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SERMIG: CAMBIARE LE COSE, SCEGLIERE DI ESSERE DIVERSI

L’ “Arsenale della pace” : il luogo in cui si prova a cambiare qualcosa. Perché se la maggioranza si chiude in se stessa e pensa al proprio particolare, a qualcuno il prossimo importa, eccome. Anzi, sono tanti i volontari del Sermig che ogni giorno danno, in quantità diversa, il loro contributo aiutando migliaia di senzatetto e non solo.
Anche se molti sanno dell’esistenza di questo luogo, forse non tutti sanno ciò che accade là dentro. Oltre infatti ai vari incontri promossi, al Sermig si salva la vita di molte persone e non con le parole, ma con i fatti. A farlo non sono dei supereroi con chissà quali poteri magici, ma giovani come noi, solo un po’ più grandi, che hanno il coraggio di fare una scelta tutt’altro che facile e scontata.
Giovanni è uno di loro. Giovanni all’inizio è uno che non ha le idee molto chiare su cosa vuole fare “da grande”. Inizialmente sono i genitori a decidere per lui. Lo mandano in un liceo classico in cui passerà 5 anni non proprio semplici. Riesce però a uscirne ma a quel punto non c’è più scampo, tocca a lui scegliere cosa diventare. Di una cosa è sicuro: non riesce a sopportare le ingiustizie. Su consiglio del fratello maggiore decide quindi di studiare giurisprudenza e i risultati sono molto buoni. Si sente però ancora non completamente soddisfatto. È strano: all’università i voti sono pressoché eccellenti e i soldi non mancano, anzi. Eppure una sera torna a casa completamente stressato, in una di quelle giornate da dimenticare, da cancellare. Quella sera gli capita sottomano un libro “La gioia di rispondere sì”.Quel libro è particolare. Quel libro parla di giustizia, ma quella vera non quella “a parole”. Quel libro racconta cosa succede al Sermig e Giovanni rimane folgorato: finalmente tutte le idee confuse che aveva in testa diventano chiare. Ora ha finalmente la forza di decidere. Decide infatti di rinunciare a un viaggio a Vienna, un viaggio organizzato già da parecchio tempo, un viaggio per andare a divertirsi. Va a Torino, vuole vedere se questo posto esiste veramente. Giovanni è una persona pragmatica a cui piacciono poco le belle parole, a lui piacciono molto i fatti. E al Sermig è rimasto.
Cosa ci mostra una storia come questa? Che il mondo non si cambia a parole, ma scegliendo di essere diversi dalla massa, aiutando il prossimo, capendo che il bene che si dona torna indietro, in qualche modo. E soprattutto bisogna ricordare che il mondo si cambia non solo con le grandi azioni, ma anche con i piccoli gesti quotidiani.
Il primo, semplice passo è avere il coraggio di distinguere la felicità illusoria da quella vera.

Antonio Ambrosino

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