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Dalla Terra dei Fuochi all’Afghanistan il problema è uno: l’uomo

Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano -Terra dei Fuochi, Concetta Palazzetti, sindaco di Casale Monferrato, e Farhad Bitani, scrittore afgano e presidente dell’associazione italiana Afghanistan e Pakistan: questi gli ospiti che hanno chiuso la settimana di incontri sull’enciclica di Papa Francesco Laudato si’ (Torino, 3-8 ottobre).Persone così diverse per condizione e provenienza si sono rivelate unite dalla preoccupazione per la responsabilità individuale verso gli altri e l’ambiente.Il prete campano ha raccontato la situazione insostenibile che vivono le popolazioni della Terra dei fuochi: autocarri carichi di rifiuti industriali che provengono dal Nord e che scaricano in stabilimenti per il trattamento dei rifiuti tossici a pochi chilometri dai centri abitati. Una puzza insopportabile: gas tossici, malattia e morte sono i compagni di uomini, donne, vecchi e bambini del posto. Camorra? Non solo: industriali senza scrupoli si accordano con i camorristi per smaltire così certi rifiuti.

Ma l’inquinamento che uccide e la noncuranza degli imprenditori non mietono vittime solo al Sud: anche vicino a noi, a Casale Monferrato c’è gente che ancora muore per la polvere di amianto della fabbrica Eternit. Qui non si tratta di mafia, ma solo di guadagno e menefreghismo nei confronti della vita dei propri dipendenti. L’Eternit continua a uccidere a distanza di anni, per questo l’ex patron della società Stephen Schmidheiny è sotto processo con l’accusa di omicidio: i suoi operai lavoravano tutti i giorni in mezzo alla polvere di amianto senza protezioni. Poi tornavano a casa con le tute impolverate avvelenando anche i polmoni dei loro cari. Decisiva per la chiusura della fabbrica e l’inchiesta sulle responsabilità è stata la collaborazione tra cittadini e istituzioni locali.Altre vittime dell’avidità di singoli o gruppi sono coloro che ogni giorno finiscono ammazzati in Oriente. Il signor Bitani ha partecipato all’incontro proprio per documentare questo e raccontare la propria educazione come figlio di un generale mujaheddin. Ha raccontato come, mentre i guerrieri muoiono, si fanno esplodere, lapidano donne e massacrano “infedeli”, i capi si arricchiscono a dismisura, si accordano con gli altri Paesi, viaggiano per allontanarsi dalle zone calde e, nel caso la loro fazione sia sconfitta, chiedono e ottengono asilo politico e aiuti umanitari.  Unico messaggio di speranza: la presenza nel cuore umano di un “punto bianco” indistruttibile dall’oscurità del male e della morte; grazie a quello è riuscito a capire che siamo tutti uguali, senza distinzione di razza, religione o provenienza, siamo tutti esseri umani.Avidità, egoismo, sete di potere sono le piaghe che da sempre rovinano l’umanità e massacrano folle di innocenti. Sono quei principi che papa Francesco esorta ad abbandonare e il suo messaggio di fondo, paradossalmente, ha poco a che fare con Dio ma molto con l’uomo: non può continuare a vivere distruggendo i propri fratelli e la propria casa; tolto tutto ciò, non rimane nulla per cui valga la pena vivere.

Alessandro 4M

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