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IL LATO OSCURO DELLE CORSE

Per molti la Formula 1 e il motorsport in generale sono solo passioni superficiali, spettacoli in cui piloti si sfidano in  duelli irriducibili e affascinanti. Spesso tuttavia ci si dimentica della fatica e dei rischi che corrono costantemente. Si tratta di persone che sono disposte a osare più di chiunque altro. 

 

Chi può scegliere un lavoro simile? Non le persone normali questo è sicuro. Ribelli, pazzi, sognatori. Persone che farebbero qualsiasi cosa per lasciare il segno, e che sono disposte a morire pur di riuscirci.

Ecco com’era veramente la F1 degli anni Settanta e oggi racconterò il lato oscuro di quei tempi andati, che oggi sembrano molto appassionanti, ma che erano anche troppo pericolosi.

E partirò da un pilota che è entrato nel mito e che quei momenti li ha vissuti in prima persona: Niki Lauda. 

E’ stato un pilota dal talento eccezionale, con una meticolosità tale da essere soprannominato “Il computer” e una conoscenza della vettura impareggiabile. Una persona dal carattere caparbio e anche sfrontato. Famoso in questo senso è l’episodio in cui, dopo essere appena approdato in Ferrari, aveva definito la monoposto “una m**da” con Enzo Ferrari che era lì accanto. Di lui potrei raccontarvi della sua rivalità con James Hunt o di quelle sue gesta che sono entrate nella leggenda. Le vetture sfrecciavano l’una accanto all’altra sfiorando i trecento chilometri orari, e a quei tempi  a pochi importava quanto fosse sicura o meno una monoposto.

Ogni anno venticinque piloti prendevano parte al campionato mondiale di F1 e ogni anno due di loro perdevano la vita. A te, caro lettore, può sembrare una cifra comunque accettabile. Vorrebbe dire solo l’otto percento dei piloti. Loro però non erano numeri, erano persone, persone vere, con una famiglia, degli amici. Pensa alla tua classe e al fatto che quei piloti erano come compagni, al fatto che se eri fortunato vedevi gli altri andarsene, e non te ne andavi tu.

Niki Lauda è stato uno dei pochi che ha vissuto entrambi gli aspetti di quella F1, e uno dei pochissimi che è riuscito a raccontarlo. Era il 1 Agosto 1 1976 sul circuito del  Nordschleife. L’auto, dopo aver sbattuto violentemente contro le barriere, aveva preso fuoco, ma dopo soli quaranta giorni Niki Lauda, con la testa ancora fasciata e le ferite parzialmente aperte, era tornato sull’auto. Il fatto però che il pilota avesse deciso di tornare così presto a correre, non deve far illudere sulla reale pericolosità dell’incidente. E soprattutto si deve ricordare che le condizioni in cui quel Gran Premio si svolse non erano affatto favorevoli, molti piloti si opposero, ma agli sponsor e alla radio non interessava, l’importante era fare soldi, anche a scapito dei piloti.

Questo non fu che uno dei tanti episodi della F1 in cui ciò accadde e perfino in quello stesso anno a Suzuka, in cui la pioggia era troppo intensa, si è corsi ugualmente.

Ora avanzerò di qualche anno, fino al 1982, l’otto Maggio per essere precisi. Siamo a Zolder, in Belgio e si stanno svolgendo le qualifiche. Il protagonista stavolta è Gilles Villeneuve, detto “l’aviatore” a causa del suo stile di guida. Si stanno svolgendo le qualifiche e mentre sta girando ha un contatto con Jochen Mass con risultati catastrofici. La sua monoposto si solleva e lui è scagliato fuori dalla vettura. Morirà poco dopo all’ospedale di Leuven, dove era stato portato in condizioni gravissime.

L’anno successivo la FIA cambiò il regolamento che bandì le auto a effetto suolo, ma ormai per il povero Gilles non c’era più nulla da fare.

Ed infine narrerò ciò che accadde, il primo Maggio del 1994 ad Imola . Sul circuito Italiano si stava per disputare il terzo Gran Premio della stagione, che verrà ricordato come uno dei più tragici. Il venerdì infatti Rubens Barrichello ebbe un grave incidente, la sua Jordan infatti si capovolse più volte e il pilota stesso perse i sensi. Il giorno dopo invece, durante le qualifiche, Roland Ratzenberger, al suo terzo Gran Premio in assoluto, perse la vita schiantandosi a 314 km/h.

Dopo alcune discussioni da parte dei commissari di gara si decise che la gara di Domenica si sarebbe svolta ugualmente. In pole position c’è Ayrton Senna che condurrà la gara fino al settimo giro, quando, a causa della rottura del piantone dello sterzo, andò a sbattere violentemente contro le barriere della curva del tamburello. Purtroppo il brasiliano morirà alle 18:40 dello stesso giorno all’Ospedale Maggiore di Bologna.

E così concludo questo racconto, la storia di tre piloti che hanno saputo entrare nel cuore degli appassionati, e che erano disposti a tutto pur di riuscirci.

 

Emanuele F 2A

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