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Near-Earth asteroid, computer artwork.

DART: la freccetta spaziale

La sonda della missione DART della NASA è decollata il 24 novembre 2021 e colpirà un piccolo asteroide distante 11,2 milioni di chilometri dalla Terra di proposito. La “Double Asteroid Redirection Test”, che sembrava possibile soltanto nei film di fantascienza, sta per realizzarsi nel mondo reale.
La missione in questione fu ideata dallo scienziato Andrew Cheng il quale, mentre praticava jogging nella cantina di casa sua, ebbe un’ illuminazione: deviare la traiettoria di un piccolo corpo celeste in orbita attorno ad uno più grande, per scongiurare l’impatto di un asteroide contro il nostro Pianeta. Venne così abbandonata l’idea di voler colpire un asteroide di ingente massa che viaggia solitario nel Sistema Solare, in quanto sarebbe richiesta una velocità di impatto tra la sonda e l’oggetto spaziale quasi irraggiungibile per la tecnologia di cui dispone l’uomo ed i cui effetti sarebbero pressoché impercettibili e, dunque, di difficile analisi per i telescopi terrestri.
Dopo un lungo viaggio di oltre dieci mesi, DART colpirà ad una velocità programmata superiore ai 23 mila chilometri all’ora ,Dimorphos, piccolo satellite di Didymos. La progettazione e la costruzione della sonda sono state rese possibili da collaborazioni a livello internazionale: la tecnologia all’avanguardia di cui il veicolo spaziale dispone è il frutto delle migliori menti del pianeta, e permetterà l’esito positivo della missione senza che la sonda riceva alcun comando da terra. Essa elaborerà, per esempio, i dati che il piccolo telescopio integrato le fornirà negli istanti antecedenti all’impatto in modo da dirigere correttamente la spinta del proprio propulsore elettrico NEXT-C per centrare l’obiettivo con la giusta inclinazione. La variazione dell’orbita di Dimorphos, secondo gli studi effettuati, sarà rilevabile dalla Terra tramite appositi strumenti e l’istante dell’impatto verrà immortalato da LiciaCUBE, piccola sonda dell’Agenzia Spaziale Italiana che seguirà DART.
Qualora la missione si rivelasse positiva, si potrà definitivamente dare il via alle ricerche scientifiche che, nel mondo immaginario di Armageddon del 1998, permisero a Bruce Willis e alla sua crew di sventare la minaccia di un asteroide in rotta di collisione con la Terra. Tuttavia, le maggiori minacce per l’essere umano non provengono dal profondo spazio, bensì dagli uomini stessi: forse sarebbe preferibile investire risorse economiche ed umane per far cambiare rotta -in questo caso solo metaforicamente- al cambiamento climatico.
GIULIO, 5D

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