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LeBron James, dalle stalle alle stelle

Ad Oklahoma nella notte tra il 7 e l’8 febbraio LeBron James supera il record di punti detenuto per oltre 40 anni da Kareem ABdul Jabbar e diventa leggenda

Al PayCom Center, palazzetto degli Oklahoma City Thunder, nella notte tra martedì 7 e mercoledì 8 febbraio si è giocato il match tra i padroni di casa e i Los Angeles Lakers che, agli occhi di tutti gli appassionati di basket, poteva sembrare una normale gara di regular season di NBA (National Basketball Association) in cui invece è stata fatta la storia da un uomo che da 20 anni a questa parte domina in questo sport. LeBron Raymone James Sr. infatti è diventato il miglior realizzatore della NBA, superando il record imbattuto per 40 anni di 38.387 punti di Kareem Abdul-Jabbar, ex leggenda dei Lakers e dei Milwaukee Bucks che un po’ come James ha dominato i palazzetti negli anni ‘70 e ‘80, con una prestazione da 38 punti, 7 rimbalzi, 3 assist e 3 recuperi.
E’ inutile dire che il percorso che ha compiuto LeBron fino ad arrivare a quella notte è semplicemente immenso. Nato nei quartieri più malfamati di Akron, una cittadina dell’Ohio a 64 chilometri a Sud da Cleveland, James viene cresciuto con mille difficoltà economiche dalla madre Gloria e dalla nonna Frida perché suo padre scompare subito dopo aver saputo della sua nascita. Di questo LeBron in futuro torna a parlare dicendo che il pensiero di esser cresciuto senza un padre non lo ha mai abbattuto, ma, anzi, lo ha aiutato a migliorarsi costantemente. La vita del piccolo James sembra andare in rovina quando la nonna Frida, l’unica a riuscire a mantenere economicamente la famiglia, muore d’infarto. LeBron passa infatti le sue giornate quasi sempre solo, in uno dei peggiori ghetti di Akron avvicinandosi sempre più alla vita criminale e al mondo della droga. Frequenta in maniera occasionale la

scuola e, dopo l’ennesima assenza, il suo amico Frenk Junior spiega la situazione di James a suo padre Frenk Walker che prende a cuore la vicenda e decide di aiutarlo ospitandolo a casa sua fin quando la madre Gloria riuscirà a risolvere i suoi problemi economici e a trovare una dimora stabile. Il signor Walker ricopre una figura paterna nella vita di LeBron perché, non solo lo toglie dalla strada, ma anche perché, essendo un allenatore di basket, gli fa conoscere il gioco e lo inserisce nella sua squadra. James si innamora follemente di quello sport, pur giocando allo stesso tempo sia a basket sia a football americano. Dimostra un atletismo fuori dal comune che lo porta a dominare fin da subito e che attira gli occhi dei social media. Quando il giovane passa alla High School, il palazzetto della scuola è sempre pieno per vederlo giocare e, quando la squadra degli Irish in cui gioca vince il campionato statale, alcune sue partite iniziano ad essere mandate in onda da ESPN, una delle più famose emittenti televisive statunitensi che trasmette 24 ore su 24 programmi sportivi. Il suo successo è noto a tutti gli occhi statunitensi tanto che finisce sulla copertina del magazine “Sport Illustrated” con la scritta “The Chosen One” ovvero “Il prescelto”. Alla fine della High School, nel marzo 2003, decide che non andrà al College e infatti si rende eleggibile al Draft NBA dato che ormai Lebron è sul taccuino di tutti gli scout NBA. La prima scelta del Draft 2003 viene assegnata forse per destino ai Cleveland Cavaliers, proprio la squadra dello stato di LeBron che ovviamente viene selezionato alla chiamata numero 1, nonostante la presenza al Draft di altri grandi giocatori come Carmelo Anthony, Dwyane Wade e Chris Bosh. Da questo momento inizia quindi la sua carriera in NBA, fatta di alti e bassi, di sconfitte e di vittorie, di tanta amarezza e di tanta gloria. Infatti LeBron non riesce a vincere il titolo fino alla sua nona stagione in NBA, pur dimostrando di essere il giocatore più forte della lega a soli 20 anni. Inoltre dopo il suo trasferimento dai Cavaliers ai Miami Heat James riceve non solo le critiche di molti ex giocatori iconici come Jordan, ma soprattutto viene largamente disprezzato dai suoi ex tifosi che vedono il suo trasferimento come un vero e proprio tradimento. Nel 2011-2012 però finalmente arrivano buone notizie perché LeBron vince il suo primo anello grazie all’aiuto dei compagni Wade e Bosh e nella stagione successiva gli Heat vincono il loro secondo titolo consecutivo, anche grazie all’arrivo di Ray Allen, uno dei migliori tiratori di sempre. LeBron è ad un passo dal riuscire nell’impresa di ottenere un Three Peat, che consiste nel vincere tre anelli consecutivamente, provando ad imitare ciò che avevano già realizzato prima di lui giocatori del calibro di Kobe Bryant, Michael Jordan e Shaquille O’Neal. Purtroppo però ancora una volta il destino è avverso al cammino di James dato che Miami perde in finale contro i San Antonio Spurs di Tim Duncan e del mitico allenatore Gregg Popovich e alla fine della stagione 2013-2014 il ragazzo di Akron amareggiato dalla sconfitta e afflitto dalla nostalgia di casa capisce che non avrebbe dovuto abbandonare così Cleveland e i suoi tifosi o per lo meno non prima di non avergli regalato il loro primo anello. LeBron torna quindi a Cleveland nella stagione 2014-2015 ponendosi, come all’inizio della sua carriera, l’obiettivo di vincere l’anello con i Cavaliers e promettendo che non se ne sarebbe andato senza prima esserci riuscito. Nella stagione successiva il ‘prescelto’ si guadagna l’immortalità cestistica e il soprannome di ‘King James’. Aiutato dal solo compagno Kyrie Irving riesce a battere i Golden State Warriors di Stephen Curry, Draymond Green e Klay Thompson nella loro stagione da record condito da 73 vittorie e solo nove sconfitte nella regular season. Infatti, dopo essere andati sotto per 3-1, i Cavaliers riescono a rialzarsi grazie a delle prestazioni formidabili da parte di LeBron arrivando in una folle e insperata gara sette. Ed è quando, ad un minuto dalla fine dell’ultimo quarto di partita Andre Iguodala, ala piccola dei Warriors, viene stoppato con una giocata maestosa da parte di James, che tutti capiscono che quello è l’anno dei Cavaliers. Il 20 giugno 2016 Cleveland vince il suo primo anello grazie ad una tripla realizzata da Irving

