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APOCALISSE ZOMBIE IN ARRIVO

Con il recente adattamento cinematografico del gioco The Last of Us si è tornati a parlare di zombie e parassiti, uno dei quali esiste davvero ed è tra noi.

Tutti abbiamo temuto, o sperato, almeno una volta nella nostra vita, una possibile apocalisse zombie tutta da vivere proprio come nei migliori film o videogiochi. Uno degli esempi più eclatanti è quello di The Last of Us, un videogioco sviluppato dalla Naughty Dog e che ha visto un suo recente adattamento cinematografico, la cui trama è basata su un’apocalisse zombie causata da uno speciale fungo che infetta l’essere umano: il Cordyceps. 

E indovinate un po’? Il Cordyceps esiste ed è davvero in grado di infettare e zombificare un essere vivente! Tranquilli, per adesso non c’è nulla di cui preoccuparsi poiché il fungo ha la capacità di infettare solo piccoli insetti, come le formiche. 

 

Ma come lavora questo fungo?

Il fungo Ophiocordyceps infetta le formiche tramite le spore che deposita sulla loro superficie corporea, tipicamente per contatto diretto con la vegetazione circostante. Dopo essere entrate nel corpo della formica, le spore iniziano a crescere e passano attraverso la cuticola, lo strato più esterno di tessuto protettivo, disperdendosi in tutto il sistema interno della formica.

All’interno della formica il fungo cresce e si sviluppa nutrendosi del tessuto interno dell’insetto. Alla fine, prende il controllo del sistema nervoso della formica e fa sì che mostri comportamenti anomali che incoraggiano la diffusione delle spore del fungo. In questo modo la formica infetta viene portata ad una foglia o ramo ad un’altezza ideale per la dispersione delle spore, la formica muore e dal suo corpo cresce il fungo pronto ad emanare nuove spore.

Terrificante vero? Di questo possiamo solamente lamentarci con madre natura e sperare che ella non voglia fare lo stesso regalino anche a noi.

 

La razza umana è in pericolo?

Nella serie viene spiegato come questo fungo sia riuscito ad infettare l’uomo grazie all’aumento delle temperature e pertanto all’adattamento del fungo alle temperature corporee umane (temperature che di norma dovrebbero impedire a questo genere di funghi di proliferare), riuscendo così ad infettare l’uomo.

Questo ragionamento logico potrebbe risultare corretto, ma solo se non viene preso in considerazione un elemento molto importante: l’evoluzione. Infatti, essendo degli esseri viventi, i funghi Ophiocordyceps non sono in grado di effettuare passaggi evolutivi così drastici in così poco tempo, come afferma l’esperto di funghi parassiti João Araújo “Se il fungo volesse davvero infettare i mammiferi, richiederebbe milioni di anni di cambiamenti genetici”. Questo è dovuto anche al fatto che questo “parassita” ha passato milioni di anni per adattarsi all’infezione di esseri viventi come le formiche, ben diverse dai mammiferi e dall’essere umano. 

 

Dovremmo comunque preoccuparci un po’

Pericolo scampato? Sì, ma non era l’unico. Come abbiamo detto prima, ciò che ci protegge da possibili ospiti indesiderati sono le nostre temperature corporee che sono davvero compromesse dal cambiamento climatico e si vedono quindi raggirate non dal Cordyceps, ma da un altro fungo che lo sta già facendo: il Candida auris. Inesistente per l’essere umano fino al 2007, e isolato per la prima volta in Giappone nel 2009, questo fungo è stato trovato nel 2011 e 2012 in tre diversi continenti cominciando a dare problemi proprio con l’aumento della temperatura globale. Quando entrano nel flusso sanguigno, i funghi generano sintomi simili ad un’infezione batterica. Questo fungo non sembrerebbe danneggiare in modo rilevante la maggior parte delle persone sane, ma purtroppo non è così per tutti. I Centers for Disease Control stimano che il 30-60% dei pazienti infettati dal fungo siano morti, è difficile però determinare quanto sia stato fondamentale il ruolo svolto dalla Candida auris nei decessi di queste persone già di per sé malate. È evidente anche il fatto che nel mondo ogni anno 1,3 milioni di persone muoiano per infezioni fungine che colpiscono la pelle o che compromettono gravemente le funzioni polmonari nei pazienti immunodepressi.

Conclusione

Possiamo quindi rimanere tranquilli e, al posto di prepararci per una possibile apocalisse zombie, dovremmo dare un occhio in più all’ambiente e ai nostri consumi oppure ci ritroveremo ad aver a che fare con nemici ben più pericolosi della bolletta del gas.

Matteo Poggio, 3^F

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