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COME MOZART E CHOPIN POSSONO SALVARTI IL C*LO PRIMA DI UNA VERIFICA

Mozart, Chopin, Beethoven, Bach… uomini illuminati, geni della musica, acclamati dai dignitari del loro tempo, ma con un denominatore comune: quasi mai apprezzati dalle nuove generazioni. Al di là dei gusti personali, questi giganti della musica ci hanno lasciato un’enorme eredità. Eppure, non è solo l’aspetto culturale ad interessare gli esperti, bensì anche i benefici sull’attività cerebrale dimostrati da diversi studi scientifici condotti in tutto il mondo, in particolare da WFMT (World Federation of Music Therapy).

“Quale sarà l’educazione? […] Ora, non cominceremo forse ad educare con la musica piuttosto che con la ginnastica?” (Platone, Politèia, 370-380 a.C.)

La maggior parte dei risultati ottenuti hanno dimostrato che l’ascolto della musica classica durante un’attività stimola diverse regioni del cervello: la corteccia, area adibita all’ascolto dei suoni, l’archicortex che permette le connessioni emotive che una canzone risveglia quando la ascoltiamo, l’ipotalamo che produce diversi ormoni, tra cui la dopamina, e il bulbo o ponte che fa aumentare il battito cardiaco.

Ma a cosa ci servono tutte queste scoperte per prendere un bel sei di matematica?

Può sembrare strano, ma ulteriori analisi hanno dimostrato che l’ascolto di musica durante l’apprendimento di materie scientifiche (e non solo) aumenta la capacità di concentrazione. Il colosso di musica in streaming Spotify ha incaricato la dottoressa Emma Gray, esperta di psicologia educativa di Londra, di condurre uno studio al riguardo. Secondo la Gray: “La musica ha un effetto positivo sulla mente e ascoltare il genere giusto può migliorare lo studio e l’apprendimento […]. Per quanto riguarda discipline logiche come la matematica, la musica dovrebbe avere un effetto calmante sulla mente e aiutare la concentrazione.” (E. Gray, Perspectives in Public Health, Londra, 2013). In sintesi, si potrebbe dire che a Spotify e agli oltre un miliardo di giovani del mondo, i risultati di questa ricerca sono piaciuti.

C’è però una falla nel ragionamento: non tutti i tipi di musica fanno aumentare il QI.
Purtroppo le canzoni con testi non favoriscono affatto la concentrazione, anzi, il cervello si focalizza su di esse e non sul compito che ha davanti, con il risultato che in dieci secondi ci si ritrova su Instagram a guardare video di gatti. Inoltre più si è introversi e più si ha difficoltà nello studio con la musica. Della serie “mai na gioia”.

Concludendo, se prima si poteva pensare a Mozart ed a Chopin come due realtà troppo distanti da noi giovani, ora, forse, potremmo anche ringraziarli.

Letizia F. 4H

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