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ENERGIA NUCLEARE: È DAVVERO PERICOLOSA COME MOLTI PENSANO?

Una fonte di energia messa in discussione

Sicuramente, tutti noi abbiamo sentito parlare di questa fonte di energia: c’è chi la elogia, chi decide di non prendere posizione e chi è completamente schierato contro. I presupposti su cui si fondano queste differenti opinioni sono spesso non razionali, ma alimentati da stereotipi o determinati da una insufficiente conoscenza delle tecnologie attuali. Questa diffusa disinformazione, che condiziona negativamente l’idea che l’opinione pubblica ha del nucleare, deve essere assolutamente sanata, dato che schierarsi a favore o contro tale fonte di energia, senza conoscerne le caratteristiche, non aiuta, anzi ostacola la lotta al cambiamento climatico e il raggiungimento degli obiettivi di neutralità carbonica.
Ad esempio, una delle principali tesi a discapito dell’energia dell’atomo è la seguente: il nucleare è pericoloso. Frequentemente, sui social e sui media vengono pubblicati post e articoli a sostegno di questa presunta nocività; ma quanto è vera questa tesi e di cosa invece dovremmo tener conto per giudicare correttamente?

Prima di giudicare bisogna informarsi

Come per ogni tema scientifico, ma soprattutto in casi in cui le notizie sono tante ed eterogenee, per informarsi è necessario affidarsi ad informazioni e dati ufficiali forniti da enti certificati assicurandosi dell’attendibilità delle fonti ed evitando così di cadere vittima di fake news.

Le principali argomentazioni a sostegno della presunta temibilità del nucleare menzionano i due più famosi incidenti: Chernobyl (1986) e Fukushima (2011). Però, prima di screditare il nucleare attraverso questa accusa, bisognerebbe sia conoscere i dati ufficiali (forniti da enti certificati) sia avere un metro di paragone per giudicare la relazione tra rischi e benefici. Inoltre, è necessario avere una chiara consapevolezza del contesto storico-geografico e delle dinamiche degli eventi passati e, soprattutto, basare il proprio giudizio sulle tecnologie e i sistemi attuali in modo da avere una chiara panoramica di quello che il presente ci offre rispetto al passato.
Infatti, un più corretto interrogativo sarebbe: quanto è rischioso* il nucleare?
*il rischio è dato da pericolo x probabilità che l’evento si verifichi (diverso dal rischio percepito).

Un po’ di storia

Prima di confrontare le tecnologie attuali con quelle del passato, bisogna far chiarezza su alcuni eventi trascorsi che hanno profondamente plasmato l’opinione pubblica sul tema dell’energia nucleare.
Iniziamo parlando del caso Fukushima. L’incidente, avvenuto l’11 marzo 2011, è stato una conseguenza diretta del terremoto e del conseguente maremoto verificatosi quel giorno. Terremoto classificabile sulla scala Richter 9.0, il più potente mai registrato in Giappone (30.000 volte più potente di quello dell’Aquila). Come da prassi, a seguito delle scosse, in modo da prevenire incidenti, i reattori sono stati immediatamente spenti ma, poco dopo, sulla centrale si è riversata un’onda alta 13 metri che ha superato il muro anti-tsunami compromettendo il sistema di raffreddamento che non è stato più possibile ripristinare a causa della scarsa viabilità e dell’assenza di collegamenti con la rete elettrica dovuti alla calamità naturale.
Quindi, le barre di combustibile esauste tenute in una piscina hanno iniziato a scaldarsi facendo evaporare l’acqua e un’esplosione di idrogeno ha fatto poi saltare il tetto dell’edificio permettendo ai fumi dell’incendio (rapidamente domato) di finire in atmosfera.

