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CHI HA PAURA MUORE OGNI GIORNO; CHI NON HA PAURA MUORE UNA VOLTA SOLA

Cowards die many times before their deaths;

 The valiant never taste of death but once”.

W. Shakespeare fa pronunciare quest’affermazione a Giulio Cesare nella sua omonima tragedia. Personalmente penso che sia una frase di una potenza assoluta, travolgente: chi teme troppo la vita non la vive mai appieno, mentre chi non ha paura di nulla vive la vita al massimo delle sue potenzialità e quando muore non ha rimpianti

“Chi ha paura muore ogni giorno; chi non ha paura muore una volta sola”.

A pronunciare queste parole, parafrasando il “G. Cesare” di W. Shakespeare, è stato Paolo Borsellino, magistrato palermitano simbolo della lotta alla mafia, che perse la vita proprio combattendo quest’associazione criminosa. Negli anni ’80 e ’90 la mafia imperversava in tutta Italia e in particolare in Sicilia; Borsellino non si piegò mai alle minacce mafiose e morì sotto casa di sua madre il 19 Luglio 1992, saltando in aria insieme a cinque agenti della sua scorta.

Paolo Borsellino venne ucciso due mesi dopo Giovanni Falcone, suo grande amico e collega, vittima di un attentato dinamitardo avvenuto il 23 Maggio sull’autostrada A29 all’altezza dello svincolo per Capaci.

Entrambi furono uccisi perché durante la loro vita avevano combattuto la mafia nella speranza di sradicarla dalla Sicilia e dall’Italia, per rendere il nostro Paese migliore, in parte riuscendoci: altre sentenze come quella del maxiprocesso del 1986-87 non esistono nella storia della Repubblica.

Come è stato possibile che due uomini siano stati in grado di fronteggiare la mafia a tal punto che questa si è vista costretta a eliminarli?

Quali sono state le tappe della loro vita che li hanno portati a fare parte del pool antimafia?

Perché nonostante il suo operato Falcone non venne eletto procuratore nazionale antimafia?

Lo Stato ha fatto tutto il possibile per evitare le loro morti?

A distanza di trent’anni esatti dalle stragi che li hanno tragicamente uccisi, mi sono riproposto di raccontare le loro vite attraverso una serie di articoli che usciranno da ora al mese di maggio, in modo tale che non si dimentichi ciò che questi due grandi uomini hanno fatto, dall’adolescenza alle stragi, passando per il pool, il maxiprocesso e le vicende che ne hanno caratterizzato la vita e concludendo con ciò che ci resta del loro sacrificio.

Lorenzo M., 4I

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