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Catta?Occupato!

A seguito dell’assemblea studentesca tenutasi nel cortile del liceo il 4/02/2021, molti studenti hanno deciso di portare avanti la loro battaglia in una delle manifestazioni giovanili più importanti di questi ultimi anni, avanzando come motivazione la richiesta di un maggior dialogo tra studenti e istituzioni. I sostenitori della causa hanno occupato la palestra dell’istituto, hanno svolto laboratori di ogni tipo per un’intera settimana e hanno dato una svolta alla situazione. “WE SKIP OUR LESSONS, TO TEACH YOU ONE” è diventato il motto di questo movimento studentesco.

L’occupazione ha destato l’attenzione di numerosi giornali, ha dato ispirazione ad altre scuole ed è nato il primo Collettivo Studentesco, fondato dai rappresentanti d’istituto e da altri partecipanti attivi. Tre di loro hanno accettato di rispondere ad alcune domande per chiarire ogni dettaglio riguardante questa “lotta” che definiscono “apartitica e apolitica”: Gloria 5N, Teresa 5F e Alberto 4M, rappresentanti d’istituto.

 

N: Che cos’è il Collettivo Studentesco? Come è nato? Di cosa si occupa e chi ne fa parte?

 

Alberto: Nelle prime assemblee in molti hanno sottolineato come spesso sia mancata la comunicazione tra noi studenti e si è deciso di creare un Collettivo Studentesco: eravamo una delle poche scuole a non averne uno e ci sembrava necessario trovare un modo per coinvolgere e dare voce a più di mille persone. L’idea è partita dai Rappresentanti nella Consulta, Vittorio e Bianca di 4I, ed è stata approvata.

 

Teresa: Possiamo definire il Collettivo come un’assemblea che coinvolge gli studenti di un istituto e che si tiene periodicamente per affrontare le diverse problematiche di una scuola e trovare, sentendo il parere di tutti, delle possibili proposte da portare al Preside. È un’iniziativa che sicuramente serve per migliorare la comunicazione tra organi scolastici, alunni e rappresentanti. Questi ultimi, però, all’interno delle riunioni, sono partecipanti alla pari degli altri: semplicemente organizzano gli incontri e lasciano che le decisioni siano prese dall’intero gruppo.

 

Gloria: Aggiungerei che il fine del Collettivo – organo presente già in moltissime scuole e finora assente nella nostra – è creare una comunità basata sul confronto: lo scopo delle riunioni è proporre iniziative, temi da affrontare, incontri e manifestazioni. Il confronto è totalmente alla pari, gli organizzatori sono sullo stesso piano dei membri e può partecipare chiunque abbia voglia di mettersi in gioco.

 

N: Quali sono le motivazioni che hanno dato origine all’occupazione e alla nascita del Collettivo? Quanto è stato influente l’esame di maturità 2022?

 

Alberto: La manifestazione nasce per sensibilizzare alle problematiche relative alle attività di PCTO, da sempre poco chiare e non sempre efficaci. È necessario evidenziare come spesso manchi la sicurezza sul lavoro nei casi di istituti tecnici e professionali, i cui studenti si ritrovano a svolgere queste ore obbligatorie in ambienti non adatti. Per i licei come il nostro, invece, si voleva sottolineare l’inutilità di svolgere dei corsi così come sono organizzati. Volevamo affrontare anche il tema del benessere psicologico, che è lasciato spesso in secondo piano, mentre è davvero importante: in Lombardia è stato approvato dalla regione l’inserimento della figura dello psicologo di base, che risulta cruciale in questo periodo dopo il lockdown. Un altro argomento da citare e di cui si potrebbe parlare per ore è sicuramente la mancanza di dialogo con le istituzioni, nonché la difficoltà di ottenere un contatto diretto. Qualche obiettivo è stato raggiunto, infatti abbiamo concordato un incontro con il Presidente della Circoscrizione 4, che si è mostrato davvero disponibile.

 

Gloria: Ciò che ci ha portato ad organizzare questa occupazione non è tanto la prova scritta aggiunta, quanto la modalità con cui è stato gestito il tutto. Quando Alberto ha parlato di “mancata comunicazione con le istituzioni” intendeva fare riferimento a come ci siamo sentiti ignorati in una questione che ci riguardava in prima persona e in cui non siamo stati minimamente coinvolti. Si parla di voler tornare alla normalità, ma la nostra realtà scolastica è ancora lontana dall’esserlo e questo esame di Stato non sembra rispecchiare quello che è stato il nostro percorso. Siamo stati messi in una condizione difficile e, oltretutto, ancora incerta. Infatti, ad oggi, non sappiamo come sarà strutturato l’esame e questo ci impedisce di adattare il metodo di studio a eventuali nuove richieste. La maturità e il caso di Lorenzo rappresentano il “casus belli” delle nostre manifestazioni.

 

Teresa: Un altro motivo che ha spinto noi studenti di quinta e gli studenti di quarta ad organizzare l’occupazione è la modalità di organizzazione dell’orientamento in uscita. Sono state proposte delle riunioni online in accordo con UniTo e la partecipazione alle stesse verrà contata come assenza, essendo in orario curricolare, e questo impedirà anche a molti di poter partecipare.