Queste sono le conseguenze del “disastro” secondo OMS e UNSCEAR nel 2013 (organi ONU):
“Non sono stati osservati casi di morti o di malattie indotte dalle radiazioni, né tra i lavoratori della centrale né tra i cittadini esposti alle conseguenze dell’incidente. Le dosi assorbite dalla popolazione nell’anno successivo all’incidente sono generalmente basse o molto basse e ci si aspetta che rimangano tali per il resto della loro vita. Non ci si aspetta nessun tipo di aumento dell’incidenza di effetti sulla salute dovuti alle radiazioni sui cittadini esposti alla contaminazione o sui loro discendenti.” Sono invece stati segnalati effetti psicologici, come depressione e tensioni a seguito del trauma determinato dallo spavento di fronte alla gravità delle notizie.

Invece, l’incidente di Chernobyl (1986) è il più significativo e con il maggior numero di vittime; ma anche in questo caso, prima di “urlare ai quattro venti” il nome della città interessata dal disastro come argomentazione contro il nucleare, bisognerebbe considerare le circostanze. Infatti, l’incidente è avvenuto nel lontano 1986 in Unione Sovietica, in una centrale utilizzata anche per scopi militari con evidenti problematiche progettuali e, soprattutto, gestita da personale impreparato e autore di numerosi errori.
In breve, l’incidente è avvenuto a causa di un “test di sicurezza” svolto disattivando i sistemi di sicurezza automatici. Tutti gli errori umani che si potevano commettere sono stati commessi. Ciò, tuttavia, non sarebbe bastato a provocare una catastrofe di tale entità se non fosse stato per l’assenza del coperchio della struttura di contenimento (rimosso per fini militari). In poche parole, un’esplosione di vapore (attenzione: non un’esplosione nucleare, queste sono fisicamente impossibili in una centrale) ha scoperchiato il reattore causando un incendio e la dispersione di fumi radioattivi.

Per quanto siano state formulate numerose ipotesi riguardo alle vittime legate all’incidente (da fonti non sempre attendibili), i dati più validi sono quelli dell’ONU: 54 decessi immediati e circa 4000 legati a tumori indotti da radiazioni. Per quanto riguarda la flora e la fauna circostante, contaminata dalle radiazioni, è attualmente un’oasi di biodiversità dovuta all’assenza dell’uomo (studi effettuati da Tree Project).

Dopo aver trattato le dinamiche e le conseguenze di questi incidenti può essere utile fare riferimento agli incidenti più gravi che hanno interessato altre fonti di energia.

Ad esempio, se vogliamo fare un confronto con il peggior incidente legato all’energia idroelettrica bisogna citare in causa la meno famosa Diga di Banqiao: nel disastro di Banqiao, avvenuto in seguito a una catastrofe ambientale (quindi, cause scatenanti simili a Fukushima), le vittime legate all’incidente e le conseguenti carestie ed epidemie (inondazioni, distruzione campi, abitazioni e distruzione dell’ecosistema della zona) sono state 171.000.
Anche l’Italia è stata teatro di incidenti legati all’energia: si può ricordare la catastrofe della diga del Vajont (1917 morti).

Questo non vuol dire che bisognerebbe condannare l’idroelettrico, ma piuttosto, come è stato fatto, confrontare rischi e benefici perché non è detto che le alternative siano sempre migliori.

Le centrali nucleari di oggi

Contestualizzando l’accaduto e guardando al presente, oggi un “incidente” come quello che si è verificato a Chernobyl non potrebbe accadere. Infatti, la costruzione delle nuove centrali e il loro corretto funzionamento (progetti, costruzione, personale, manutenzione, smaltimento rifiuti ecc) sono meticolosamente monitorati da enti internazionali come l’IAEA e l’ONU. Inoltre, nelle centrali in funzione attualmente sono presenti sistemi di sicurezza estremamente efficienti (anche passivi) che impediscono catastrofi simili a quelle passate. Quindi nelle più recenti centrali (costruite negli ultimi decenni) e in quelle in costruzione attualmente, nelle quali è stata messa la priorità sulla sicurezza, un nuovo Chernobyl non si può ripetere.

