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Color Project: quattro pareti chiudono lo spazio ma aprono la mente

Un esperienza da imbianchini per dare un po’ di colore agli interni della scuola; gli studenti liberano la creatività.

Venerdì mattina centinaia di studenti del Liceo Cattaneo, nonostante il cielo scuro e nuvoloso, sono arrivati a scuola più allegri, sorridenti e meno assonnati del solito, pronti per una giornata un po’ diversa dal normale. Tute, grembiuli, rulli, secchi, stracci e pennelli alla mano: si comincia.
Poco dopo le otto è già partito, nell’entusiasmo generale, il secondo appuntamento del Color-project, il progetto organizzato in autogestione per la giornata “scuole pulite” promossa da Legambiente, che propone l’imbiancatura delle pareti interne delle aule in un paio di mattinate. La scuola, tramite i rappresentanti d’istituto, fornisce a ciascuna classe due latte di vernice bianca, qualche tubetto di colorante e un rotolo di carta per proteggere lavagne e finestre da eventuali schizzi di vernice. Il resto del lavoro è totalmente nelle mani dei ragazzi, liberi di trasformare le mute pareti bianche delle aule a loro piacimento. Ogni studente mette a disposizione dei compagni le sue abilità: i più forzuti spostano secchi, banchi e sedie; le ragazze, precise e pazienti, colorano quello che gli “artisti” della classe hanno precedentemente disegnato. E dopo sei ore di duro lavoro i risultati si vedono. Se in IV D un bello skylyne di Torino nero a sfondo giallo illude gli studenti di star facendo lezione sul Monte dei Cappuccini, in III E la scritta con le lettere greche alfa e beta precedute da an fa scappare un sorriso anche ai professori; in IV G una pioggia di colori da cui un adulto si ripara con l’ombrello è accolta a braccia aperte da un bambino e in III R la lavagna è diventata un enorme ciak e da un rullo che si srotola lungo le pareti partono fotogrammi di film come Into the wild o L’attimo fuggente. In  2D, inspirato a Bansky, il celebre graffittaro londinese, un simpatico panda accompagna la scritta “destroy racism, be like a panda. He is black. He is white. He is Asian” . E ancora citazioni dei grandi del tempo: “lasciate ogni speranza voi che entrate” (Dante) o “l’istruzione è l’arma migliore per cambiare il mondo” (Mandela). Insomma, la fantasia di certo non è mancata a questi ragazzi. A fine giornata, la scuola si dichiara soddisfatta di aver aderito al progetto, che si è rivelato un vero successo: dimostrazione  dell’esigenza di espressione, del bisogno di sganciarsi ogni tanto dalla monotonia per liberare la creatività e soprattutto della voglia di collaborare nella cura di un luogo che è prima di tutto nostro.

Letizia Aghemo

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