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L’IMPORTANZA DI DARE DEI SEGNALI… E DI SAPERLI COGLIERE.

Nell’ultimo periodo i Mondiali di calcio in Qatar stanno diventando argomento di dibattito e scontro, e non per le performance sportive. L’edizione qatariota della più importante manifestazione calcistica ha infatti suscitato accesi dibattiti e proteste per motivi diversi, dalla corruzione e le tangenti alla mancata tutela dei diritti umani e della libertà di pensiero, soprattutto in un periodo in cui in Iran ci sono donne e uomini che si stanno battendo per la libertà e che vedono la propria voce repressa con la violenza.
Da qui la necessità di dare un segnale, per la pace e l’uguaglianza, che si scontrasse con le restrizioni imposte dalla FIFA alle squadre partecipanti alla manifestazione, tra cui il divieto di usare la fascia arcobaleno per i diritti LGBT, sostituita da una monocolore con la scritta “No discrimination”. D’altronde tutti hanno un prezzo e la FIFA ha venduto anni di lotta alle disuguaglianze per i soldi qatarioti, sporchi di sangue nepalese e provenienti da una cultura in cui donne e omosessuali vengono posti rispettivamente in secondo e in millesimo piano, dato che l’omosessualità è considerata illegale.
Purtroppo l’organismo che governa il calcio si è piegato ai soldi -dimostrando ancora una volta come questo, più che uno sport, sia un mero business- anche se, per fortuna, dei segnali contrari a questa decisione ci sono stati.
Il primo è stato quello della nazionale tedesca che, dopo essere stata obbligata a non poter indossare la fascia arcobaleno con su scritto “One Love”, ha deciso di posare per la foto di rito prima del match contro il Giappone con la mano sulla bocca, come a voler simboleggiare un ammutinamento.
Un gesto importante, se non fosse che per i tedeschi la partita si è chiusa con un’inaspettata sconfitta, che ha permesso agli stolti (che, lo ricordiamo, guardano il dito e non la luna) di criticare la Mannschaft al posto di valorizzare il gesto coraggioso dei suoi giocatori.
Ma se questo segnale è passato inosservato, ecco il secondo, cinque giorni dopo.
Durante la sfida tra Portogallo e Uruguay, un uomo è entrato correndo nel campo con due simboli: una maglietta blu con la scritta “Save Ukraine” e una bandiera arcobaleno. Come sempre succede, le telecamere delle televisioni non lo hanno inquadrato (prassi che ormai si segue da parecchio tempo per evitare che le invasioni facciano guadagnare notorietà), ma l’immagine era talmente forte che in breve tempo ha fatto il giro del mondo.
Tutti hanno cominciato a parlare di questo invasore coraggioso, definendolo difensore dei diritti LGBT per via della bandiera arcobaleno e promotore della pace per via della maglia, perdendosi però un particolare: la bandiera portata non era quella del mondo LGBT, ma era quella della pace, con questa differenza che si sarebbe dovuta notare sia dalla presenza dell’indaco, che dalla scritta bianca PACE.
Il mondo ha quindi confuso un segnale con un altro: ha scambiato la pace con i diritti umani. E non è poco, se mi permettete.
Lo stesso mondo che chiede dei segnali per contrastare i soprusi e le imposizioni, non riesce a dare importanza ai messaggi che riceve perché non li sa cogliere.
Chiede qualcosa che poi non sa appoggiare.
Chiede tanto per chiedere, non perché in questo creda veramente.
È vero che dare dei segnali è importante, ma lo è altrettanto saperli cogliere.
Altrimenti saranno tutte battaglie perse, perché si arriverà a un punto in cui si combatterà per qualsiasi cosa, senza però conoscere i motivi della lotta.
Si farà il gioco degli oppressori e nessuno potrà più lamentarsi, visto che quando doveva lottare non ha saputo cogliere e sostenere le giuste battaglie.
Bisogna imparare a cogliere i segnali e ad appoggiarli, per far sì che il mondo possa diventare veramente migliore.
Prima che sia troppo tardi.

Lorenzo M. , 5I

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