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Il sogno di Broadway – Saremo famosi!

TorinoAl Teatro Alfieri, dal 18 al 28 gennaio, il regista Luciano Cannito ha portato sul palco una delle serie televisive più amate dal pubblico internazionale, trasmettendo la speranza di un gruppo di giovani ragazzi nel poter realizzare il loro più grande sogno. Stiamo parlando di “Fame – Saranno Famosi”.

Tutto parte da un sogno, un piccolo sogno, che col tempo cresce e diventa passione e desiderio. Ma per riuscire a passare dal sogno alla realtà c’è molta strada da fare e non tutti riescono a percorrerla per intero. Da qui la speranza di un gruppo di ragazzi della “High School of Performing Arts” di Broadway, che sognano di diventare attori, cantanti e ballerini. Si tratta dei protagonisti di “Fame – Saranno Famosi”, il musical ispirato all’omonima serie statunitense degli anni ‘80, che porta nei teatri l’intensità delle confuse e bollenti emozioni provate durante l’adolescenza dai giovani sognatori che hanno accompagnato i pomeriggi di migliaia di telespettatori. Dei ragazzi che, come pochi altri, sono riusciti ad essere ammessi ad una delle più prestigiose scuole di arti dello spettacolo e sono pronti ad impegnarsi più che mai pur di raggiungere il loro obiettivo.

Il musical ha inizio proprio con l’ammissione alla scuola: i nuovi studenti vengono presentati sui passi di una coreografia animata dalla più grande e pura gioia che copre il lievissimo timore dei protagonisti per le difficoltà che dovranno essere affrontate. Seguono, quindi, episodi con temi centrali differenti: la speranza in un futuro glorioso, il desiderio di esprimere sé stessi e non ciò che si aspettano gli altri, il pregiudizio sulle possibilità di successo delle persone a seconda della famiglia da cui provengono, gli ostacoli dell’amore, l’importanza di una buona istruzione e cultura, il desiderio di vedere realizzato il proprio sogno troppo presto.

Così lo spettatore incontra personaggi anche molto diversi tra loro. C’è chi diverte il pubblico con un umorismo dai toni piccanti e un po’ volgari sull’amore esclusivamente fisico, chi invece lo impressiona esprimendo la profondità, ma allo stesso tempo la semplicità della passione che lo ha portato ad essere dove si trova. Alcuni personaggi sembrano avere la strada spianata solo perché molto benestanti e il loro grande impegno non è notato da chi crede che il successo derivi puramente dalla ricchezza. Altri, al contrario, si ritrovano a dover combattere con l’istinto di arrendersi per via degli ostacoli che la propria condizione economica o le proprie origini portano con sé. 

Ne è un esempio Leroy, un ragazzo di colore che crede di non poter diventare un ballerino di danza classica per la fisionomia dovuta alle sue origini. Grazie all’aiuto di una compagna di corso riesce, però, a superare il pregiudizio razzista che persino lui aveva nei confronti di sé stesso, diventando uno dei migliori ballerini della sua scuola. Con lo stesso personaggio viene affrontato un altro importante tema, quello della cultura. Il ballerino ha tutte le carte in regola per poter avere un futuro brillante, ma c’è qualcosa che manca: Leroy non riesce a leggere, quindi non può superare gli esami scritti. Sarà proprio la professoressa odiata dal ragazzo ad aiutarlo a superare questa sua difficoltà. E questo perché senza la cultura non si può andare da nessuna parte, anche se si è tra i più abili nel proprio mestiere. Senza l’aiuto di quella professoressa apparentemente tanto crudele, Leroy non avrebbe potuto vivere veramente né far diventare reale il suo sogno.

Ma c’è anche un altro ingrediente necessario per raggiungere il proprio sogno e cioè quello dell’attesa. Il percorso che i protagonisti del musical devono affrontare è in salita, come viene cantato sin dalla prima scena. Non è facile, quindi, incamminarsi per un sentiero così tortuoso e lungo, soprattutto quando viene proposta una strada alternativa più semplice e breve. Ma la discesa a volte non porta al panorama che si può osservare dalla cima della salita. E così Carmen, una ragazza molto talentuosa, non riuscirà  a rifiutare l’offerta di lasciare gli studi per andare a Hollywood e trovare lì la fama tanto bramata. Tuttavia la giovane artista si accorgerà che, dietro a quel sogno, si nasconde una realtà tossica, quella della dipendenza dalle droghe. L’unica luce rimasta sarà il ricordo degli amici abbandonati. 

I toni allegri e ribelli di molti atti si alternano quindi a momenti più cupi, dalle luci offuscate, per poi ridare gioia al pubblico con i colori della speranza e di un sogno che non si è ancora infranto, ma che riesce a realizzarsi sulle note di “Fame” con i suoi versi iconici “I’m gonna live forever / Baby, remember my name”. Un musical che con la sua energia vuole dire che i sogni non sono finzione, magia sì, ma una magia vera.

Martina G. 2^A

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