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IL FASCISMO NON È UN’OPINIONE, È UN CRIMINE

In Italia, con l’avvento del Partito Nazional Fascista (PNF) nel 1921 guidato da Benito Mussolini, subentrò nel panorama politico italiano una nuova ideologia che riuscì a coinvolgere milioni di Italiane e di Italiani. Quest’ideologia risiede tuttora nelle case e nelle anime italiane, inconsapevolmente, e, perciò, le recenti manifestazioni nostalgiche rendono un vecchio ricordo più attuale che mai.

Il 28 giugno 1960 a Genova, città insignita della medaglia d’oro al valor militare per la sua attività nella Resistenza partigiana durante la Seconda guerra mondiale, Sandro Pertini, allora Presidente della Camera dei Deputati, che proferì in vari comizi la frase “il fascismo non è un’opinione, è un crimine” citando Giacomo Matteotti, pronunciò un discorso memorabile sui valori della Resistenza e dell’antifascismo nella vita democratica del Paese. In quell’occasione, la folla protestò contro il Congresso, che si sarebbe svolto nel capoluogo ligure il 30 giugno, del Movimento Sociale Italiano (MSI), partito politico fondato nel 1946 e dissoltosi nel 1995 d’ispirazione neofascista, e Pertini disse: “Io nego – e tutti voi legittimamente negate – la validità dell’obiezione secondo la quale il neofascismo avrebbe diritto di svolgere a Genova il suo Congresso. Infatti, ogni atto, ogni manifestazione, ogni iniziativa, di quel movimento è una chiara esaltazione del fascismo e poiché il fascismo, in ogni sua forma è considerato reato dalla Carta Costituzionale, l’attività dei missini si traduce in una continua e perseguibile apologia di reato” [1].

Sebbene questo discorso sia stato proferito più di sessant’anni fa, la propaganda neofascista continua a esistere e, col passare degli anni, diventa sempre più forte e partecipata. Si è potuto assistere a un’ultima importante dimostrazione il 7 gennaio di quest’anno con la commemorazione della strage di Acca Larentia.

Quest’ultima si riferisce a un evento avvenuto il 7 gennaio del 1978, quando furono uccisi due giovani del Fronte della Gioventù (organizzazione giovanile del MSI), Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, assassinati di fronte alla sede del Movimento Sociale Italiano di via Acca Larentia, da dei militanti di estrema Sinistra. Poche ore dopo, durante gli scontri con le forze dell’ordine venne ucciso Stefano Recchioni, un altro militante missino. Quest’atto, inizialmente, fu rivendicato dai Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale attraverso una cassetta audio lasciata in una pompa di benzina. “Un nucleo armato – questo il testo recitato da una voce contraffatta – dopo un’accurata opera di controinformazione e controllo alla fogna di via Acca Larentia, ha colpito i topi neri nell’esatto momento in cui questi stavano uscendo per compiere l’ennesima azione squadristica. Non si illudano i camerati; la lista è ancora lunga” [2].

Ciononostante, quest’indagine è rimasta irrisolta e, probabilmente, non si giungerà mai a una ricostruzione certa dell’accaduto. In questa circostanza, però, il problema non riguarda i militanti di estrema Sinistra che compirono questo pluriomicidio trentasei anni fa, ma riguarda la commemorazione di questa strage, fino a oggi trascurata dalla politica italiana e quest’anno rimarcata dai media, che vede partecipare numerosi membri di Casapound, Forza Nuova e altri movimenti politici di estrema Destra (oltre a politici di Destra sia della maggioranza al Governo sia Indipendenti, come, per esempio, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ci partecipò fino a due anni fa, il Vicepresidente della Camera dei Deputati Fabio Rampelli presente anche quest’anno e il Governatore della Regione Lazio Francesco Rocca presente, anch’egli, anche quest’anno) [3].

Inoltre, i manifestanti, seguendo passo passo il rito fascista, partecipano alla commemorazione rispondendo “Presente!” al richiamo “Camerata!” dimenticando completamente la storia della Repubblica Italiana. Dimenticando i milioni di morti che il loro amato e, malinconicamente, rimpianto Duce provocò. Dimenticando la situazione in cui l’Italia versava al termine della guerra nel 1945. Dimenticando i milioni di Ebrei, Rom, Sinti, oppositori politici, diversamente abili, omosessuali, eccetera, che quell’uomo, sottomettendosi ai voleri del Führer della Germania nazista Adolf Hitler, condannò alla più terribile e crudele pena che un uomo possa ricevere da un suo pari: la cancellazione totale della dignità dell’individuo, culminante con una morte atroce, dimenticata nel silenzio.

