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Un’esperienza in Sudafrica

Ecco un’altra esperienza di soggiorno studio all’estero insolita: Giuditta Giorcelli ha scelto il Sudafrica.
Per quale motivo hai scelto il Sudafrica?
Volendo partire per un paese anglosassone con il progetto di scambio dell’associazione “Mondoinsieme”, ho optato proprio per il Sudafrica perché ha una cultura particolarmente diversa da quella europea e anche una storia molto significativa: il Sudafrica è infatti un paese che, combattendo, ha compiuto enormi progressi verso l’uguaglianza tra etnie, e che ha ottenuto l’abolizione dell’apartheid grazie ad un grande personaggio quale è Nelson Mandela. Dunque, desiderando vivere a contatto con una popolazione che nell’arco di alcune decine di anni ha subito un tale stravolgimento dell’idea di uguaglianza e della parità di diritti, ho scelto il Sudafrica!
Quando sei partita? Quanto è durata la vacanza studio?
Sono partita l’8 luglio e sono tornata il 31 dicembre, rimanendo in Sudafrica per quasi sei mesi. Sono arrivata appena pochi giorni prima dell’inizio della scuola, in modo tale da potermi adattare al posto e alla pronuncia, molto diversa da quella cui ci si abitua durante le lezioni di inglese in Italia.
Dove hai alloggiato durante la tua permanenza in Sudafrica?
Sono stata in tre diverse famiglie coloured, ovvero mulatte, ma non in tutte mi sono travata molto bene: infatti, nella prima in cui sono stata accolta ho avuti diversi problemi con la madre, che mi permetteva di comunicare via skype con i miei genitori solamente se andavo a messa con lei e che mi poneva delle limitazioni sul cibo; fortunatamente, dopo venti giorni mi hanno trasferita in una nuova famiglia, nella quale non sono rimasta molto a lungo poiché era situata in un quartiere malfamato. Dunque, ho cambiato casa e famiglia per la terza volta, che fortunatamente è stata l’ultima: in questo caso mi sono trovata benissimo, anche perché coloro che mi ospitavano avevano una mentalità più simile a quella europea e potevano garantirmi un livello di vita benestante.
Che tipo di scuola hai frequentato durante questi sei mesi? In che modo sei stata accolta?
La scuola in Sudafrica è divisa in quattro trimestri, chiamati term, tra i quali vi sono delle brevi vacanze. Io ho frequentato una scuola semi-privata durante il term 4, nonché l’ultimo. Per quanto riguarda l’accoglienza, non avrei potuto desiderarne una migliore: i ragazzi sudafricani sono molto curiosi di conoscere gli studenti europei e la loro cultura, quindi fanno una marea di domande e cercano di coinvolgerli nelle loro attività. Con me sono stati davvero gentilissimi, e hanno dimostrato di avere una mentalità aperta, contrariamente ad alcuni adulti neri tra i quali, purtroppo, permangono alcuni atteggiamenti e alcune ideologie ispirate all’apartheid. Ho stretto diverse amicizie durante la vacanza, in particolare con una ragazza del posto che è stata la mia migliore amica durante l’intera permanenza e con cui continuo a sentirmi.
Il 5 dicembre del 2013 l’intero mondo ha pianto la morte di Nelson Mandela. Come è stata vissuta in Sudafrica la perdita di Madiba?
Io e delle mie amiche, già prima che Mandela se ne andasse, avevamo programmato di andare in città, e il decesso è avvenuto proprio la sera prima del giorno prestabilito. Giunte in città, il solito caos, caratteristico della zona, era stato rimpiazzato dal silenzio assoluto, le persone che prima ballavano e suonavano per le strade sembravano morte con lui. Per le vie vi erano cartelloni, foto, memorial, fiori e scatoloni in cui imbucare messaggi, pensieri e preghiere per “Il padre del Sudafrica”.
Dopo questo primo giorno di shock, in molte città si sono tenuti discorsi, canti, balli, e persone bianche, nere e coloured hanno pianto la sua morte, tutte insieme, tutte uguali. Madiba era morto, ma la forza del suo pensiero non poteva morire.
Quali effetti ha avuto su di te questa esperienza? La consiglieresti ad altri?
Sicuramente è stata un’esperienza unica nel suo genere, che non solo ha raggiunto il suo principale obiettivo, ma che mi ha fatta crescere come persona: ho imparato ad autogestirmi meglio, ho conosciuto una realtà molto diversa da quella italiana e ho stretto amicizie con persone stupende, compresa la mia terza famiglia. È assolutamente un’esperienza indimenticabile, la consiglio a chiunque abbia voglia di conoscere nuove culture, differenti da quella europea. ​

Eugenia Racanella
Camilla Corsetti

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