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SCEGLIETE TRAINSPOTTING 2

Il sequel è sempre peggio dell’originale, ma “Trainspotting 2” non delude, e vi aspetta nelle sale con lo stesso regista e gli stessi attori del “Trainspotting” di 20 anni fa. Eravamo fermi al 1996 e improvvisamente scopriamo che cosa ne è stato di Mark Renton, protagonista del “Trainspotting” originale, scappato con tutti i soldi dei suoi amici scegliendo la vita, rigando dritto. Il regista è sempre l’infallibile Boyle, una garanzia per quanto riguarda i film indie-generazionali, il quale si basa sul romanzo “Porno” di Irvine Welsh, séguito naturale del primo “Trainspotting”. Anche gli attori rimangono gli stessi:  Ewan McGregor (Mark), Robert Carlyle (Franco/Begbie), Jonny Lee Miller (Sick Boy) ed Ewen Bremner (Spud). Le aspettative dei presenti in sala sono alte, principalmente perché “Trainspotting” è uno di quei film che colpisce intensamente in due sole direzioni: o ne rimani talmente affascinato da andare a vedere il sequel, sperando che non sia il solito film da incassi, o ti dimentichi di averlo visto. “Trainspotting 2” ha dei punti forti non da poco e quello fondamentale è sicuramente la continuità con il primo, data dal fluire della storia e dalla presenza degli stessi personaggi; forse in questo ci sono addirittura più scene comiche (emblematica la scena per la quale vale la pena di rimanere incollati allo schermo per tutto il film, ossia una commemorazione storica durante la quale Mark e Sick Boy rubano portafogli, ma si ritrovano a cantare sul palco una canzone popolare improvvisata, osannati dai presenti-derubati), ma quelle forti non sono da meno. Il problema della droga è chiaramente centrale anche nel sequel, ma sembra tutto più legato alla sfera dei rapporti umani, al cercare di fare questo grande passo nella vita adulta e nella maturità che nessuno di loro sembra essere riuscito davvero a fare, nemmeno Mark, che pure sembrava esserci così vicino. Non mancano le scene trash del tutto evitabili e che sembrano voler dare un senso di continuità troppo forzato, come il monologo di Renton che riprende i tratti dell’originale “Vado avanti, rigo dritto, scelgo la vita […]” che questa volta si scaglia contro i social e le cose più moderne, eppure distruttive, proprie della società in cui viviamo. È un collegamento troppo ragionato, a cui preferiamo la scena della macchina in cui Renton viene quasi investito mentre corre: è una ripresa del passato senza impegno, che fa sorridere chi ricorda bene il primo film e non fa alzare le sopracciglia con aria di sufficienza. “Trainspotting 2” è geniale, impattante, fa venir voglia di farsi rivedere e proprio per questo non vi sveliamo altro sulla trama. La morale della favola è che nessuno cambia mai completamente, cosa che ci dimostrano tutti i personaggi. L’età non li ha di certo fatti maturare, il rancore covato in questi 20 anni non si è affatto smorzato e in fondo gli errori non fanno che ripetersi: che perseverare sia solo umano e non diabolico?

 

Claudia De Medio 5^G

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