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STORIA DEL MAKE-UP

“Tutte le donne hanno bisogno del make-up. Non permettete che qualcuno vi dica una cosa differente.” Così recita un famoso aforisma del drammaturgo e attore Tracy Letts. Pertanto non è detto che una ragazza che si rifiuta di uscire di casa senza un po’ di fondotinta e mascara si senta insicura del proprio aspetto, semplicemente si “decora”. Infatti il termine “cosmesi” deriva dal greco kósmēsis, ovvero “l’azione di adornare”. Ma dove e quando è nata quest’arte?

Tutto ebbe origine circa nel 4000 a.C., all’epoca degli antichi Egizi, quando donne, ma anche uomini, di ogni estrazione sociale erano soliti schiarirsi la pelle con polvere di alabastro e di carbonato di soda mista a miele. Icone come Nefertiti e Cleopatra contornavano gli occhi non un bastoncino intinto di kohl, meglio noto come kajal, con un duplice scopo: protezione da sole, vento e insetti, e religioso, in quanto si credeva che il trucco fosse apprezzato dagli dei e che la bellezza proteggesse i mortali dal male.

Nell’antica Grecia e a Roma le donne si cospargevano il corpo di gesso e biacca, niente meno che carbonato basico di piombo. A lungo andare queste sostanze corrodevano la pelle e potevano persino portare alla morte. Ma a quanto pare il motto “se bella vuoi apparire, un po’ devi soffrire” era un vero culto per queste civiltà ossessionate dalla perfezione.

Se nell’antico Egitto il trucco abbondante attraeva gli dei, durante il Medioevo la Chiesa condannò questa pratica, la quale avrebbe condotto alla dannazione eterna! Ma ecco che, superati i secoli bui, il Rinascimento riportò colori e luce al mondo del make-up. La donna dalle forme generose e dalla pelle bianca si impone nuovamente come canone di bellezza. Per mantenere la pelle chiara, simbolo di nobiltà, si ricorre a ombrellini e si ripassano con una matita blu le righe delle vene per enfatizzarle.

Due icone dei secoli a seguire saranno la regina Elisabetta I e Maria Antonietta. La Vergine di Ferro dimostra la stessa età nei quadri da ventenne e da settantenne. Quest’immortalità è resa possibile da una maschera, spessa quasi due centimetri, di piombo e arsenico, tenuta addosso fino a un mese di fila (la sovrana non aveva certo il tempo di struccarsi a causa dei suoi numerosi viaggi), rimossa poi con una sostanza a base di mercurio! Invece, se non è per il suo décolleté bianco, la Signora Deficit è nota per le sue acconciature costruite, in casi estremi, su impalcature di legno erette verso l’alto, poi protette da una gabbia di ferro che permetteva alla regina di coricarsi e riposare senza che i topi facessero il nido dentro a quella massa di capelli unti (perché dovete sapere che è preferibile non lavarsi per non prendere il colera piuttosto che utilizzare l’acqua contaminata!). Sempre nel Barocco si diffonde la moda dei nei finti, toppe in velluto nero attaccate sulla pelle con la saliva, un tempo per coprire cicatrici, e poi veri accessori, disponibili anche a forma d stella o mezzaluna.

Spostandoci in Oriente, più precisamente in Giappone, possiamo incontrare le bellissime geishe. Queste donne dalla pelle porcellanata e le movenze armoniose ci servono una tazza di tè, sfoderandoci un meraviglioso sorriso… nero! E già: molte donne asiatiche adottano la pratica dello Ohaguro, la quale consiste nel tingersi i denti di nero ingerendo giornalmente una miscela di polvere di ferro e tè aromatizzata da chiodi di garofano e cannella. Si riteneva che quest’usanza potesse proteggere i denti dalle carie (quando al contrario avvelenava le donne) oltre che rimediare a un fattore estetico: infatti la pelle candida avrebbe fatto apparire i denti giallognoli, pertanto perché non annerirli del tutto, creando così un armonioso distacco?! Questa pratica fu vietata solo nel 1873, quando l’Imperatrice apparve in pubblico con una perfetta dentatura avorio.

Ancora al tramonto dell’800 e all’alba del ‘900 vengono venduti prodotti killer, come il Laird’s Bloom of Youth (una delle prime creme anti-età della storia) che causava affaticamento, perdita di peso, nausea, mal di testa, atrofia muscolare, o la paralisi nelle clienti, e il mascara Lash Lure, che provocò 16 casi di cecità. Insomma, le sventure delle donne che amavano truccarsi continueranno fino agli anni ’40 del Secolo Breve.

In seguito, fondotinta, fard, cipria, ombretti, rossetti saranno realizzati con ossidi di ferro e polveri di origine naturale, prodotti compatibili con la pelle e con i ritmi di una donna nuova, lavoratrice ed emancipata. Le donne con pelli scure ed ispaniche soddisfaranno le loro esigenze solo negli anni ’90, quando la modella Iman (di origini senegalesi) immise sul mercato una linea di fondotinta pensata per questo settore di consumatrici.

Anche se in parte questo articolo potrebbe essersi trasformato in un racconto dell’orrore, bisogna ammettere che è stato un viaggio bizzarro e curioso, no?

Vorrei concludere consigliando alle ragazzelettrici di non seguire troppo i tutorial di maquillage che si ritrovano in rete, i quali mostrano contouring che tendono a modificare i lineamenti del viso. Il trucco pesante deve essere usato solo dagli attori per interpretare i vari personaggi! Sentitevi bellissime e affascinanti anche appena sveglie, occhiaie comprese!

Laura, 3A

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