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PAOLA CORTELLESI, “C’È ANCORA DOMANI”: UN FILM PER NON DIMENTICARE I NOSTRI DIRITTI

Diritto alla vita, alla libertà di pensiero, all’autonomia personale, alla sicurezza, all’uguaglianza di genere, alla parità di salario, al lavoro, alla cittadinanza, al voto.

Questi sono alcuni  dei diritti che nel 2023 spettano alle donne. Ma è sempre stato così? 

 

La pellicola è ambientata a Roma, nell’anno 1946. Delia, protagonista del nuovissimo film “C’è ancora domani” diretto dall’attrice Paola Cortellesi, è una donna e mamma  brillante, intelligente e premurosa. Le sue enormi qualità vengono però appiattite dalla società patriarcale in cui vive che la obbliga a ricoprire solo ed esclusivamente due ruoli: quello di madre e di moglie. Delia, infatti, trascorre tutte le sue giornate aggiustando ombrelli e facendo punture a domicilio, nella speranza di guadagnarsi da vivere e di garantire ai suoi tre figli una vita dignitosa. Nonostante tutto il suo impegno, le umiliazioni e la violenza del marito Ivano – interpretato dall’attore Valerio Mastandrea- in risposta a ció che lui identifica come errori e mancanze non tollerabili, vengono percepite dalla donna come qualcosa di normale, all’ordine del giorno. Persino il suocero Sor Ottorino si lamenta delle urla di Delia e suggerisce al figlio di non “menarla di continuo”, di punirla una volta al mese, di fare come ha fatto lui con sua moglie («Non glie poi menà sempre, sennò s’abitua! Una, ma forte!»). Nonostante la scelta di Paola Cortellesi di rappresentare ogni episodio di violenza domestica attraverso un musical, e quindi in maniera delicata, la tristezza della cruda realtà emerge notevolmente e travolge lo spettatore con un turbinio di emozioni differenti. Nella prima parte del film tutti gli spettatori hanno desiderato che Delia prendesse una posizione, che si ribellasse di fronte alle ingiustizie subite; esattamente come il pubblico, anche Marcella, la maggiore tra i figli  e prossima al matrimonio, vuole che Delia reagisca e per il suo poco coraggio quasi la ritiene colpevole. La donna vive quindi una vita abbastanza monotona, colorata solamente dalla spensieratezza condivisa con l’amica Marisa, interpretata da Emanuela Fanelli e dalla bontà di William, un militare che nota i lividi di Delia e fin da subito cerca di aiutarla. Tutto cambia, però, quando la protagonista riceve una lettera misteriosa, il cui contenuto non verrà mai rivelato nel corso della storia. Essa genera nella testa degli spettatori tantissimi scenari differenti e il fatto che la maggior parte di noi, verso la fine del film, fosse convinta che Delia scappasse e che, quindi, questo fosse l’unico modo per ritrovare la felicità, fa aprire ancora una volta gli occhi. Fuggire é davvero l’unica opportunità per la donna di porre fine alle violenze, abusi, e mancanze di rispetto subite? 

Oltre al finale inaspettato, Paola Cortellesi ha sorpreso gli spettatori con un’altra scelta importante: realizzare un film in bianco e nero. Tale decisione pone nell’ottica di trovarci in un’epoca storica tanto distante e differente da quella in cui è ambientato il  film, ma questo concetto non è reale…Al giorno d’oggi la società ha certamente fatto tanti passi avanti rispetto ad 80 anni fa, ma  non abbastanza da rendere la condizione della donna equivalente a quella dell’uomo. Noi tutti viviamo in una realtà in cui di ciò che accade non si parla abbastanza, in cui alcuni uomini sentono il bisogno di possedere, di controllare e di limitare la donna, arrivando al femminicidio quando essa decide di riacquistare i propri diritti, appartenenti all’uomo tanto quanto alla donna.

Perciò  no, noi donne non siamo distanti da questo periodo storico, perché tanti passi avanti sono stati fatti, ma non dobbiamo accontentarci e non ci accontenteremo di avere una di noi morta al mese al posto di dieci, venti ragazze molestate al giorno al posto di cento, donne sottovalutate in cinque posti di lavoro anziché in trenta, perché tutte noi valiamo e tutte noi siamo abbastanza importanti da meritare i diritti che questo mondo ci ha negato per lungo tempo. 

Quella di Delia è la storia di una donna che cerca la felicità e che, per farlo, decide di non scappare con colui che nella storia si capisce essere stato un suo grande amore, Nino,  ma di rimanere, di lottare per la collettività, per il riscatto e per l’emancipazione femminile. Credere che la donna, per riuscire a fuggire dalla trappola dentro cui è stata imprigionata dallo stesso marito, abbia bisogno di essere salvata da un uomo in grado di ridonarle la felicità è un errore, è la donna l’unica in possesso della chiave per aprire la gabbia dentro cui si è ritrovata e per l’abitudine di starci dentro non si ricorda nemmeno come sia riuscita a finirci imprigionata. La donna non ha bisogno di essere salvata da un uomo per trovare la felicità, quest’ultima è già dentro di lei ma spesso viene coperta dalle troppe parole di sottomissione e dalle carezze trasformate in botte.

 

 “C’è ancora domani” è un film delicato, commovente, dal messaggio profondo, che ricorda che anche quando siamo immersi nel buio e le luci della nostra felicità sembrano destinate a non accendersi mai, c’è ancora speranza, c’è ancora domani. 

 

~La felicità può essere trovata anche nei tempi più bui, se ci si ricorda solo di accendere la luce~ da Albus Silente, Harry Potter, Harry Potter E Il Prigioniero Di Azkaban

 

Elisa O. 2A

Sara D., 2A

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