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ITALIA FUORI: FALLIMENTO?

24 marzo 2022. Non avrei mai pensato di trovarmi qui a parlare di un’Italia che, per la seconda volta di fila, non parteciperà a un’edizione del Campionato mondiale di calcio. E la mia non è retorica: seriamente, chi sette mesi fa avrebbe predetto un simile disastro? Per quanto mi riguarda, l’accesso ai mondiali dopo lo scorso 11 luglio non era cosa fatta, di più. Non era neanche in discussione.

É passata ormai qualche ora dal fatale gol di Trajkovski, sempre lui. Ci condannò agli spareggi nel 2017 e ci condanna ora all’addio a Qatar 2022. Dopo che una massa rossa ha invaso il campo correndo all’impazzata, ricordo di essermi messo a ridere. Ricordo anche di aver pensato “Non disperarti, non ne vale la pena”, e allora ho scaricato quell’improvviso malessere in un’ironica risata. Me ne sono andato a dormire avvolto da un’inaspettata mestizia, sforzandomi di rimuovere dai miei pensieri quell’enorme punto interrogativo che fino a quel momento era l’unica risposta a come fosse successo. Poi, ieri sera, si è illuminata in testa la proverbiale lampadina. Quando bisogna analizzare la dinamica di un fallimento è sempre necessario enumerare con lucidità ogni sua possibile causa. E quindi procedo per punti:

1. L’incoerenza dei mass media. Inutile nasconderlo: l’informazione in Italia è un grosso, grossissimo problema. Grazie a titoloni sensazionalistici e a ragionamenti banali e molto spesso indirizzati, il lettore medio non riesce a farsi una propria idea sulla base di ragionamenti ponderati. La conseguenza? Le più grottesche conclusioni possibili, ovviamente anche dopo la sconfitta contro la Macedonia. Dunque, i problemi adesso sarebbero la rosa all’improvviso scarsa, il CT all’improvviso etichettato come uno che di calcio ha capito sempre poco e l’intero sistema calcistico all’improvviso da rifondare, guarda caso solo da quando è uscita fuori la pecca. L’incoerenza regna sovrana. Secondo il mio modestissimo parere, un’errata visione dei fatti crea purtroppo un microsistema all’interno del quale quella stessa visione dei fatti influisce sul cambiamento delle situazioni. Gran parte della colpa è dell’informazione.

2. Gli errori di Mancini. Vinto l’Europeo probabilmente tutto ci è sembrato scontato e dovuto, qualificazione a Qatar 2022 compresa. In altre parole, ci siamo rilassati. Accusare la Nazionale e il suo CT di averlo fatto però mi sembra irrispettoso nei confronti di professionisti di cui sappiamo pochissimo, se non il cognome. Non sono la persona adatta per poter giudicare sul personale. Posso limitarmi ad analizzare quanto visto sul campo. Durante le qualificazioni mi sarebbe piaciuto vedere in campo gente nuova, per poter creare un gruppo squadra ancora più intercambiabile e fluido, pronto a qualsiasi evenienza di tipo tattico. Ecco, io credo che Mancio si sia affidato troppo al gruppo dell’Europeo, senza tener conto di alcuni valori emersi durante la Serie A in corso. Tradotto: Tonali, Scamacca, Zaccagni, Pellegrini, Calabria, Pinamonti e tanti altri meritavano più spazio. Scamacca e Tonali, in particolar modo, potevano servire (e molto) per tentare di migliorare il rendimento del centrocampo (in calo dopo Wembley) e di risolvere il problema della punta.

3. La punta. Arrivo subito al sodo: Immobile così non può giocare. Che si trovi una quadra: o si considera la soluzione dei lanci lunghi su di lui, che sa perfettamente inserirsi nello spazio, o lo si relega (a malincuore) in panchina e lo si sostituisce con un centravanti da 4-3-3. Su questo, se fossi in Mancini, mi sarei deciso già da tempo. Ipotesi Scamacca? Assolutamente sì. Giovane, forte fisicamente, gioca benissimo nel sistema di Dionisi. Se il CT rimarrà, avrà la missione di renderlo il nuovo bomber dell’Italia. Nient’altro da aggiungere.

4. Chiesa. Qui nessuno ha colpe, ma nessuno mi toglie dalla testa che senza l’infortunio di Federico Chiesa avremmo avuto qualche problema in meno. Maturo, abituato a competere ad alti livelli, dinamico e più funzionale al gioco di Mancini rispetto al suo collega di reparto Berardi.

5. I club di Serie A. I giocatori giovani nel 2018 adesso sono maturi. Chiesa ha 25 anni, Donnarumma 23, Tonali 21. I giovani veri sono i Pedri, gli Ansu Fati, i Wirtz, i Camavinga, i Bellingham e i Musiala, e giocano tutti quanti all’estero. In Italia ragazzi così giovani e soprattutto titolari nei top club non si vedono. Tra qualche anno, se le big italiane non si muoveranno nell’ottica di assicurarsi qualche gioiellino, potremmo ritrovarci nuovamente con una Nazionale “vecchia”. Ci terrei ad aggiungere che Milan, Juventus, Inter e altre squadre in Italia stanno dimostrando di non aver bene in mente questo concetto: sui giornali leggo di possibili operazioni in entrata da luglio in poi a dir poco incomprensibili. Giocatori vecchi, arrivati, ma soprattutto stranieri. Mi fa sorridere l’interesse della Juve per Rudiger, centrale tedesco del Chelsea, che se dovesse diventare bianconero andrebbe a comporre una difesa, insieme all’olandese De Ligt, totalmente straniera. Per la cronaca, i difensori juventini titolari in Nazionale sono tradizione. Facciamo attenzione a questi segnali.

Ciò detto, per me Mancini va confermato. Il CT ha commesso degli errori, ma limitati solo all’ultimo periodo e per i quali sarebbe sbagliato mandare via proprio lui, che è stato l’artefice di un percorso di rinascita culminato con un Europeo in bacheca, le Final Four di Nations League raggiunte e il record mondiale di 37 risultati utili consecutivi. Questi non sono traguardi per nulla casuali ed evidenziano i pieni meriti di Mancini e del suo staff. Il destino ci ha riservato un’eliminazione che sembra un drammatico passo indietro in questo stesso percorso, è vero, ma secondo me questa volta non lo è davvero. Senza troppi giri di parole, speriamo di rialzarci il prima possibile. Siamo l’Italia, abbiamo l’obbligo di farlo.

Lorenzo, 4I

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