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COPIONE AUDIOVISIVO E SUO ADATTAMENTO: DIALOGO TRA DUE “MASSIMI SISTEMI”

Essere un adattatore: sapere interpretare le parole

Quante volte, guardando un film o un cartone animato, una persona si chiede perché un certo pezzo non è stato doppiato letteralmente, ma sono state usate espressioni particolari? Spesso l’adattatore, cioè colui che traduce, si prende qualche libertà nel tradurre le battute, per adeguarle il meglio possibile a un certo contesto. Il prodotto tradotto viene poi dato al doppiatore, che è colui che recita le battute e dà la voce al personaggio.

Uno dei corsi interni organizzati dal Liceo Cattaneo si focalizza proprio sull’adattamento dei prodotti audiovisivi in lingua straniera. Il corso è articolato in otto lezioni, tenute da metà  novembre ai primi di gennaio. Nelle prime sei lezioni vengono illustrare le insidie del doppiaggio, gli errori più comuni, le espressioni più difficili da interpretare; nella settima si assegna una scena dai tre ai cinque minuti interamente da tradurre sulla base di ciò che si è imparato, per poi correggere il lavoro nell’ottava lezione.  Questo corso si può iniziare dal terzo anno ed è diviso in due livelli.

Sono stati intervistati Alessio e Marta, due studenti della 4^Q che hanno iniziato il corso di primo livello l’anno scorso ed ora frequentano quello di secondo livello.

Quali sono i principali problemi a cui può andare incontro un adattatore?

ALESSIO: I problemi sono diversi a seconda del materiale da adattare. Il lavoro più difficile è fornire una traduzione efficace, che corrisponda esattamente al labiale (specialmente con i primi piani) e permetta la resa di riferimenti culturali o linguistici difficilmente traducibili in maniera fedele in italiano. In alcuni casi, per soddisfare queste esigenze un adattatore dovrà scervellarsi per trovare le parole giuste e adeguate.                                                                                      

MARTA: In questo lavoro sono presenti diverse insidie, anche in base alla tipologia di prodotto da adattare. Ad esempio nei film occorre stare attenti soprattutto al labiale e alle vocali aperte, mentre nei cartoni animati bisogna rispettare l’isocronia, cioè la lunghezza delle battute, e la caratterizzazione del personaggio. Nei cartoni ci sono quasi sempre personaggi un po’ fuori dalla norma e per rispettarli è necessario essere creativi, inventare battute che si adattino al registro e al comportamento del personaggio.

Come definiresti l’esperienza del primo anno di corso (frequentato durante lo scorso anno scolastico)?

ALESSIO: L’ho trovata molto interessante, soprattutto per come è stato affrontato l’argomento. Non c’è stata superficialità e ogni aspetto riguardo l’adattamento è stato trattato accuratamente, coinvolgendoci direttamente. Mi sono sentito come un vero adattatore che traduceva un prodotto in sala. Secondo me è un corso di alternanza scuola-lavoro ben organizzato, perché uno studente riesce davvero a immedesimarsi in questa professione.                                                                                

MARTA: Affascinante. Quando abbiamo tradotto a fine anno un pezzo di tre minuti di una serie TV, mi sono sentita come se dovessi consegnare davvero il lavoro nelle mani di un doppiatore. Per questo ho deciso di frequentare il corso di secondo livello: non solo per finire le ore di alternanza, ma anche per passione e interesse personale.

Cosa ti ha maggiormente impressionato del corso di primo livello?

ALESSIO: Il gran numero di tentativi per adattare il labiale inglese alla traduzione italiana; tentativi divertenti e utili: da ogni errore si è imparato qualcosa di nuovo, realizzando un prodotto unico ed originale. Questo lavoro aiuta ad essere creativi e a cercare nuove alternative per tradurrei testi il più fedelmente possibile.                                                          

MARTA: Il duro lavoro di un adattatore. Io non conoscevo questo mondo e lo sottovalutavo. Adesso riesco a capire meglio le scelte dei vari adattamenti e la fatica immensa che devono fare i traduttori per trovare soluzioni semplici, lineari e di immediata comprensione. In particolare, mi ha colpito la difficoltà di rendere una battuta comica da una lingua straniera alla nostra: spesso bisogna stravolgere le frasi e avere dei veri colpi di genio per riuscire a far ridere.

Adesso guardi da una prospettiva differente i prodotti audiovisivi?

ALESSIO: Spesso non riesco a guardare un prodotto in lingua italiana perché percepisco vivamente la differenza con il prodotto in lingua originale. Ora guardo molti più film in lingua inglese e quando vedo gli anime mi dispero, poiché i sottotitoli sono il più delle volte tradotti in modo troppo letterale. Spesso non riescono a far capire bene la situazione allo spettatore oppure, se vengono sostituiti, il labiale non funziona.   

MARTA: Sono una grande appassionata delle serie TV su Netflix e ora le guardo direttamente in lingua inglese e non più in italiano. A volte provo a confrontare i labiali delle due lingue, facendo io stessa i movimenti con la bocca. Questo metodo, apparentemente buffo, aiutava molto durante il corso per i tecnicismi, per capire il tipo di consonanti da usare e la corretta apertura delle vocali.

In conclusione, questo corso sviluppa la passione per la creazione dei testi che consentiranno di trasformare una storia in un prodotto audiovisivo. L’adattatore deve rendere il discorso in lingua italiana chiaro come lo è in quella originale. Il corso raggiunge l’obiettivo di fondo dell’alternanza scuola lavoro: creare curiosità e coscienza del mondo del lavoro e delle difficoltà che lo accompagnano.

Simone, 4^Q

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