Questo scandalo per la Costituzione italiana non costituisce reato. Infatti, la Cassazione, qualche settimana fa, ha assolto dei militanti di estrema Destra presenti a quella commemorazione che erano stati identificati dalla DIGOS, la Divisione investigazioni generali e operazioni speciali, ufficio della Polizia di Stato. In questo frangente la Cassazione ha seguito parola per parola ciò che recita il comma 1 della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana, legata all’articolo 49 che concede a tutte le cittadine e a tutti i cittadini di associarsi liberamente a un partito per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale: E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista” [4]. Evidentemente, i molteplici movimenti neofascisti che hanno partecipato a questa commemorazione non sono da considerarsi pericolosi per un’eventuale ricostituzione del disciolto Partito Nazional Fascista ed, evidentemente, i migliaia di saluti romani che sono stati fatti non sono da considerarsi come un pericolo concreto per l’ordine pubblico, com’è vietato dalla Legge Mancino del 1993.

Le reazioni dei partiti politici italiani sia dell’opposizione (dal Centro alla Sinistra) sia della maggioranza (Centro-Destra) sono state scontate, uguali da anni. Infatti, l’opposizione ha criticato aspramente quest’evento, chiedendo al governo di agire più severamente contro questi movimenti estremisti. Allora, un cittadino o una cittadina comune potrebbe domandarsi perché, quando il Centro-Sinistra era al Governo, non era stato fatto mai nulla? La risposta è un mistero della fede, visto che queste manifestazioni e commemorazioni hanno luogo, in modo più partecipato o meno, da sempre. Invece, la maggioranza, come da pronostico, si è concentrata di più sulla mancata ricostruzione della strage e, quindi, sulle mancate identificazioni dei colpevoli. Riguardo a quel che succede oggigiorno dichiara solo che è ormai una consuetudine che il Centro-Sinistra, quand’era al Governo, non ha vietato, come poteva (e doveva).

In Italia, dalla caduta del Governo Mussolini, ogni cittadino o cittadina dovrebbe essere antifascista per definizione. Come motivo dovrebbe bastare il fatto di avere la cittadinanza italiana. Invece no. Il fascismo è ancora un’opinione politica che affascina numerose persone che, probabilmente, non si rendono conto di poter godere di tutti i diritti che detengono grazie a una Costituzione antifascista e che in un regime autoritario, qual era quello fascista, si sarebbero potute dimenticare la maggior parte di questi. 

Quest’idiota convinzione che considera che il fascismo possa essere ancora un’opinione si può notare banalmente nelle descrizioni giornalistiche di varie testate, come, per esempio, il Corriere della Sera, che ritengono indispensabile definire Ilaria Salis, insegnante italiana che attualmente è sotto processo e detenuta in modo disumano nella capitale ungherese, Budapest, per aver aggredito due manifestanti neofascisti, “antifascista”. Come se l’autore o l’autrice dell’articolo non lo fosse. Di seguito viene chiarito il motivo per cui queste precisazioni siano indispensabili con un estratto di un racconto di Stefano Massini presentato a Piazzapulita su La7 il 12/01/2024.

“La verità, se te la dici tutta quanta fino in fondo, può essere molto scomoda. Per esempio, vedi un sacco di persone per strada che fanno il saluto romano con il braccio teso e che gridano “Presente!” e sei tentato di dire che è tornato il fascismo, ma non è vero, per la semplice ragione che il fascismo in Italia non se n’è mai andato. (…) Tutto sommato in Italia, se sei fascista, non sei, come credi, fuori dal sistema. Non sei una frangia isolata. Non sei uno che sta fuori dai patti, fuori dai giochi e, magari, ne vai pure fiero. No, in Italia, se sei fascista, sei profondamente dentro il sistema. Anzi, addirittura, sei, forse, il sistema stesso”.

Amedeo P. 3G

Fonti:

1 ^ CGIL Liguria

2 ^ la Repubblica 

3 ^ il manifesto

4 ^ Senato della Repubblica

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