Il Carlo 4.0
Qualsiasi liceale medio che sappia di dover assistere alla messa in scena di una commedia scritta 2300 anni fa, il Miles Gloriosus, in una lingua che quotidianamente fa fatica a comprendere e ad interpretare e da un autore che definire antico sarebbe riduttivo, con ogni probabilità immaginerà il momento in cui dovrà affrontare un simile momento con inquietudine, pelle d’oca e strazio, mitigati solo dall’ appagante prospettiva di perdere una mattinata di lezioni a scuola.
La realtà talvolta dimostra che i pregiudizi non sempre sono giustificati e lo spettacolo al quale ho assistito il 13 ottobre al Teatro Erba di Torino, che ho appunto affrontato a priori con un certo scetticismo, mi ha sorpreso per la capacità dimostrata dagli sceneggiatori di coniugare la fedeltà al testo di Plauto con una modernità nel linguaggio ed una capacità di accattivarsi le simpatie degli spettatori e di mantenere vivo il loro interesse che hanno reso la commedia molto più dinamica e piacevole per un pubblico giovane.
La prima caratteristica inattesa è stata quella dell’ uso di una lingua che, pur rimanendo elegante e raffinata, prevedeva spesso l’ uso di espressioni dialettali per evidenziare la provenienza territoriale dei personaggi e riferimenti estemporanei al mondo odierno espressi con un tipico gergo giovanile, talmente decontestualizzati da risultare esilaranti.
Nel complesso si è trattato di un’esperienza piacevole. che mi sento di consigliare a tutti i lettori, che pure, purtroppo per loro, non possano godere della motivazione extra fornita dal contestuale balzo di una mattinata di lezioni scolastiche.
Pietro I. 3 I