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“AQUAMAN”: QUANDO LA DC COPIÒ LA MARVEL

Dopo l’uscita nelle sale di Justice League, ormai nel lontano 2017, tutto quello che i fan della DC Comics volevano era una bella serie di film incentrati sui vari personaggi. Quello che abbiamo ricevuto? “Aquaman”.

Ammettiamolo, non è stato un gran che.

Ha i suoi lati positivi e i suoi lati negativi, ma nel complesso sembra di vedere una brutta copia di un film di Iron Man.

Dov’è finito il buon Christopher Nolan con la sua trilogia che ha lasciato il segno? James Wan, invece, ha lasciato più che altro sconforto morale.

Ma iniziamo dagli aspetti positivi. Tra questi è individuabile, senza dubbio, la cura che la produzione e la regia hanno avuto verso lo sviluppo degli antagonisti.

Sappiamo tutti come alla DC piaccia creare questi cattivi grandi e grossi, con poteri incredibili e apparentemente impossibili da distruggere. Si pensi anche solo a Doomsday o Steppenwolf, insomma non hanno nulla a che fare con il principino dall’aspetto per nulla inquietante che si vede nel film. Credo che questo sia un progresso nello sviluppo psicologico dei personaggi che la DC ha intrapreso.

Non c’è più un eroe che combatte contro un personaggio dalle fattezze mostruose, bidimensionale e poco approfondito. Ora si combatte contro un fratello, contro una persona che dovrebbe essere al tuo fianco e lottare con te e che, invece, ha deciso di esserti nemico. Un antagonista che preferisce sconfiggerti con l’uso della ragione e della logica, piuttosto che con la forza fisica. Non si vedeva un cattivo del genere da Lex Luthor, a mio parere il migliore che la DC abbia creato dal 2016.

Penso che “Aquaman” nasconda un messaggio più profondo, possibile da cogliere solo se si va oltre la superficie di semplice film di animazione. Quello che vuole trasmettere è una sorta di messaggio catartico. Ci mostra fino a che punto le persone possono arrivare quando diventano preda della gelosia. Il potere e il terrore di perdere qualcuno portano l’uomo a compiere azioni terribili, anche contro coloro a cui vogliamo bene. La paura porta l’uomo a fare scelte sbagliate: questo è un cliché che non dovremmo mai stancarci di sottolineare.

Bene, dopo aver evidenziato gli aspetti positivi, ora passiamo a quelli negativi.

Prima di tutto, la trama. Dopo dieci minuti, si sapeva già come andava a finire. Suspance? Colpi di scena? Nada. Non pretendevamo un film di Dario Argento, ma un minimo sarebbe stato gradito. Punto secondo, i personaggi di Mera e David Kane non sono stati minimamente sviluppati. Promettevano fuoco e fiamme, invece sono stati visibilmente tralasciati. Si spera in un ipotetico sequel.

Terzo punto, il più importante: sembra un film della Marvel, una brutta copia di un film della Marvel.

Arthur Curry, con la sua povera ironia e il suo triste senso dell’umorismo, sembra voler calcare lo stile inconfondibile di Tony Stark. Un po’ anticonformista, misantropo e con una riluttanza verso i poteri di spicco nella società…la DC Comics ha cercato di modellare il suo film sulla base di quelli della Marvel.

Questo ha reso il personaggio di Aquaman un po’ diverso rispetto a quello dei fumetti.

In fondo però i primi segni di questa tendenza si possono intravedere fin da Justice League (forse anche prima), dove il Batman di Ben Affleck aveva un carattere molto diverso da quello misterioso e oscuro caratteristico del Bruce Wayne dei fumetti.

Allora, forse, guardando questo film ci chiediamo dove sia finita quella solida barriera che divideva la serietà e l’aura di mistero della DC Comics dall’umorismo e l’ ironia della Marvel.

Perché se questo muro crolla, allora crolla anche una parte del significato stesso delle due case editrici.

 

Ginevra, 4°F

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