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POLITICALLY CORRECT: “DITTATURA” MODERNA ?

                                                                                  30/01/2021

Il tema del politicamente corretto nasce negli anni ’30, ma ottiene una maggiore diffusione negli anni ’60 e  negli anni ’90, dopo la fine della Guerra fredda.  Al giorno d’oggi l’argomento sta diventando sempre più centrale grazie anche al ruolo dei social, arrivando a condizionare la vita di tutti noi. Infatti frequentemente si verificano casi in cui noti personaggi vengono accusati di utilizzare termini discriminatori nei confronti di una determinata categoria sociale.

Una delle ultime bufere che ha fatto scalpore ha coinvolto il celebre musical “Grease”, a cui sono state rivolte numerose critiche provenienti dal web circa gli atteggiamenti misogini e sessisti presenti nel film. Molti hanno lamentato l’assenza di coppie omosessuali e di personaggi di colore. Alcuni l’hanno addirittura accusato di incitare alla violenza sessuale.  In particolare analizzando i testi delle canzoni proposte, come ad esempio “Summer Nights”, sono state trovate delle frasi accondiscendenti verso questi tipi di abusi. La risposta da parte dei fan e dei produttori non è tardata ad arrivare ed ha messo a tacere tutte quelle critiche che si sono rivelate infondate. La storia di Grease è ambientata in un contesto storico in cui negli istituti scolastici non erano presenti studenti afroamericani e l’omosessualità era vista come un tabù. Il musical si prefigge esclusivamente di rappresentare la società degli anni ’50, caratterizzata da una mentalità retrograda e sessista. Secondo i produttori, dunque, sarebbe insensato stravolgere la visione collettiva dell’epoca al fine di dare ascolto a polemiche sterili, in quanto si priverebbe il racconto della sua vera natura.

Negli anni l’ideologia del politicamente corretto si è fatta strada nella società ottenendo crescenti opposizioni, che le attribuiscono un modus operandi analogo alla censura.  Moltissimi ritengono che questo atteggiamento sia potenzialmente dannoso poiché non punta a risolvere il problema, ma tende ad oscurarlo.  Si è parlato anche dell’ipocrisia che si cela dietro il finto perbenismo che contraddistingue questa politica, perché attraverso l’utilizzo di termini non discriminatori illudono le minoranze di una loro inclusione, nonostante ci sia la volontà da parte della maggioranza di emarginarle.  I sostenitori del politicamente corretto predicano l’uso di un linguaggio appropriato, ma non agiscono concretamente modificando il loro stile di vita e le loro relazioni con le categorie escluse.

Uno dei settori che più ne ha pagato le conseguenze è stato quello cinematografico, che sembrerebbe ormai schiavo di questo sistema ipocrita, che mira ad un’omologazione tematica e priva i registi di una loro autonomia. Secondo alcuni rumors gli studios di Hollywood avrebbero intenzione di assegnare l’ambito premio Oscar solo ai titoli che possono avere un attore protagonista appartenente ad una minoranza etnica o un cast intero composto per il 30% da donne, disabili e omosessuali. Questa proposta prevista per l’edizione del 2024 pone nuovi standard da rispettare e spinge gli sceneggiatori a sviluppare storie più articolate che siano il riflesso di una società variegata e senza pregiudizi. In merito alla questione si sono espressi personaggi illustri come Gabriele Muccino, il quale ha sostenuto che il cinema non deve mai pensare in modo morale e che i parametri della censura limitano la libertà di pensiero e la creatività artistica dei registi.  Pare dunque che il politicamente corretto sia destinato ad avere ancora lunga vita e ad ottenere un ruolo preponderante nella nostra quotidianità.

Arianna, 4I

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