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FIORI D’ORTICA: anche dalle erbacce può sbocciare un fiore bellissimo

Il tema dell’omosessualità è oggi molto ricorrente nelle rappresentazioni teatrali e nei film ed è spesso trattato in maniera ripetitiva e scontata. Lo spettacolo “Fiori d’ortica” lo presenta invece in una maniera alternativa e particolare; infatti, la rappresentazione non è incentrata sull’attrazione tra individui dello stesso sesso, ma sulla scoperta improvvisa del proprio modo di amare.

La protagonista, Adele, studentessa delle scuole medie, si ritrova a conoscere se stessa affrontando diverse difficoltà dovute alla scarsa comunicazione con i membri della sua famiglia e con i suoi coetanei e all’approccio prepotente di un ragazzo a cui interessa.

Alcune classi del nostro liceo hanno avuto la possibilità di assistere alla rappresentazione e, ascoltando le loro opinioni, sono emersi pensieri discordanti: coloro a cui non è piaciuto lo spettacolo non hanno gradito la presenza di personaggi stereotipati, per esempio la protagonista omosessuale era rappresentata come la classica persona “differente” dalla massa, solitaria e dall’abbigliamento alternativo, la cui madre, anch’essa stereotipata, era poco comprensiva e assillante.

Ciò che invece è stato molto apprezzato è il personaggio della nonna di Adele, Bice, che è originale e ben caratterizzato; Adele va a farle visita tutte le volte che ha bisogno di chiederle consiglio e conosce la nonna alla perfezione, tanto da sapere anche come comportarsi durante le “giornate speciali”, in cui sembra essere risucchiata dai suoi pensieri.

Chi ha considerato ben fatto lo spettacolo ha apprezzato soprattutto la facilità nell’immedesimarsi nel personaggio della protagonista, perché le sue difficoltà ricordano molto quelle che i ragazzi della nostra età hanno vissuto o stanno vivendo.

In merito al finale, a quasi tutti è sembrato molto scontato e poco realistico, in quanto viene presentata allo spettatore una situazione molto improbabile e parecchio forzata.

Complessivamente lo spettacolo è risultato tutto sommato piacevole e leggero, nonostante le pecche dovute ad alcuni buchi della trama, probabilmente causati dalla durata breve di circa un’ora dell’esibizione.

Sveva e Francesco, 3A

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