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fonte: internet

Lettera aperta ai maschi: giù le mani dalle donne

Può l’uomo essere ritenuto a prescindere colpevole di un femminicidio? Il ruolo del maschio va decostruito?

Cari lettrici e lettori, 

mi presento. Sono un freschissimo ex studente del “Catta” che scrive questa lettera puramente a titolo personale. Non rappresento nessuno se non me stesso. In quanto maschio, però, ho sentito il bisogno di dare la mia lettura su ciò che è successo dopo il barbaro femminicidio di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato, di cui non farò il nome in segno di ferma condanna del gesto, a prescindere da tutto ciò che emergerà in fase processuale. 

Prima di scrivere qualsiasi altra cosa, bisogna affermare senza se e senza ma che così non si può andare avanti. Giusto un paio di dati. L’85 – 90% di tutte le donne uccise annualmente sono vittime di femminicidio. Da almeno 30 anni, e non si sa da quanto prima ancora, è invariato il tasso di vittime femminili di omicidio su 100.000 abitanti: si aggira intorno a 0,33 – 0,35. E se già questo non bastasse, si dovrebbero ricordare tutte le denunce, anche quelle inascoltate, e i ricoveri in ospedale.

Quanto accaduto a Vigonovo ha colpito noi tutti, ma in special modo ha riacceso l’ira e lo sdegno delle donne, comprensibilmente stanche di un 2023 simile ad un bollettino di guerra. E il mio rispetto verso la loro collera è profondo e sincero, quale che sia stata la loro reazione. Da fervido sostenitore del dialogo come unica via verso il progresso, però, sono rimasto ferito dai violenti termini utilizzati e dagli attacchi sferrati al genere maschile in toto, ritenuto colpevole di questo e di altri femminicidi. 

Sembra stupido ricordarlo, ma fortunatamente la responsabilità penale di un qualsivoglia reato è, lo volesse il cielo, individuale. Per di più, mettere spalle al muro l’uomo invece di invitarlo garbatamente ad una riflessione credo dia come unico risultato il totale annientamento del confronto.

Ho ammirato, in questi giorni, la compostezza con cui Gino ed Elena Cecchettin hanno affrontato l’immenso dolore per la perdita di Giulia. Ho anche ascoltato e letto le famose dichiarazioni della sorella e, pur mettendoci tutto me stesso, non sono riuscito e non riesco tuttora a condividere a pieno quanto detto da Elena. 

“Gli uomini devono fare mea culpa, anche chi non ha mai fatto nulla, anche chi non ha mai torto un capello”. Scusami Elena, scusate lettrici, ma non lo farò. Non farò mea culpa. Non prenderò parte ad una crociata contro il maschio. E gli uomini che vi prendono parte, sbagliano, punto. Chiamatelo cameratismo, io lo chiamerò buon senso. Io non sono reo né di un brutale assassinio né di un presunto sistema patriarcale che partorirebbe simili mostruosità. 

D’altra parte, sostiene la stessa Elena Cecchettin: chi “non è un mostro” è in realtà “un figlio sano del patriarcato, della cultura dello stupro”. Giusto, condivisibile. E dunque perché mai uomini di ogni età dovrebbero sentirsi responsabili di un sistema obsoleto e anacronistico in cui sono cresciuti e da cui sono incolpevolmente marchiati? 

Possono ad un giovane essere imputati i catastrofici effetti del cambiamento climatico?

Il nocciolo della questione, perciò, cari lettori, non è il sentirsi responsabili per la morte di Giulia. Cari uomini, non siamo colpevoli. 

Ma possiamo cambiare. Tutti noi possiamo fare di più. Anzi, dobbiamo.

Al di là della follia, al di là della violenza, al di là di qualsiasi altro difetto che per natura risiede in un essere umano e che mai potrà essere arginato, noi tutti sappiamo che serve un cambiamento di rotta. Si parla di pene più severe, di maggiori tutele verso le vittime di violenza, di istruzione e di sensibilizzazione. Questo non può dipendere soltanto da noi stessi, è chiaro. Ma la rivoluzione parte da noi, dai nostri piccoli gesti quotidiani. Il che non significa rinnegare la nostra mascolinità in ogni sua (purché accettabile) sfumatura. Decostruire il maschio è sbagliato. L’imperativo è costruire l’adulto, è custodire l’educazione come un sacro e intramontabile valore, è riconoscere la dignità e la libertà femminili, è dire basta alla violenza di genere.

Ricordatevi che un vero uomo mai e poi mai sfiorerebbe una donna. E tutti nascono maschi, ma non tutti diventano uomini. 

Lorenzo A., ex 5 I

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