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DANTE ERA DI DESTRA

No, questa non è mia, ma del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che, in un’ intervista durante l’evento di Fratelli d’Italia tenutosi a Milano lo scorso 14 gennaio, si lancia in quest’ardita iperbole, subito sbiadita dalla chiosa finale “Dobbiamo liberare la cultura che è tale solo se è libera, se è aperta, se è confronto, se è dialettica”. 

 

Gennaro Sangiuliano, 60enne, di Napoli, ex direttore del TG2 ed ex vicedirettore del TG1, non ha alcuna esperienza politica precedente all’incarico assegnatogli il 22 ottobre 2022. Non è però la prima volta che sentiamo si sente parlare di lui. Pur non essendo un membro di spicco dell’ esecutivo, infatti,  Sangiuliano entra a gamba tesa nella scena politica italiana in soli due mesi, forse, direbbero alcuni, facendosi notare per alcune dichiarazioni che un politico esperto non si lascerebbe andare o forse, come sosterrebbero altri, già perfettamente al passo con tutti i protagonisti, da Meloni a Letta, da Salvini a Conte, da Renzi a La Russa, per i quali si potrebbe scrivere un libro per tutte le massime che hanno regalato nel 2022. E qualcuno potrebbe quindi chiedersi: “la gente che ci governa è una massa di sprovveduti?” 

 

Il Ministro, in quasi 3 mesi, riesce a far parlare di sé più di quanto non abbiano fatto altri membri ben più noti del Governo. E per che cosa, per provvedimenti notevoli, per dichiarazioni ben accolte da tutto il mondo politico, per idee illuminanti? 

 

Il 7 novembre il Ministro rilascia un’intervista per Il Giornale in cui sostiene che la Rai abbia finora finanziato solo contenuti televisivi “di sinistra” e in cui si propone di chiedere alla televisione pubblica di promuovere fiction sulle vite di Indro Montanelli e di Oriana Fallaci, famosissimi giornalisti italiani ormai scomparsi da diversi anni ed entrambi, detta in soldoni, più vicini al pensiero della Destra. Lapsus del prode Sangiuliano: una miniserie intitolata “L’Oriana” è già presente su Raiplay dal lontano 2015. Sempre nella stessa intervista, sognante, il ministro si augura che chiunque possa sentirsi libero di girare un film su Pirandello o su D’Annunzio. Una sentenza: giusto il 27 ottobre, esce nelle sale un film intitolato “La stranezza”. Protagonista: Luigi Pirandello. Film campione d’incassi del 2022. 

 

Il 16 novembre, appena nove giorni dopo la prima, l’inquilino di Collegio Romano spara la seconda gaffe. Sul suo profilo ufficiale Twitter pubblica un articolo del Corriere di Bologna all’interno del quale si esprime in merito alla situazione della villa di Giuseppe Verdi. E curiosamente, tra le risposte al tweet, ce n’è una firmata Gennaro Sangiuliano (profilo ufficiale), poi prontamente cancellata, che recita: “Condivido le sue parole”. Nient’altro da precisare, nessun’altra interpretazione: il Ministro fa i complimenti al Ministro, cioè a se stesso, per quello che il Ministro, ovvero sempre lui, ha dichiarato.

 

E il 29 dicembre, arriva la terza: “Usare parole straniere è snobismo radical chic”. Niente, non si ricordava che radical chic fosse un’espressione inglese. 

 

Di certo un uomo simile mai potrebbe ritrattare le sue affermazioni su Dante, fiero di se stesso a tal punto da mettersi la medaglia al collo da solo. Ma ora basta con le battute.

 

Entrando nel merito, sarebbe in effetti interessante cercare di capire se davvero Dante Alighieri sia stato di Destra ma soprattutto, oltreché quella di padre della lingua italiana, sia possibile attribuirgli l’etichetta di padre della Destra italiana. 

 

Del Sommo Poeta si conosce di per certo la forza con cui ribadiva la necessità della divisione tra il potere spirituale e quello temporale, dimodoché il primo potesse condurre le anime alla salvezza eterna, mentre il secondo regalasse agli uomini in vita la felicità terrena. Insomma, una visione laica e dunque innovatrice, pensando al Trecento. 

 

Serve inoltre ricordare Alighieri come un esponente dei Guelfi bianchi, coloro che combatterono contro i neri per l’egemonia della città di Firenze. Dall’orientamento politico della fazione bianca spunta qualche elemento in più: Dante era parte di un gruppo politico che rappresentava le forze popolari, tra cui mercanti e finanzieri, e perseguivano convintamente l’indipendenza politica dei comuni dal Papa, rifiutando così qualunque ingerenza del potere spirituale nella sfera temporale.