proprio in faccia al grande rivale Curry. Dopo questo miracolo sportivo LeBron prova a ripetere l’impresa, ma gli anni successivi, con l’aggiunta di Kevin Durant al team di San Francisco, Golden State diventa imbattibile e LeBron decide di lasciare Cleveland in cerca di una nuova sfida. Con un addio un po’ più glorioso del precedente James passa ai Lakers nella stagione 2018-2019; arriva nell’ex squadra del suo idolo Kobe Bryant quando la franchigia è in difficoltà e a secco di titoli da diversi anni. Una sfida che, se per molti sembra quasi impossibile, risulta essere per LeBron quasi una passeggiata dato che vince l’anello con l’aiuto di Anthony Davis alla sua seconda stagione con i gialloviola, quella giocata nella bolla di Orlando a causa dello scoppio della pandemia di Coronavirus.
Inoltre negli ultimi anni, oltre al basket, LeBron si è schierato tra le prime fila nella battaglia combattuta dal movimento “Black Lives Matter”, opponendosi al presidente Trump in sostegno delle proteste per i diritti civili e contro le discriminazioni, affermando che il “Black Lives Matter” non è solo un movimento ma anche uno stile di vita. Ovviamente si può immaginare quanto forte possa essere stata una scelta del genere a livello mediatico da parte di una delle persone più seguite e quindi più influenti del paese. Dopo di lui infatti molti giocatori sia di carnagione chiara sia di carnagione scura hanno protestato, rifiutandosi di giocare nelle partite più importanti del finale di stagione.
Il suo impegno nel sociale non ha di certo però lasciato trascurato quello dedicato alla cosa che ama più di tutto ovvero la pallacanestro. Nonostante l’età che avanza infatti LeBron continua a dare il 100% di sé cercando di battere record su record in modo da porre fine al continuo dibattito su chi sia il più forte di tutti i tempi tra lui e Michael Jordan. Sicuramente il fatto di esser diventato il miglior marcatore di tutti i tempi della lega gioca a favore di James. Anche se LeBron non dovesse più vincere, rimarrebbe comunque nella storia del gioco non solo per quello che ha fatto nella sua carriera da professionista ma per tutto ciò che ha passato dimostrando che spesso il destino ci può mettere di fronte a scelte difficili, ma per superarle bisogna saper trasformare la propria rabbia in motivazione proprio come ha fatto LeBron James, un semplice bambino nato in uno dei peggiori ghetti di Akron.
Alessandro D’A., 4^M

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