Breaking News
Home / Libri / “IL SILMARILLION” DI TOLKIEN

“IL SILMARILLION” DI TOLKIEN

La storia della Terra di Mezzo e delle prime ere

 

Mio caro Milton,

mi hai chiesto un breve abbozzo del materiale che riguarda il mio mondo immaginario. È difficile dire qualcosa senza dire troppo. […] Mi sono sempre rammaricato della povertà del mio caro Paese. Esso non possiede racconti davvero propri, né qualcosa della qualità che io cercavo e trovavo nelle leggende di altre terre. […] Non ridere! Ma una volta (la mia cresta si è comunque abbassata da tempo) avevo in mente di creare un corpo di leggende più o meno interconnesse fra loro, che spaziassero dalle vastità della cosmologia alla fiaba romantica […].” 

Dalla lettera di J. R. R. TOLKIEN a Milton Waldman, 1951  

 

Così Tolkien parlava delle sue ambizioni originali riguardo il “Silmarillion”, opera a cui lavorò per tutta la vita. Il “Silmarillion”, iniziato nel 1917 e pubblicato postumo grazie all’intervento del figlio Christopher R. Tolkien, è il tronco dal quale si diramano tutte le vicende successive appartenenti al mondo di Tolkien. È  in quest’ opera, infatti, che Tolkien racconta tutte le vicende antecedenti alla terza era (nella quale è ambientato “Il Signore degli Anelli”). 

Il “Silmarillion” si apre con l’“Ainulindale”, ovvero il mito cosmologico in cui viene raccontata la nascita della Terra di Mezzo. Secondo tale mito, in principio esisteva Eru, detto Iluvatar. Egli creò gli Anuir, coloro che sono santi poiché nati dal suo pensiero prima dell’inizio dei tempi.  Propose poi loro dei temi musicali ed essi iniziarono a cantare. Cantando, gli Anuir iniziarono a concepire nelle loro menti la grandezza di Eä, detta anche Arda. Tuttavia, tra di loro vi era un Anui più potente di tutti gli altri, Melkor. Melkor desiderava prevalere su tutti gli altri e iniziò ad alterare il tema creato da Eru, creando tempeste e cataclismi. Allora Eru si sollevò e mostrò agli Anuir quello che avevano cantato. Tuttavia, gli Anuir videro nella visione anche cose che le loro menti non avevano mai concepito. Tra di queste vi erano i figli di Iluvatar: gli Elfi, i primogeniti, e gli Uomini, i successivi. Gli elfi erano immortali e sarebbero venuti per primi. Essi, infatti, non muoiono mai a causa della vecchiaia, ma con il  tempo il loro spirito si consuma ed essi necessitano di ritornare a Valinor. Gli Uomini, invece, possiedono il dono della mortalità, ovvero della libertà dai cerchi del mondo, e nessuno conosce il loro destino. 

Allora Iluvatar rese la visione degli Anuir reale e i più grandi tra loro discesero in essa. Questi furono chiamati Valar. I Valar iniziarono a modellare Eä, in modo da prepararla alla venuta dei Figli di Iluvatar. Così si conclude l’ “Ainulindale”. A questo primo racconto segue il “Valaquenta”, ovvero il novero dei Valar e dei Maiar. 