Attualmente, l’UNSCEAR classifica l’energia nucleare tra le fonti energetiche più sicure al pari di eolico e fotovoltaico. Infatti, incidenti del genere sono stati fenomeni estremamente rari (misurati su 70 anni di utilizzo di nucleare civile) e il trend di rischio tende a diminuire. Inoltre, questi dati derivano anche dal fatto che il fatto di non attuare tutte le scelte migliori per inquinare meno significa causare vittime dovute all’inquinamento. Ad esempio, l’estrazione di centinaia di migliaia di tonnellate di terre rare finalizzate alla costruzione di pannelli fotovoltaici e pale eoliche non è assolutamente a impatto zero, anzi un approccio energetico a solo acqua sole e vento (come in molti aspirano) potrebbe rivelarsi insostenibile quasi tanto quanto un mondo a gas e carbone.

Piccola parentesi. L’estrazione di terre rare, argomento poco noto al pubblico, emette per ogni tonnellata estratta 60.000 m3 di rifiuti gassosi, 200 m3 di acidi liquidi e 1,4 tonnellate di rifiuti radioattivi. La quantità di questi scarti altamente inquinanti (troppo spesso non riciclati), confrontata con i rifiuti del nucleare, è parecchio maggiore. Infatti, per ottenere l’energia prodotta da un singolo reattore sono necessarie circa 300 pale eoliche (le quali producono energia solo per il 30%). Questo per mettere in evidenza come tutte le fonti energetiche, nucleare e rinnovabili, hanno dei punti critici che devono essere valutati e compensati in maniera razionale in modo da adottare un mix energetico bilanciato (a seconda della disponibilità delle risorse) e intelligente .

Quindi, traendo le conclusioni, non ci sono valide motivazioni per affermare che il nucleare non sia un’energia sicura. Infatti, come sarebbe insensato giudicare la qualità dell’immagine dei telvisori basandosi su quelli in bianco e nero quando la tecnologia attuale è il 4K, non ha senso basarsi su incidenti avvenuti in centrali costruite più di mezzo secolo fa. Le tecnologie attuali sono assolutamente sicure poiché progettate (e monitorate) prestando attenzione ad ogni minimo dettaglio, in modo da fronteggiare incidenti di qualsiasi tipo utilizzando sistemi di sicurezza passivi a prova di errore umano e gestiti da personale altamente qualificato. Tutto questo sotto gli occhi vigili di organizzazioni intergovernative (IAEA) che impediscono incidenti di qualsiasi tipo e assicurano la corretta gestione delle centrali, dalla costruzione allo smaltimento sicuro dei rifiuti.

Conviviamo con rischi maggiori

  • Vivere con un fumatore in casa è 600 volte più letale (aumento dell’incidenza relativa di tumori del 20-30%) che abitare a Pripyat nell’aprile del 1986 (aumento relativo dello 0,05%). Infatti, anche solamente il fumo passivo uccide più di 1,2 milioni di persone all’anno (tra le prime 20 cause di morte). Mentre, le radiazioni ionizzanti non compaiono nemmeno in classifica. Nonostante ciò, accettiamo tranquillamente che nella società esistano dei fumatori (i quali arrecano danni a se stessi e a chi vive con loro).
  • I raggi UV sono responsabili di circa il 5% dei casi di tumore totali. Il rischio di ammalarsi di tumore è migliaia di volte superiore per chi si fa regolarmente lampade oppure prende troppo sole rispetto a quello che hanno corso le vittime dell’incidente di Chernobyl.
  • Secondo uno studio di Scientific American del 2013, l’energia nucleare, dal 1971 ad oggi, ha salvato quasi due milioni di vite prevenendo l’immissione in atmosfera di miliardi di tonnellate di gas inquinanti e diminuendo il fattore di rischio dovuto all’inquinamento atmosferico.

Davide R., 5H

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