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Elezioni europee: un voto per il futuro

Domenica 25 Maggio, i cittadini italiani sono chiamati alle urne per eleggere i rappresentanti italiani al Parlamento europeo per la legislatura 2014-2019. Le sezioni elettorali saranno aperte dalle 7.00 alle 23.00 e ogni votante avrà la possibilità di esprimere tre preferenze (attenzione però, i candidati preferiti non possono essere tutti dello stesso sesso).
Una volta chiarito il dove e il come votare, rimane un problema di fondo: a chi dare il proprio voto? Esistono alcuni strumenti per orientarsi in questa scelta, e uno di questi è un test messo a disposizione dall’associazione Openpolis : in base alle risposte date a 25 domande su diversi temi (dall’economia all’ambiente) l’utente visualizzerà una “mappa – guida” che mostrerà le sue affinità con un determinato partito.
Nel caso in cui nemmeno il test riesca a risolvere la propria incertezza, è necessario informarsi e vedere nello specifico cosa propongono i partiti. Nel caos dell’ultima settimana di campagna elettorale, il panorama politico in Italia presenta diverse iniziative e proposte che devono essere ragionate e non sottovalutate. C’è chi sostiene un immediato abbandono dell’euro (considerato la causa principale di questa grave crisi) e chi, invece, consiglia di agire con prudenza e di non abbandonare la moneta unica.
La Banca svizzera UBS considera la proposta di tornare alla Lira un “disastro considerevolmente sottostimato” e sicuramente non la soluzione per far rinascere l’Ue. Ma non tutti la pensano così: è giusto ricordare che, tra i suggeritori dell’uscita italiana dall’euro, ci sono grandissime banche americane come Merril Lynch, per la quale l’addio alla moneta europea sarebbe solo un nostro vantaggio. Considerata la provenienza del consiglio, è facile immaginare che forse a guadagnarci sarebbero proprio lei e quei mercati “forti” di cui è protagonista.
Ritornare alla lira comporterebbe una sicura bancarotta, il rialzo dei tassi di interesse, di mutui e prestiti e di tutti i beni di consumo. Lo spread salirebbe alle stelle, nessuno investirebbe più nel nostro Paese.
Matteo Salvini e la “Lega Nord” sostengono invece che sia l’unica via di uscita da questa crisi. Perché non tornare al “Fiorino” oppure allo “Scudo”? Una volta impostata la conversione 1 ad 1 con l’euro ( così non ci sarebbero problemi neanche a fare i conti) la crisi si dissolverebbe da sola e quello che la nuova moneta varrà nei confronti delle altre monete lo deciderà il mercato. Ma questo non è un problema. I prodotti italiani diventeranno più convenienti per un cliente estero, e diventerà più appetibile produrre in Italia. Peccato forse che per l’Italia importare dall’estero diventerebbe una spesa non più sostenibile, senza contare le conseguenze già citate per il mercato interno.
Contrari al mantenimento dell’euro sono la Lega Nord e Fratelli d’Italia, mentre quasi tutti gli altri partiti sono favorevoli. Altro tema altamente discusso è l’abolizione del Fiscal Compact ( il trattato per il pareggio di bilancio) e del Fondo salva-stati ( ESM). Il movimento 5 stelle in particolare chiede l’annullamento del Fiscal Compact e in caso contrario propone un referendum per l’uscita dall’euro.
Nei siti internet dei vari partiti si possono trovare tutte le altre proposte per il futuro dell’Ue: dalle soluzioni più moderate degli schieramenti di centro a quelle dei cosiddetti “euroscettici”.
L’unico dato certo e assoluto di questi ultimi mesi e anni, è la crisi economica. Per risolverla e riuscire ad uscirne bisogna guardare al futuro, non certo al passato. È necessario investire sui giovani, sulla cultura e sulla ricerca. E forse questa grande impresa riuscirebbe meno complessa, se l’Europa fosse davvero unita.

Valeria Galetto

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