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Giovani persi tra crisi e scarsa valorizzazione

 

Sono proprio loro, i giovani, a pagare le conseguenze peggiori della “grande depressione”iniziata nel 2007. Da quell’anno fino al 2013 il tasso di disoccupazione in Italia è salito del 96%, un dato piuttosto preoccupante. L’Italia, ancora una volta, risulta ultima in Europa, con la più alta percentuale di giovani tra i 15 e i 34 anni che non studiano, né tanto meno lavorano, che risulta al 22,2%. È un dato che per noi potrebbe non fare alcuna differenza, se non sapessimo che la media europea si aggira al 13%, una percentuale molto più bassa. Fino ad oggi la disoccupazione è aumentata del 108%: non ci vuole molto a capire che l’Italia è stata “investita” da una grave crisi. Crisi che non riguarda solo l’Italia, ma l’intera Europa:purtroppo però, il nostro paese è stato uno degli stati maggiormente colpiti. Qualcuno potrebbe pensare che la crisi abbia colpito solo il Mezzogiorno o determinate regioni, ma non è così; coinvolge dall’estremo nord fino alla punta dello stivale, isole incluse. Certo, nel Mezzogiorno il tasso di disoccupazione ha il suo massimo picco in termini assoluti, in particolare in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Ma gli aumenti più consistenti in termini di percentuale si sono avuti in Emilia­ Romagna e in Veneto, che sono però anche le regioni che sono riuscite a “domare” l’onda della crisi. L’Italia, anche in termini di occupazione, non è in una posizione ottimale rispetto all’Europa anzi,il nostro paese ha avuto un calo del 4,78% contro il 2% della media europea. L’Italia ha addirittura doppiato l’Unione Europea. Gli occupati sono diminuiti con percentuali particolarmente negative in Puglia, Molise, Campania, Calabria e Sicilia. Ma fino ad adesso si è parlato della crisi in generale, ma su un fatto si è certi: in assoluto i giovani sono coloro che pagano il prezzo più alto della crisi. Fino al 2013 il tasso di occupazione è stato del 40% e purtroppo è ancora in costante aumento. Le regioni più colpite sono Abruzzo, Calabria, Marche, Emilia Romagna e Veneto. Cercare un lavoro in Italia per i giovani è diventato scoraggiante, e purtroppo la soluzione per loro è spesso trasferirsi all’estero e cercare fortuna altrove; dove magari la loro laurea, le loro conoscenze e le competenze sono sfruttate e valorizzate positivamente. Si può ancora parlare della cosiddetta “fuga di cervelli”: l’Italia non è in grado di trattenere e valorizzare le risorse e le capacità dei giovani, a differenza di altri paesi, che accolgono le menti italiane, ritenute particolarmente brillanti. Per concludere, questa crisi che non dà scampo ai giovani è ancora in atto e la soluzione rimane ancora lontana. Questo problema rimane ancora irrisolto.

Califano Marianna

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