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MAMMA, SONO SULLA LUNA! – CHARLES DUKE ATTERRA A TORINO

Quando sentiamo parlare di allunaggio e Nasa pensiamo subito all’Apollo 11 e alla celebre “È un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità”, dimenticandoci che in realtà l’uomo è giunto sul nostro satellite  ben altre cinque volte, per un totale di 12 moonwalker.

Alcuni di voi, però, forse si ricorderanno anche dell’altra voce, dal tipico accento del Sud degli USA, che dialogava da Houston con i 3 astronauti dell’Apollo 11. Quella voce era proprio quella di Charles Duke, che invece sarà protagonista della missione Apollo 16 insieme a John Young nel 1972, diventando il più giovane astronauta ad aver camminato sulla Luna.

Charlie, ormai 84enne, non ha comunque smesso di viaggiare, anche se si limita a questo pianeta. Quest’anno, in occasione del 50esimo anniversario del primo allunaggio, è atterrato anche a Torino, alla Cavallerizza Reale, il 17 e il 18 novembre.

L’astronauta ha condiviso con il pubblico i momenti salienti della sua carriera, filmati e fotografie della missione Apollo 16 e alcuni aneddoti. “Da piccolo non volevo diventare un astronauta, non c’erano programmi che potessero offrirmi questa possibilità. Se avessi detto a mia mamma che un giorno avrei camminato sulla Luna, probabilmente mi avrebbe mandato in un ospedale psichiatrico.”

Eppure, sulla Luna, Charlie ci è arrivato grazie ad una serie di coincidenze e occasioni colte “al volo”, letteralmente, poiché è grazie al suo ingresso nell’Airforce, dopo un periodo nella Marina, che riesce ad accedere al programma astronauti. “In realtà ero più agitato quando ero Capcom [ndr. radiofonista che tiene in contatto gli astronauti in volo nello spazio con il centro di controllo a terra] che durante il mio viaggio verso la Luna.” Se si ascoltano le registrazioni della missione Apollo 11, infatti, si percepisce il nervosismo della sua voce causato da vari problemi tecnici (al computer di bordo, di traiettoria, di carburante…) e, una volta che il modulo lunare raggiunse finalmente il suolo, Duke incespicò sulla parola “tranquillity” che, per l’emozione, si trasformò in “twank”: “Roger, Twank… Tranquility, we copy you on the ground. You got a bunch of guys about to turn blue. We’re breathing again. Thanks a lot!” (“OK, Twank..Tranquillity, vi vediamo al suolo. Avete fatto diventare blu un bel gruppo di ragazzi. Ricominciamo a respirare. Grazie mille!”).

Dopo due anni di addestramento, Duke e Young finalmente atterrarono sulla Luna: erano entrambi preparati nel dettaglio, avevano imparato a memoria le informazioni necessarie per gli esperimenti e avevano addirittura un rover per esplorare i dintorni. Ovviamente non vedevano l’ora di uscire dal modulo lunare e di calpestare quel suolo che solamente altri 8 uomini prima di loro avevano avuto il privilegio di toccare. “Fu a quel punto che il controllo missione ci ordinò di andare a dormire. Immaginate di esservi preparati per due anni per quel momento, di aver viaggiato nello spazio e di essere atterrati sulla Luna e, poco prima di scendere, vi ordinano di dormire. Ovviamente era impossibile addormentarsi e dovetti prendere un sonnifero.”

L’unico pensiero che pervadeva la mente di Duke era “Sono sulla Luna”. “Non è mai stato come un sogno, è stata un’esperienza reale,” afferma l’astronauta. Charlie e Young improvvisarono inoltre delle Olimpiadi lunari, battendo il record di velocità sulla Luna con la loro auto (circa 17 km/h) e anche quello di salto in alto. Con tutta l’attrezzatura, sulla Terra, pesavano 165 kg, ma, sulla Luna, soltanto 27 kg. “Quello fu l’unico momento in cui ebbi paura. Quando saltai particolarmente in alto per superare il nostro record, inciampai all’indietro. Il mio zaino di sopravvivenza, che conteneva il supporto vitale, era sulla mia schiena. Per fortuna riuscii a girarmi su un fianco: se l’avessi rotto sarei morto.”

Duke ha infine spiegato che dalla Luna non riusciva a distinguere i diversi continenti terrestri e che, per la forte luce solare riflessa dalla superficie lunare, non scorgeva neanche le stelle. “Era impressionante vedere quel puntino della Terra fluttuare nel nero dello spazio. In quel momento riuscii solo a pensare: Siamo molto lontani da casa.” Poco prima di ripartire, lasciò come ricordo una foto della sua famiglia, che tuttora giace sul suolo lunare.

Eppure Charlie, nonostante la sua età, non ha esitato un secondo a rispondere che, se ne avesse l’opportunità, tornerebbe immediatamente sulla Luna, a ben 384.400 km di distanza da casa.

Gaia 5^G

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