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UNA LETTERA PER BABBO NATALE

Torino, 14 dicembre 2022

Caro Babbo Natale,
come mio solito, nelle lettere che ti scrivo, antepongo alla lista dei desideri, un momento di filosofia. In questi giorni mi si è presentata l’occasione di riflettere sull’impegno civile e vorrei accennare con te una riflessione sull’argomento… sperando di non annoiarti troppo.
L’impegno civile significa dedicare energia e tempo per una causa comune, è un’azione da cui tutti possono trarre beneficio, qualcosa di utile. Pensiamo ai crocerossini che ci salvano la vita, ai volontari che ripuliscono i parchi, alla brava gente che durante la pandemia faceva la spesa per chi non poteva uscire. Senza chi si impegna per la collettività non sarebbe possibile una convivenza civile perché ognuno sarebbe indaffarato nel suo egoismo e quando si avrebbe bisogno di aiuto non ci sarebbe nessuno che potrebbe offrire sostegno. Eppure anche un’azione banale come aprire una finestra porta beneficio alla collettività, in questo caso ricambiando l’aria e diminuendo le probabilità di scambiarsi bacilli a vicenda; quindi l’impegno civile è una qualsiasi azione che porta beneficio alla società? Ma se chi apre la finestra ha intenzioni egoistiche cioè per capriccio o pensando esclusivamente a un vantaggio personale, l’impegno civile si potrebbe ancora definire tale? Conta il fine o l’intenzione? Queste domande le lascio volontariamente aperte, così che tu Babbo possa rispondere. Ora consideriamo l’azione in sé, questa ha un risvolto positivo sulla società, c’è un guadagno, allora perché se c’è un vantaggio a volte giriamo la testa dall’altra parte? Perché molti crimini non vengono denunciati o perché le strade sono sporche di mozziconi di sigaretta? Spesso, questo accade per pigrizia o perché non si è i diretti interessati. Sai Babbo, il mondo è pieno di egoisti e di oziosi, non intendo dire di regalare la propria vita agli altri o di strafare, ma solo di essere più buoni, come a Natale. Quello che possiamo fare è impegnarci a partire dal nostro piccolo e dalla nostra scuola.
Una prima buona azione sarebbe dotare le classi di cestini per raccogliere la plastica. La differenziata nella nostra città è stata istituita già nel ’98, secondo te è possibile che in quasi venticinque anni le scuole non abbiano ancora un cestino dedicato? Anni di manifestazioni, di informazione e di sensibilizzazione sull’ambiente e la nostra “piccola cittadina” non si è ancora aggiornata. Non so quale burocrazia, tassa o altro ci sia dietro a questa mancanza, ma con un po’ di impegno si può migliorare la situazione, per il bene della nostra Terra e per le future generazioni che la abiteranno.
Il secondo punto di questo discorso lo introduco con un mito, come faceva Platone.
Un padre e un figlio erano in un museo e ammiravano una lunga schiera di guerrieri di ghiaccio. Queste statue erano bellissime, chissà chi erano quelle figure prima di divenire sculture lucenti. A un certo punto il figlio si era messo a ridere ma non la smetteva più, al punto che gli altri visitatori si erano voltati verso il bambino con curiosità. Il padre stupito e quasi imbarazzato gli chiese il perché di quella risata e il figlio così rispose: «Guarda quello ha una forchetta in mano… e quello sta mangiando un panino… e quello sta bevendo il ghiaccio! Più che grandi guerrieri sembrano poveri sfollati!». Il padre quindi controllò il titolo di quell’opera: «Studenti in pausa pranzo».
Babbo, sarebbe bello se pure quei poveri che debbono rientrare al pomeriggio, che hanno appena il tempo di mangiare, potessero non trasformarsi in quelle statue esposte nel museo. Immagina se quei senzatetto che trascorrono la maggior parte delle loro giornate a scuola non venissero cacciati da quella loro seconda casa. Sarebbe un bel regalo per Natale.
Mi sto dilungando troppo quindi concludo qui questa lettera, spero ti sia piaciuta e possa averti offerto spunti su cui riflettere. Ti ringrazio Babbo per il bene di cui però non ho avuto tempo di parlare.
Un grosso abbraccio
Eric L. 5E

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