 

Per finire, punto cardine della sua visione della società è anche la critica che Dante muove verso la classe dirigente durante gran parte della sua vita. Il poeta fu infatti spettatore di una politica gestita da uomini avidi di potere, influenzati da un conflitto di interessi, che vedevano nei dissidi e nei contrasti cittadini un mezzo per accrescere la propria autorità. Corrotta e simoniaca era invece la Chiesa: i simoniaci, ovvero coloro che compravano o vendevano cariche ecclesiastiche, erano collocati nella terza bolgia dell’ottavo cerchio (per chi non ha ancora studiato la Commedia, o per chi non se la ricorda perché durante la DAD nessuno ascoltava le lezioni: approssimativamente abbastanza in basso, ma non al fondo dell’Inferno). Scriveva, inoltre, attaccando il clero, nel XVII Canto del Paradiso, al verso 51: “là dove Cristo tutto dì si merca”, cioè dove per tutto il giorno, invece di predicare, si fa mercato della religione. 

 

Ognuno qui tragga le proprie conclusioni. Chi sicuramente ha già tratto le proprie è Angelo Bonelli, di Alleanza Verdi e Sinistra che, rispondendo a Sangiuliano scrive in una nota: “[…] Basterebbe il fatto che Dante stava con i Guelfi bianchi e chi lo ha esiliato sono i neri: ogni altra considerazione è superflua. Per questo il Ministro della Cultura fa riferimenti culturali sbagliati, perché dovrebbe sapere che Dante nel 1302 fu costretto all’esilio proprio perché militava nei guelfi Bianchi e voleva uno stato laico, attaccava duramente il trasformismo della politica e auspicó la funzione regolatrice del diritto e la socialità dell’uomo […]”. 

 

Il filosofo Massimo Cacciari, invece, intervistato da la Repubblica, sentenzia: “Dante è un rivoluzionario, un eretico, un uomo contro tutti. […] Può essere di Destra tutto questo? Può essere di Destra il fatto che un intellettuale all’inizio del XIV secolo scriva un libro come il Convivio in volgare perché la quintessenza di una filosofia possa essere compresa anche da chi non sa il latino? […]” 

 

Insieme a Bonelli e a Cacciari, diversi altri esponenti e intellettuali rossi, tra cui Calenda, Manzi, Augias e Canfora, hanno accettato la sfida dell’inquilino del Collegio Romano impegnandosi a ripristinare la figura neutrale di Dante, o a “sinistrizzarla”, cadendo così, come Sangiuliano, nel trappolone.

 

Proprio in questo tirare la fune, però, sorge il problema: come fa un intellettuale militante nella politica di circa sette secoli ad essere vicino alle ideologie di oggi, sia di Destra sia di Sinistra? E’ semplice: non fa. Non può. Dante non era né di Destra né di Sinistra perché questa stessa idea di bipartizione del pensiero politico nacque durante i caldissimi ed epocali giorni della Rivoluzione Francese, nel 1789. All’epoca di Dante non esistevano ideologie politiche polarizzate e dunque non esistevano partiti. Dei grandi dell’antichità e dell’era medievale si può dunque studiare e apprezzare per la loro importanza e per la loro complessità il pensiero e gli scritti e, tutt’al più, evidenziare quali idee dell’epoca abbiano fatto da precorritrici alle idee moderne, ma non possono e non devono essere minimizzati giocando a “Tizio era di destra o di sinistra?” 

 

La politica di così tanti secoli fa era troppo diversa dalla nostra. Pensare, ad esempio, a quanto contraddittorio risulterebbe la filosofia di Platone ai giorni d’oggi: sosteneva da una parte l’abolizione della proprietà privata, ma dall’altra sognava una stirpe di àristoi, i migliori, ovvero i filosofi, da sola al comando, impedendo così a individui di più basso rango di scalare la classe sociale e sognando, così, una società elitaria e antidemocratica. 

 

Per concludere: Platone, Aristotele, Socrate, Cesare, Tommaso d’Aquino sono i padri fondatori del pensiero cristiano-occidentale, ma non fondano né la Destra, nè la Sinistra. Poeti come Dante o drammaturghi come Shakespeare trattano temi universali, come l’amore e la religione, e l’amore e la religione non possono essere politicizzati. Insieme, artisti, scrittori, filosofi, oratori e teologi europei plasmano la cultura del nostro continente, e per la loro grandezza, per ciò in cui credevano, e per il testamento che ci lasciano, non devono essere rivendicati da nessuno. Ed è proprio la loro complessità a doverci invitare alla complessità del ragionamento, per non fermarci di fronte all’apparenza delle cose, per non ridurci a slogan e frasi fatte e per non mettere freni alla propria curiosità e alla propria voglia di conoscere. Giusto da Aristotele derivò la sentenza della filosofia scolastica: “in medio stat virtus”, la virtù sta nel mezzo. A me, a voi tutti, a Cacciari, a Bonelli e a Sangiuliano: scavate sempre al fondo delle cose. Grazie. 

                       

                                                                                                               Lorenzo Acuto, 5 I

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