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VIVA LA VIDA, VIVA FRIDA

“Spero che la fine sia gioiosa e spero di non tornare mai più.”: queste le ultime parole del diario di Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón, più comunemente conosciuta come Frida.

La prima immagine che ci appare in testa sentendo nominare la pittrice messicana è pressochè la stessa per tutti: lo sguardo fiero, il monociglio, i fiori tra i capelli e i colori brillanti, vivi. Eppure c’è molto di più dietro questa figura ormai standardizzata: una storia di sofferenza, dolore, ma al tempo stesso di libertà e di vita; una donna indipendente, unica, rivoluzionaria, anticonformista e femminista. In una sola parola: Frida.

Alcuni sprazzi della sua vita sono stati portati sul palcoscenico del Teatro Agnelli di Torino il 2 marzo con lo spettacolo in lingua spagnola “Viva la vida!”, monologo scritto da Pino Cacucci e interpretato dall’attrice italo-uruguaiana Annapaola Bardeloni. Fondamentali le musiche scelte, non semplici accompagnamenti, bensì parte integrante e insostituibile dello spettacolo: “Volver, volver” e “La llorona”, entrambe canzoni di Chavela Vargas, una delle amanti di Frida. Dall’incidente al matrimonio con Diego Rivera, dai tradimenti di quest’ultimo all’aborto spontaneo di Frida: la sua vita, le sue emozioni, il suo dolore rappresentati efficacemente su un semplice palco. Particolare la scelta di alternare lo spagnolo e l’italiano nel monologo, soprattutto con l’approssimarsi della morte di Frida: man mano che la fine della sua vita si avvicinava, infatti, la pittrice sentiva sempre più sue le diverse etnie dei propri antenati (tedeschi, ungheresi, spagnoli, messicani, amerindi…)

Tutti avremmo certamente preferito che Frida non avesse sofferto così tanto, ma, come recita il titolo di uno dei suoi ultimi quadri e dello spettacolo “Viva la vida!”, la pittrice messicana non si è arresa mai, proprio per amore della vita, nonostante i tormenti. Un messaggio non semplice da trasmettere e che, invece, risulta chiaro e sconvolgente, lampante, attraverso le sue opere. Dunque non ci resta che inneggiare a  Viva la vida e viva Frida.

Gaia, 3G

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