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RICETTA DELLA NONNA PER UNA PROTESTA PERFETTA

Una sfida musicale senza precedenti e no, non è High School Musical

 

Teheran, Iran – 8 Marzo 2023, cinque ragazze iraniane, amiche, si trovano in una piazzetta nella periferia della capitale, quartiere Ekbatan, circondate da due palazzi in cemento. Ballano a viso scoperto sulle note di Calm Down di Selena Gomez e Rema registrandosi come in un normale Tik Tok. Nonostante il gesto possa risultare perfettamente normale, le protagoniste del video sono ora ricercate dalla polizia locale per una doppia infrazione: nel Paese islamico le donne non possono ballare in pubblico né rifiutarsi di indossare l’Hijab. L’ennesimo gesto rivoluzionario e anti regime diffuso sui social. Infatti, a novembre, una coppia di influencer era stata arrestata dalla polizia morale con l’accusa di aver ballato a volto scoperto in piazza Azadi, che in lingua farsi significa “Libertà”. I due erano stati condannati a dieci anni di reclusione, dopo essere stati arrestati, picchiati e privati del diritto alla difesa.

 

Il video delle cinque ragazze ha fatto il giro del web ed è stato accolto in Occidente come l’ennesimo messaggio di sfida contro il regime, oltre che come ulteriore dimostrazione di quanto i social siano luogo di manifestazione della propria opinione contro il governo iraniano, sempre più opprimente e violento nei confronti dei suoi cittadini. 

 

A questo punto sarebbe legittimo pensare: come fanno dei ragazzi, alcuni di loro ancora adolescenti, ad avere il coraggio di scontrarsi contro Ali Khamenei, un uomo la cui carica istituzionale (Guida suprema) fa già da sola intendere la sua filosofia di pensiero riguardo a ogni tipo di opposizione al suo potere?

La risposta non è così semplice come si potrebbe pensare, indubbiamente però, la Generazione-Z iraniana non si è fatta per niente intimidire, munendosi di strumenti, come i social e la musica, che le hanno permesso di accendere le luci della ribalta sul loro controverso, ma non poi così nuovo, caso.

 

Infatti, per quanto riguarda la musica, le canzoni diventate simbolo della rivoluzione sono la classicissima e italianissima Bella Ciao, canto popolare conosciuto in tutto il mondo anche grazie alla serie Netflix La Casa di Carta e Another Love di Tom Odell.

Quest’ultimo ha creato un vero e proprio trend su Tik Tok in cui ragazze non solo iraniane ma di tutto il mondo, si riprendevano mentre si tagliavano una ciocca di capelli, accompagnate virtualmente dalla voce del cantautore britannico. Il gesto si rifaceva alla vicenda di Masha Amini uccisa dalla polizia il 16 settembre per aver indossato male il velo diventando così il simbolo della protesta.

La domanda che sorge spontanea è: perchè di tutte le canzoni è stato scelto un brano così “vecchio”, targato 2013? 

Semplicemente per il testo. In particolare, le frasi che risuonano nei video sono: “And if somebody hurts you, I wanna fight, but my hands been broken one too many times, so I’ll use my voice, I’ll be so fucking rude, words they always win, but I know I’ll lose”, che tradotte significano: “E se qualcuno ti fa del male, vorrei combattere, ma le mie mani sono state rotte una volta di troppo, quindi userò la mia voce, sarò maledettamente rude, le parole vincono sempre, ma so che perderò”.

 

Un altro brano diventato simbolo della protesta è Baraye, che in lingua farsi significa “per”, “a causa di” di Shervin Hajipour, cantante iraniano vincitore dei Grammy Awards 2023 in nuova categoria, Miglior canzone per il cambiamento sociale. Il brano di Hajipour è diventato virale nel settembre del 2022 in seguito allo scoppio delle proteste nel suo paese e ha raggiunto velocemente il 40 milione di views. Un risultato eccezionale se si considera che gli abitanti dell’Iran sono soltanto il doppio. Forse fin troppo, visto che pochi giorni dopo il cantante è stato arrestato, detenuto per un mese e poi rilasciato. 

 

Per le donne, la vita, la libertà (Baraye, S.Hajipour)

 

Letizia F. 4H

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