Breaking News
Home / Cultura / “La ragazza sul divano”: un quadro di pennellate sofferte

“La ragazza sul divano”: un quadro di pennellate sofferte

Torino – Dal 5 al 24 marzo, il regista Valerio Binasco ha portato sul palco del Teatro Carignano “La ragazza sul divano” di Jon Fosse, scrittore e drammaturgo norvegese, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura del 2023.Al centro dell’operasta un dramma familiare che permette di dirigere lo sguardo su una parte della realtà spesso relegata agli “altri” e quindi mai osservata con il giusto peso. Un dramma in cui non esistono le parole “affetto” e “perdono” e nel quale questa mancanza conduce ad una fuga dal proprio passato o al rifugiarsi fra le quattro pareti di una stanza.

Tutto ha inizio da un quadro che dovrebbe ritrarre una Ragazza su un divano: una Donna non crede di avere le capacità adatte per dipingere il soggetto che si immagina, perché si tratta di sé stessa da giovane, una ragazza il cui dolore non si è estinto e permane ancora nel presente. È il dolore di un dramma familiare, che ha lasciato un vuoto che non può più essere colmato, se non in minima parte. Così la solitudine del passato diventa la compagna di un’intera vita e l’affetto altrui si rivela inutile, a tal punto da essere rifiutato. 

Figlia di un marinaio, la giovane Ragazza vive in una famiglia dove la comunicazione non esiste. Madre, Figlia e Sorella non sono in grado di comprendersi: la distanza che si è creata fra di loro è troppo grande per essere ignorata e nessuna delle tre ha la forza per perdonare e chiedere scusa. La Ragazza, infatti, rimane sul divano del suo salotto e attende il ritorno del Padre, sempre assente per lavoro. L’unico segno della sua presenza, almeno passata, sono le lettere che egli spedisce di rado dal luogo in cui si trova. Lei vorrebbe condividere tali lettere con la Madre, ma questa non crede all’amore del marito, pensa che la tradisca “ad ogni porto”; quindi le poche attenzioni che la Madre rivolge alla figlia diventano discussioni sulla fedeltà del Padre, che non trovano mai una fine, data l’incapacità di capirsi a vicenda. La Madre dimentica quasi di avere una famiglia, di essere sposata, presa com’è dalla relazione amorosa con il fratello del Padre, cioè lo Zio della protagonista. Colei che dovrebbe almeno tentare di mantenere unita la famiglia provoca la sua definitiva rottura con il tradimento. Oltre all’assenza del Padre non si rende conto che è anche lei ad essere assente come madre di due figlie e ciò non può che lasciare ferite nelle due adolescenti.

Anche i rapporti con la Sorella sono molto incrinati. La Ragazza disprezza il fatto che la Sorella sia una prostituta, ma prova anche curiosità verso quella vita a lei sconosciuta. Comunque la protagonista preferisce la solitudine alla Sorella, poiché questa ha rimosso ogni speranza di una certa unità familiare rivelando la relazione tra Madre e lo Zio. Quel sottilissimo spiraglio di speranza che si poteva intravedere nella richiesta della Sorella di seguirla viene così definitivamente oscurato dal rifiuto della Ragazza, che respinge ogni sguardo realistico per continuare a credere in un’illusione che rimarrà tale. Se la Sorella riesce così a continuare la sua vita in modo indipendente, la Ragazza rimane prigioniera dell’assenza di affetto da parte dei genitori e si rinchiude tra le pareti del suo salotto.

Quindi la protagonista è sola, rannicchiata sul divano di una casa che non è mai riuscita ad essere vera casa. E così invecchia. Si sposa, ma il marito evita ogni discussione sul passato della moglie, “troppo occupato” dal suo lavoro per confortarla. In questo modo la figura del marito si sovrappone quasi a quella assente del Padre. La Donna dipinge, ma non riesce a dare un senso a ciò che fa né alla sua intera vita; prova dolore, vuole restare sola, ma poi ha paura di non avere nessuno con lei. Forse è proprio per questo che rimane attaccata al passato, preoccupandosi della salute della Madre, nonostante le ferite che ella le ha provocato, e andando a trovare il Padre, da cui non riceve comunque il giusto affetto, dato che non si sono mai veramente conosciuti. 

“La ragazza sul divano” diventa un’opera simbolo di tutti i drammi familiari, che lasciano sempre dei segni indelebili nei cuori delle persone. Alcune volte questi segni permettono una maggiore consapevolezza del dolore e quindi portano ad evitare di far provare lo stesso dolore agli altri; ma in ogni caso la ferita lasciata è a volte talmente profonda da non permettere nessuna via di fuga. Così la Donna protagonista scompare dietro la tela di uno dei suoi quadri nascondendosi nel suo stesso dolore. E per un attimo anche lo spettatore, preso dalla commozione, scompare con lei per poi tornare a casa con una speranza: quella che un finale diverso sia sempre e comunque possibile. 

Martina G. 2^A

Leggi anche

L’eredità culturale di Agnelli

Torino, febbraio 2024. La Pinacoteca Agnelli, museo d’arte con sede nel complesso del Lingotto, viene …

Powered by themekiller.com anime4online.com animextoon.com apk4phone.com tengag.com moviekillers.com