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MANIFESTAZIONI: LA VOCE DI CHI NON HA VOCE

20/12/2020

Nell’arco della storia innumerevoli manifestazioni hanno contribuito a stravolgere il sistema politico del proprio Paese.  Alcune si sono svolte in modo pacifico, altre hanno fatto della violenza un mezzo di comunicazione del loro pensiero. La reazione del governo può variare in base all’assetto politico: in un sistema democratico le manifestazioni si svolgono sotto la sorveglianza della polizia. In un regime non democratico i disordini vengono repressi anche con l’uso della forza. Per comprendere l’importanza di tali avvenimenti occorre fare un passo indietro e ricordare alcune delle manifestazioni che segnarono il passato.

La mattina del 28 Agosto 1963, almeno 200 mila persone si radunarono a Washington per partecipare ad una delle più grandi marce politiche svolte negli Stati Uniti. Uno degli organizzatori fu Martin Luther King, un pastore protestante afroamericano  e attivista, che allora aveva 34 anni. King pronunciò il suo iconico discorso “I have a dream”  davanti al Lincoln Memorial, per riconoscere ai neri maggiori diritti. Uno degli obiettivi della marcia fu quello di approvare una legge che avrebbe impedito la segregazione razziale, stabilita dalle leggi Jim Crow del 1876. La determinazione e lo spirito di fratellanza dei partecipanti portarono a grandissimi risultati: nel 1964 fu adottato il Civil Rights Act, che dichiarava illegali le disparità di registrazioni nelle elezioni. Nel 1965 entrò in vigore il Voting Rights Act, il quale proibiva la discriminazione razziale nel voto.

Il Maggio del ’68 fu caratterizzato da una serie di manifestazioni, che hanno avuto luogo in Francia. Quella che sembrava una protesta universitaria, assunse ben presto anche caratteri sociali e politici. Coloro che vennero coinvolti direttamente furono per lo più studenti ed operai, che denunciarono un sistema incentrato sul consumismo e sul guadagno. Queste rivendicazioni furono dovute ai timori che stavano nascendo in seguito all’aumento della disoccupazione e all’apertura del mercato internazionale, che danneggiava le piccole imprese e le aziende agricole. A Parigi si era diffuso il malcontento degli studenti, causato da provvedimenti presi dal governo De Gaulle. Gli universitari sostenevano che le istituzioni fossero inadeguate, reclamavano maggiore democrazia nel sistema scolastico e criticavano i professori “baronali”. Durante le prime settimane di Maggio venne occupata la Sorbona e oltre 9 milioni di operai organizzarono uno sciopero generale, che fece precipitare il Paese nell’anarchia. Charles De Gaulle si vide quindi costretto a dare le sue dimissioni nel 1969. Poco dopo questo periodo il sistema d’istruzione divenne misto, democratico, autonomo e aperto a tutti e si mise in discussione l’autorità dei dirigenti sugli operai.

Ancora oggi le manifestazioni continuano ad occupare un ruolo determinante e possono influenzare decisioni politiche ed economiche. Non bisogna quindi sottovalutarne il potere, in quanto danno la possibilità a chiunque di esprimersi. Manifestare diventa un’esigenza nel momento in cui c’è il desiderio di diffondere un messaggio importante e non si hanno mezzi a disposizione per farlo. Greta Thunberg è stato un personaggio di spicco negli ultimi anni, poiché ha protestato contro il cambiamento climatico, portando milioni di giovani ad intraprendere una battaglia per la salvaguardia dell’ambiente. La generazione Greta, appellativo attribuito in onore dell’attivista svedese, ha cambiato la società, facendo diventare di primaria importanza il tema della sostenibilità. Il 20 Settembre 2019 il più grande sciopero per il surriscaldamento globale della storia ha coinvolto per le strade di tutto il mondo centinaia di migliaia di persone. Il carisma di Greta e la sua forte personalità hanno dato coraggio anche ai più giovani, che si sono rispecchiati in lei e nei suoi ideali. Ancora una volta le manifestazioni si sono dimostrate decisive per le sorti del pianeta, perché hanno dato voce a chi solitamente non ce l’ha.

Arianna, 4I

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