Tuttavia, il vero e proprio corpo principale del “Silmarillion” è il “Quenta Silmarillion”, ovvero la storia dei Silmaril. Esso si apre con il racconto delle ere antiche, ovvero quelle precedenti alla venuta dei Figli di Iluvatar, e delle guerre tra il vala Melkor e gli altri Valar. Arrivò poi il giorno della venuta degli Elfi, che nacquero in prima ancora della creazione del sole e della luna. La maggior parte di loro decise poi di seguire i Valar e di andare con loro a Valinor (la terra immortale dei Valar). Valinor era illuminata dalla luce dei due alberi d’argento e d’oro. Melkor, però, distrusse gli alberi facendo cadere Valinor nell’oscurità. Vi era, però, un elfo di nome Fëanor che, prima che gli alberi venissero distrutti, creò i Silmaril (“gioielli di luce pura”) che racchiudevano la luce degli alberi. Allora i Valar convocarono Fëanor al loro cospetto e gli chiesero di poter utilizzare i Silmaril per poter ricreare la luce dei due alberi. Fëanor, però, vietò alle divinità di utilizzare i gioielli. Egli era, infatti, gelosissimo delle sue creazioni. Tuttavia, mentre ciò accadeva, Melkor si impadronì dei Silmaril, lasciati da Fëanor incustoditi. Allora, Fëanor uscì completamente di senno e persuase gli altri Elfi ad abbandonare Valinor per combattere il dio, da lui soprannominato Morgoth (“Signore Oscuro”). Tuttavia, i Valar vietarono agli Elfi di lasciare Valinor, poiché sapevano che ciò avrebbe causato la loro rovina. Nonostante ciò, gli Elfi abbandonarono le “Terre Immortali” e Fëanor e i suoi sette figli pronunciarono un blasfemo giuramento di vendetta verso chiunque possedesse le gemme, persino verso i Valar. 

Il primo frutto della loro caduta fu il fratricidio tra gli Elfi guidati da Fëanor e gli Elfi Teleri, i quali non volevano concedere loro delle barche per lasciare il paradiso. Il “Quenta Silmarillion” è, quindi, la storia della guerra tra gli Elfi dell’esilio e il nemico, guerra che si svolge nella Terra di Mezzo. Il tutto si conclude poi con la fine del mondo antico e della Prima Era. L’esercito dei Valar marcia sulla Terra di Mezzo annientando per sempre Melkor-Morgoth e gettandolo al di fuori delle cerchie terrene, nel Vuoto. I gioielli vengono poi recuperati, grazie all’intervento divino, solo per essere di nuovo e per sempre perduti dagli Elfi. 

Il secondo ciclo racconta, invece, della Seconda Era. 

Vi erano, infatti, i figli di Ëarendil, Elrond ed Elros, detti i “mezzelfi”. Ad essi fu concesso di scegliere tra la natura elfica e quella mortale: Elrond scelse quella elfica, mentre Elros scelse quella mortale. Tuttavia, ad Elros e alla sua discendenza fu concessa una vita molto più lunga di quella degli altri uomini (circa 500 anni). Inoltre, i Valar concessero loro di vivere sull’ isola di Tol Eressëa, dalla quale si poteva scorgere il Paese Beato ad occhio nudo. Tuttavia, gli dei proibirono ai Numenoreani, ovvero il popolo di Elros, di navigare verso Ovest. I mortali, infatti, non potevano andare a Valinor. Nel corso dei secoli, però, i Numenoreani iniziarono a temere la morte e, come conseguenza di ciò, le loro vite iniziarono ad accorciarsi ed essi persero molta della loro regalità. Essi iniziarono, inoltre, a disprezzare gli Elfi ed ad imporsi sulla Terra di Mezzo. In quel periodo, inoltre, vi era un Maia di nome Sauron che iniziò ad acquistare un potere sempre maggiore nella Terra di Mezzo. Allora, i Numenoreani, desiderosi di imporsi, decisero di combatterlo. Sauron, però, si lasciò vincere e si fece condurre come ostaggio a Numenor. Una volta giunto lì, egli riuscì a corrompere i cuori dei Numenoreani e li convinse a salpare verso l’Occidente. Allora, Eru-Iluvatar  distrusse l’intera isola e persino Sauron riuscì a malapena a salvarsi. Tuttavia,  un Numenoreano di nome Elendil a sfuggire alla caduta di Numenor e, insieme ai suoi figli ed ad approdare sulla Terra di Mezzo.

