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A VOLTE RITORNANO

È freschissima la notizia dell’arresto dell’ultimo boss stragista di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, avvenuto questa mattina, 16 Gennaio 2023.

Di colpo la mafia torna ad essere attuale.

Di colpo ci si rende conto che quello mafioso non è un fenomeno concluso e scomparso.

Di colpo si torna ad intervistare le persone che lottano tutti i giorni contro la mafia, obbligandole a peregrinare tra tutte le trasmissioni televisive per dire cose che andrebbero ripetute tutti i giorni e non solo quando viene arrestato un mafioso, vale a dire che la mafia va combattuta e sconfitta perché è una piaga della nostra società.

Va ovviamente riconosciuto che siamo di fronte ad un arresto eccellente, la cui importanza e risonanza è direttamente paragonabile a quella degli arresti di Totò Riina nel 1993 e di Bernardo Provenzano nel 2006, i due uomini al comando di Cosa Nostra durante il periodo stragista in cui morirono 21 persone innocenti e ne restarono ferite 117.

Messina Denaro, infatti, era latitante dal 1993 e di lui non si sapeva più praticamente nulla, tanto da essere considerato quasi un fantasma. Figlio di Francesco Messina Denaro, morto latitante nel 1998, u siccu -questo il suo soprannome- era stato condannato all’ergastolo per essere stato uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via d’Amelio ed è considerato ancora oggi l’erede di Riina e Provenzano a capo di Cosa Nostra, una sorta di capo dei capi.

Dopo l’iniziale stupore per l’annuncio, mi sono però venute in mente alcune riflessioni che voglio condividere con voi qui di seguito, nel modo più sintetico possibile.

Inizio dicendo che ho trovato imbarazzante la reazione del mondo social: dopo i vari messaggi di congratulazioni di esponenti di tutte le forze politiche (FI e il Cavaliere ci hanno messo 4 ore, ma sono arrivati anche loro…), hanno iniziato a circolare i primi meme riguardanti la cattura. È vero che il mondo social è un mondo in cui spesso gli argomenti più spinosi vengono affrontati in questo modo, ma è altrettanto vero che c’è ben poco da ridere riguardo all’arresto di un uomo che è stato causa di morte. In un Paese come il nostro però, così poco informato e interessato al problema Mafia, credo che la reazione di molti non potesse che essere questa.

D’altronde siamo il Paese che definisce la trattativa Stato-Mafia una storiella.

Siamo il Paese in cui figli di morti di mafia si candidano in partiti che la Mafia la sostengono e la proteggono.

Siamo il Paese in cui chi scioglie nell’acido un bambino esce di galera perché ha collaborato. Cosa ha rivelato di utile, però nessuno lo sa.

Siamo il Paese in cui “la mafia si combatte!”, poi però si parla di abolizione dell’ergastolo ostativo.

Siamo il Paese in cui si conoscono meglio le vite e le “opere” dei mafiosi piuttosto che quelle dei giudici che combattono la mafia.

Siamo il Paese che ha preferito stare in silenzio piuttosto che gridare contro la Mafia.

Siamo il Paese in cui chi combatte la mafia subisce insulti e minacce non dai mafiosi, ma dai cittadini comuni (leggasi Saviano).

Siamo il Paese in cui i boss sanguinari vengono definiti “persone per bene”.

Personalmente trovo discutibili gli applausi delle persone fuori dalla clinica, così come il teatrino della conferenza stampa durante la quale sembrava che fosse un giorno di lutto… e un po’ in effetti lo era. Difatti se fino ad ora tutti hanno sempre considerato Messina Denaro  il capo della piramide di Cosa Nostra, ora si apre un vuoto: chi prenderà il suo posto? O meglio, chi l’ha già fatto? 

E dal momento che il boss si guarderà bene dal parlare negli interrogatori, eccoci davanti ad un enorme muro nero, esattamente uguale a quello con cui si interfacciò il giudice Falcone. Era il 1984 e all’epoca stava per pentirsi Tommaso Buscetta, che poi però prese un gessetto bianco e disegnò sul muro l’organigramma di Cosa Nostra. 

Oggi, nel 2023, di quella mafia non resta nulla. Ormai sono tutti in carcere, pentiti o morti. E all’orizzonte non sembra esserci nessun pentito eccellente in grado di fare quello che Buscetta fece quasi quaranta anni fa. Oggi per noi è finita una mafia di cui sappiamo tutto e ne è iniziata un’altra di cui non sappiamo nulla, che ha sfruttato questi trent’anni di ricerche alla cieca per riorganizzarsi e per tornare nell’ombra. 

Oggi per me lo Stato non ha vinto, sta solo nascondendo dietro al personaggio di Messina Denaro una sconfitta totale e su più fronti, non dovuta agli uomini per bene che la mafia l’hanno combattuta e la combattono (che oggi hanno arrestato il boss), ma ad alcuni uomini corrotti che si sono piegati alle richieste mafiose e hanno favorito la riorganizzazione di Cosa Nostra.

Da oggi, per qualche settimana (forse troppo, meglio per qualche giorno), si tornerà a parlare di mafia e a narrare fantomatiche vittorie per poi ritornare in un silenzio assordante in cui ci si ricorderà della mafia solo per commemorare qualcuno o per dare notizia della morte di qualche boss ancora in vita. Per il resto rimarranno pochi coraggiosi che continueranno a diffondere dei messaggi che saranno sempre più lontani e difficili da comprendere dalla gente comune. Allora la mafia non farà più paura perché ormai sarà dappertutto e sarà ormai impossibile vincere, con buona pace di uomini per bene che hanno dato la loro vita per provare a renderci liberi combattendola.

Oggi, 16/01/2023, non c’è da festeggiare.

Oggi Cosa Nostra ha dato scacco matto allo Stato. 

 

Lorenzo M. , 5I

 

 

Foto da Superprof.it

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