il pavimento e molte finestre erano sporche e opache,  tanto che la luce che filtrava era come offuscata. Una finestra era in frantumi, e doveva essere in quelle condizioni ormai da mesi, vi erano infatti tracce di umidità e alcune foglie si erano accumulate in prossimità della stessa, segno palese che la vittima non si occupasse molto dello stato dell’abitazione che era stata esposta con noncuranza  alle intemperie. Il centro della stanza era ingombro da ciarpame d’ogni sorta. Mi mossi con attenzione tra gli scatoloni stipati sul pavimento in modo disordinato. Alcuni erano aperti, altri semplicemente spostati, altri ancora squarciati con il contenuto che era venuto a versarsi confusamente sul pavimento.   

Mentre avanzavo in quella massa di oggetti, improvvisamente inciampai andando a cadere su alcune scatole con alcune pile consistenti di fogli e documenti che attutirono la mia maldestra caduta. Fortunatamente non c’era traccia di polvere se non sul pavimento, il che mi impedì di imbrattarmi inutilmente i vestiti. Probabilmente qualcuno aveva aperto quegli scatoloni di recente, altrimenti anche il loro contenuto avrebbe dovuto essere sporco di polvere. Eppure non quadrava, chi mai poteva… 

“Bene, direi che qui non abbiamo più nulla da vedere” disse il commissario “Torniamo in centrale, dobbiamo raccogliere alcune informazioni sulla vittima” 

(la storia continua…) 

Emanuele F. 2A

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