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VIAGGIARE AL DI FUORI DEL TEMPO SI PUÒ?

Novembre 2022 porta una grande innovazione nel campo della scienza con la prima simulazione del wormhole, ma cos’è questo “buco di verme”?
Il wormhole, o ponte Einstein-Rosen, è una caratteristica relativista dello spazio-tempo espressa solo teoricamente, ossia un ipotetico ponte che collega due zone spazio-temporali (sviluppate in entrambe le dimensioni fondamentali interconnesse anche con quella gravitazionale) molto distanti tra loro. Tutto ciò ovviamente avviene solo in modo ipotetico, perchè l’unico elemento naturale che si avvicina di più a questo ponte è il buco nero, che è tuttora un grande interrogativo per la scienza moderna.
Un gruppo di scienziati, usufruendo del Sycamore quantum (un computer di google) è riuscito a simularlo con unità di misura minime, trasportando da una sistema di particelle entangeld (due particelle i cui stati sono strettamente intrecciati tra loro) all’altro dei quibit (unità quantistiche di informazioni minime) come se un qualsiasi corpo fisico viaggiasse da un buco nero all’altro. Tutto ciò non può avvenire nella realtà, salvo che si imponga l’esistenza della gravità quantistica, un intreccio tra relatività e fisica quantistica.
Ma cos’è il Sycamore quantum?
È un computer che, tramite la meccanica quantistica, raggiunge una potenza di calcolo superiore, non basata più sui bit, come i computer tradizionali, ma su i qubit che, a differenza della loro versione di base, possono sfruttare qualsiasi informazione ed assumere una qualunque combinazione binaria di uno e zero, velocizzando i calcoli.
In questo esperimento condotto a novembre, gli scienziati sono stati in grado di teorizzare un meccanismo quantistico per attraversare il wormhole, imponendo un’interazione diretta tra le due regioni spazio-tempo molto distanti tra loro e trasportando virtualmente un segnale, creando cioè una sorta di teletrasporto quantistico. Questa è la stessa tecnologia su cui è basata la fibra ottica.
Storytime
Il primo scienziato a teorizzare l’esistenza del wormhole fu Ludwing Flamm nel 1916. L’ipotesi relativa al ponte Einstein-Rosen corrisponde quindi all’attualizzazione di una teoria dell’Ottocento relativa all’esistenza di una quarta dimensione spaziale capace di accorciare le distanze e i tempi di viaggio. Successivamente, il matematico Hermann Weyl riuscì a trascrivere in maniera più scientifica ciò che aveva detto il suo predecessore. Tuttavia, secondo le conoscenze moderne (teoria delle stringhe), non ci sono solo quattro dimensioni, ma ce ne sono altre tre, oltre a quelle geometriche da tutti conosciute, che però si compattano in base a scale subatomiche e ciò ci impedisce di sfruttarle per dei viaggi nello spazio e nel tempo.
C. Nagit 3F

 

Immagine di Pixabay.

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