Nel mentre, Sauron ingannó gli Elfi dell’Eregion e li convinse a fondare gli anelli del potere. Da qui deriva “l’antica strofa”, motivo portante de “Il Signore degli Anelli”:

 

“Tre anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende,

Sette ai principi dei Nani nelle loro rocche di pietra,

Nove agli uomini mortali che la triste morte attende,

Uno per l’ Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra,

Nella Terra di Mordor dove l’ombra nera scende.”

 

In seguito viene narrato di come Isildur, tagliando un dito a Sauron riuscì a sconfiggerlo. E di come l’anello venne poi perso nei secoli per essere ritrovato da Gollum. Ovviamente, le vicende che ho narrato costituiscono solo una parte del corpo narrativo dell’opera. Vengono, infatti, narrate moltissime altre vicende, come la storia di Beren e Luthien e di come essi riuscirono a strappare un Silmaril dalla corona di Melkor, il racconto dei figli di Turin e delle battaglie tra i Noldor e Melkor e molti altri racconti ancora.

Moltissimi sono i temi trattati in quest’ opera di Tolkien, ma sicuramente tra i più importanti vi è quello della caduta degli Elfi e degli Uomini. Tolkien, infatti, nel “Silmarillion” va ad analizzare il meccanismo con cui il male si propaga da creatura a creatura, fino a corrompere anche i cuori più innocenti. Il male, rappresentato dal Vala Melkor, è sempre esistito, fin dal mito della creazione. E, alla fine, questo male va a corrompere gli Elfi portandoli alla caduta. Essi credevano, infatti, di stare combattendo Melkor, ma stavano in realtà seguendo i suoi disegni. Lo stesso si può dire riguardo la caduta dei Numenoreani, i quali erano talmente orgogliosi da poter credere di tenere Sauron in persona in ostaggio e, infine, anche di poter disubbidire ai Valar. In entrambe le vicende, alla fine è l’intervento divino a scardinare il male che, però, ritornerà sempre nella Terra di Mezzo, perché questo è il suo destino. Ovviamente sono numerosissime le altre vicende intrecciate a queste due macrosequenze. E, per citare la lettera da me riportata all’inizio dell’articolo, trovo difficilissimo parlare dell’immenso mondo di Tolkien, senza di dire troppo o, peggio, troppo poco. Inoltre, per quanto riguarda la forma, nel “Silmarillion” Tolkien utilizza un linguaggio talmente aulico e musicale, da trasformare il romanzo in un vero e proprio poema epico. Infatti, ritengo che Tolkien abbia raggiunto, almeno in parte, il suo obiettivo iniziale. Basti pensare al fatto che abbia inventato tre lingue completamente differenti!

In conclusione, consiglio a tutti gli appassionati del fantasy di leggere il “Silmarillion” di Tolkien, poiché la ritengo un’opera letteraria unica nel suo genere. Il “Silmarillion”, infatti, è una vera e propria raccolta di miti e leggende, inventate completamente da Tolkien, che vanno a creare il corpus mitologico in cui i personaggi del “Signore degli Anelli” (opera ambientata molte ere dopo il “Silmarillion”) credono. Inoltre, la complessità delle vicende narrate e il modo in cui l’una si intreccia con l’altra rendono il Silmarillion un’opera molto difficile da leggere, molto più simile ad una raccolta di miti antichi che ad un romanzo. Inoltre, non mancano brani scritti completamente in versi, soprattutto nelle parti narrate poi da alcuni personaggi de “Il Signore degli Anelli”. Per tutti questi motivi, ritengo che quest’opera di Tolkien sia molto più di un semplice romanzo, ma un’ opera letteraria unica nel suo genere, da leggere almeno una volta nella vita! 

 

Maria Vittoria V. 2F

Leggi anche

La solitudine è una questione di cuore

“Soledad” di Maurizio De Giovanni Napoli, 1939: ultimo Natale di pace.  Nell’atmosfera di festa che …

Powered by themekiller.com anime4online.com animextoon.com apk4phone.com tengag.com moviekillers.com