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ANIME SCALZE

Fabio Geda ha colpito ancora. E lo ha fatto con maestria e delicatezza, nonostante i temi trattati siano, se non nuovi, quantomeno particolari.

Il romanzo si apre in medias res con un’immagine vividissima: un quindicenne sul tetto di un capannone, con un bambino di sei anni, suo fratello, con in mano un fucile e le volanti sotto. I fatti risalgono a 4 anni prima, ma per poter spiegare le ragioni che l’hanno condotto lì, Ercole, il protagonista, deve riavvolgere la cassetta della sua vita.

La storia è ambientata tra Torino ed Erta. Ettore vive con il padre, Pietro, in borgata Cenisia e la sorella maggiore Asia. La madre si chiama Giulia Desio, ma non bisogna farsi ingannare dal cognome stilnoveggiante: di amore gentile (per i propri figli), ce n’è poco da parte sua, a causa della sua debolezza di spirito. È scappata di casa, lasciandoli soli.

Ercole cresce dunque con un padre inaffidabile e infantile, superficiale e inadeguato al ruolo che dovrebbe ricoprire. Asia tiene fin da piccola le redini della famiglia e insieme al fratello tentano di non finire nelle reti delle “persone di buon cuore”, ossia chi avrebbe potuto chiamare gli assistenti sociali.

In questo costante dramma di inversione dei ruoli, Viola è l’unico sprazzo di colore nella vita di Ercole. Una ragazza vista da lontano su un autobus, ad un chiosco davanti al Cimitero Monumentale. Ercole se ne innamora subito e i due cominciano a frequentarsi, anche se vivranno momenti di crisi.

L’equilibrio inizia a rompersi quando Asia decide di andare a vivere dal suo fidanzato. Ercole si sente tradito. Ma l’evento che dà inizio alla seconda parte del racconto è la scoperta delle cartoline della madre, che Asia aveva tenuto nascoste per anni. Giulia li invitava ad andare a trovarla, senza specificare però il luogo. Si intuiva però la zona da cui venivano inviate, perché era scritto sulle foto: Erta, Pinerolo, Val Chisone. Senza “spoilerarvi” troppo, vi dico solo che Ercole partirà per Erta con la sua bici. Lì Ercole scoprirà un pezzo della sua vita che non conosceva.

Il finale è tagliente: si torna sul tetto di quel capannone iniziale e in poche pagine Geda liquida tutto con grande abilità, senza lasciare quasi nulla in sospeso.

È Ettore a narrare. Lo stile è moderno, essenziale (non c’è punteggiatura per i dialoghi), chiaro e realista: non solo rispecchia la realtà, ma riesce ad interpretarla, senza però dare giudizi scontati. Ercole è schietto nel raccontare la sua vita; sa bene che non ha ricevuto la migliore delle educazioni e  nonostante ciò ha il coraggio di fare ciò che ritiene giusto. Coraggio nel senso di cor habeo, affrontare le avversità con il cuore: egli arriva sul capannone “usando la Forza”, per citare il testo (è un patito di Star Wars).

Anime Scalze è un libro piacevole, scorrevole, che riesce a trattare argomenti delicati con la semplicità di un ragazzo complesso.

Francesco, 3M

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