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MAKE CATTA GREAT AGAIN?

Qui sono amici, qui sorridono tutti: ma Amleto direbbe che “c’è del marcio al Cattaneo”.
Dopo settimane di lavoro, ecco arrivare la temutissima campagna elettorale. Quest’anno con una novità in più, come X Factor: presentazioni di un’ora, minuti contati, corsa contro il tempo, poco e nulla di dibattito. Ma andiamo per ordine.
Un gioco da ragazzi per i (candidati) rappresentanti di consulta, un po’ meno per quelli di istituto. Tre liste, quattro seggi, la matematica dice che, salvo sorprese, c’è posto per tutti: per i capilista invece no. Giulia Novara (qui per la doppietta), Gianluigi Marinaccio e Zoltan Mazzucco puntano disperatamente al doppio seggio: si attaccano, a volte in modo più o meno velato e altre sfacciatamente, tra idee che sanno di muffa, un’app anche per andare in bagno, qualche festa in piscina e una stile “Senza pagare”. E quindi, mentre Rachele Maiellaro e Andrea Colantonio possono tranquillamente accomodarsi sul trono di consulta, tra gli altri ci si rubano le sedie a vicenda. E parte il totonomi.
Chi punta tutto sulle idee, chi sugli adesivi, chi sull’aspetto (e qui mi fermo). A metterci il carico da undici sono Low Quality Catta Memes, che fortunatamente sdrammatizza e mette sul ridere i punti più precari delle liste, e la Commissione Elettorale, che, evidentemente nostalgica, finisce in bellezza consegnando le schede elettorali sbagliate. Le presentazioni partono battagliere, anche se c’è poco tempo per combattere realmente: in un’ora, le tre presentazioni si mangiano il dibattito, a cui non rimangono che una manciata di minuti. Ma i capi e i vice non demordono, rispondono alle domande in stile Eminem e, se rimane tempo, qualcuno scaglia la prima pietra. E lì è il putiferio, volano i j’accuse. Ma si sa che è questo che al Catta piace, e non solo agli studenti. Gli special guest, tra ex rappre e gente a caso, alimentano la faida e si godono uno spettacolo di cui, tanto, non sono più protagonisti. E anche i professori, sotto sotto, parteggiano. E forse anche Patrick, ma shh.
Sulle idee, sempre la stessa solfa. L’opinione più diffusa è che “tutti gli anni è a grandi linee la stessa cosa e le liste tra di loro si assomigliano tutte”. La strategia, da espositiva delle proprie idee, diventa offensivo-aggressiva nel corso dei dibattiti e via via che si avanza con le presentazioni. I candidati non si battono più per promuovere le proprie proposte, ma per screditare le altre. Il mood è “amici eh, ma in amore e in campagna elettorale tutto è concesso”. Cosa è Beautiful in confronto?
Per il resto, infatti, il clima in auditorium è diverso: un secondo ci si attacca, quello dopo c’è una storia su Instagram dove si ride e si scherza. Che ci si creda o no, tra candidati di liste avversarie si stringono amicizie e l’atmosfera può diventare tesa solo in dibattito. E alle ultime ore, prosciugati dalla voglia di vivere.
Il totonomi giunge alla fine oggi, lunedì 30 ottobre. Si spera, come dice LQCM, che si sia votato “col cervello e non col *****”, che abbiano vinto i/le migliori e che la succu abbia la sua parte.
Il politically correct impone di dire che tutti hanno lo stesso obiettivo nel cuore, il bene del Catta. E staremo a vedere. Perché comunque, lo ricordiamo anche qui, la carta igienica ancora non c’è.

Riccardo 5F

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