 

Gloria: Queste riunioni inoltre sono state poco pubblicizzate, essendo stata pubblicata una sola circolare in merito che pochissimi hanno letto. Andrebbe attuata una riforma scolastica radicale. Talvolta sembra che lo Stato investa solo in ciò che crea profitto e la scuola non rientra in questa categoria. Queste proteste sono nate perché, dopo anni in cui si veniva ignorati, l’occupazione sembrava l’unica soluzione. Sono trenta gli istituti che hanno riscontrato un malcontento e hanno voluto esprimerlo.

 

C: Quali sono i prossimi obiettivi ai quali il Collettivo lavorerà e le prossime iniziative dal punto di vista dell’attivismo?

 

Alberto: I principali obiettivi del Collettivo sono quello di sensibilizzare su tematiche attuali e quello di riportare il dialogo tra gli studenti. Nasce anche come un ‘extra’ relativo alle tematiche di educazione civica, affrontate poco a livello disciplinare a causa delle modalità con cui sono state introdotte a livello curricolare.

 

Gloria: Vogliamo considerare il Collettivo come il luogo di nascita di idee che possono portare a un cambiamento a livello d’istituto. É un organo consultivo che può elaborare iniziative indipendenti, come ad esempio si è verificato in uno dei laboratori tenuti da una psicologa durante l’occupazione: moltissime sono state le proposte fattibili in merito a come la scuola potrebbe migliorare il benessere fisico e psicologico degli studenti. Questo sarà proprio uno dei primi punti che il Collettivo affronterà.

 

C: Qual è la risposta che adesso attendete o che avete già ricevuto dalle istituzioni (scuola, comune, regione…) dopo l’occupazione?

Alberto: La prima risposta che abbiamo ricevuto (una delle più importanti) è stata quella del Presidente della Circoscrizione 4. Con la mobilitazione che ci sarà poi in questo periodo speriamo di riuscire ad ottenere un risultato anche a livello regionale. Abbiamo riscontrato che c’è poca informazione anche da parte di enti di una certa importanza… Ciò che abbiamo raggiunto finora è sicuramente una risonanza mediatica, mentre attendiamo una risposta decisa dalle altre scuole di Torino, sperando che si arrivi a un incontro regionale e poi nazionale.

 

Teresa: Se consideriamo la risposta da parte del nostro liceo, penso che questa occupazione sia riuscita a ricreare all’interno della scuola il clima che si era perso durante questi ultimi due anni. Si è formato un senso di comunità che mancava al Cattaneo, un attivismo che secondo me prenderà sempre più importanza, anche grazie al Collettivo.

 

Gloria: Noi non abbiamo la presunzione di parlare faccia a faccia con il Ministro dell’istruzione, ma siamo consapevoli che un gesto come quello dell’occupazione possa essere attenzionato. Si è posta attenzione su una tematica molto importante come la sicurezza sul lavoro, facendo capire anche la voglia dei giovani di avere voce in capitolo. Soprattutto, dopo questi ultimi anni, gli studenti del Cattaneo hanno avuto modo di confrontarsi, di avere uno spazio svincolato dalla lezione frontale in cui parlare, in cui fare sensibilizzazione attiva. Il nostro liceo ne aveva bisogno.

 

N: Siete soddisfatti di questa occupazione? Come potrebbe essere migliorata? Qual è stato un suo punto di forza?

 

Alberto: Da rappresentante d’istituto sono molto soddisfatto, nonostante il numero di adesioni, che è stato comunque esiguo. L’ambiente che si è creato ci ha permesso di ottenere importanti risultati e ci ha dato l’opportunità di confrontarci non solo tra scuole, ma anche con testate giornalistiche. Quello che ha compensato la mancanza di partecipanti è stata la fondazione del Collettivo che ha totalmente bilanciato questo piccolo punto a sfavore.

 

Teresa: Anche io sono molto soddisfatta dei numerosi risvolti positivi di questa esperienza. Sicuramente dispiace che tante persone siano rimaste in classe a fare lezione e non abbiano sentito quanto noi i motivi per cui eravamo lì, però sono rimasta davvero colpita da quanti hanno preso parte a quest’iniziativa, mostrando tantissima voglia di partecipare e farsi sentire. I più piccoli, quelli di prima e seconda, mi hanno davvero sorpresa e spero che porteranno avanti queste cause del liceo. Ci siamo messi in gioco, abbiamo convinto anche degli esterni a partecipare ai nostri laboratori e ciò ha permesso un arricchimento culturale sia per me che per tutti quelli presenti.

 

Gloria: A livello personale, l’occupazione è stata come vivere una vita parallela in cui ho imparato molto, ho preso tutto con serietà e sono stata affiancata da gente che mi ha permesso di viverla nel migliore dei modi. Si è sentita tanto l’unità, in questi cinque anni non penso di essermi mai sentita tanto parte della scuola, a livello umano. Sono stati giorni all’insegna della comunicazione e del dialogo, in cui spesso si mettevano in dubbio i propri punti di vista a favore di una coscienza collettiva più consapevole dell’occupazione. Il percorso è stato davvero istruttivo e formativo, sia in relazione ai laboratori che all’organizzazione dietro al programma. Sicuramente avrei preferito che tutti a scuola avessero vissuto nel nostro stesso modo questa settimana, perché in moltissimi sono rimasti a fare lezione e alcuni partecipanti non hanno trovato il coraggio di mettersi in gioco in questo “punto di partenza”. Tutti dovrebbero capire che hanno un ruolo e una voce che devono fare sentire; questa occupazione è servita a farci prendere coscienza che in futuro potremo riproporre determinate esperienze perché è un nostro diritto farlo.

 

Carlotta 2P, Nicolò 5B

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