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CATTA RED MONKEYS: UNA VITA DA SCIMMIE

C’è un momento, nella vita di un uomo, che è più importante di altri. Lo sorprende durante l’infanzia, quando ancora delle feste, delle macchine e delle ragazze non gliene può fregare di meno: ogni bambino al mondo, ad un certo punto, inizia ad amare un pallone.

Tra chi si innamora del calcio, del basket, chi della pallavolo o del rugby, c’è un’altra categoria di ragazzo. Quello che passa gli anni a rincorrere un pallone, ma sa che non è proprio quello giusto. Intrappolato in regole che non gli piacciono come il fuorigioco, passi o il fallo di mano, non lo vedi esultare dopo un gol al 90’, andare in estasi con un tiro da tre sulla sirena o lanciare la racchetta dopo aver vinto il game, il set, la partita. Suda, quello è sicuro, ma non si sfoga.

Raggiunta una certa età, si inizia anche a chiedere se, effettivamente, fare sport abbia ancora un senso. Gli impegni, lo studio, i costi… A che pro, se non si diverte neanche poi così tanto?

A quel punto, si sente pronto per il grande passo: gettare la spugna e rinunciare ad una vita agonistica. Poi, tutt’a un tratto… L’Hitball.

Nell’ora di educazione fisica, qui al Catta, assorto nella speranza che la Prof annunci un democratico – e rarissimo – “fate un po’ quel che vi pare” e preoccupato dalla possibilità di un Test di Cooper sotto la pioggia, ecco comparire quella palla. A primo impatto, detto francamente, può sembrare affascinante quanto una verifica a sorpresa di mate, ma in lui scatta qualcosa. La scintilla, no? Quella cosa che ti fa capire che l’hai trovata, “è Lei”. Sì, capita anche con le ragazze, ma questa è un’altra storia: qui stiamo parlando della palla.

Preso dalla novità, finisce per farsi coinvolgere in un allenamento vero, su un campo delle misure giuste, i bracciali suoi e tutti quei pochi lussi che uno sport che ha i numeri per essere Sport ma non l’appoggio di chi dovrebbe favorirne la crescita può offrire. A lui, che stava per appendere i muscoli al chiodo, non è che interessi molto in ogni caso: sponsor, partite in tv e affini non attirano la sua attenzione. Invece, imparare a giocare…

E qui mi tocca entrare un po’ più nello specifico, perché questa storia ha dei personaggi, dei volti, dei nomi e dei cognomi senza i quali non sarebbe la stessa cosa.

Quel ragazzo sei tu, e hai partecipato ai provinciali grazie alle iniziative della professoressa Malinverni, a cui devi la scoperta di questo nuovo sport che sta diventando la tua passione. Di fronte a te hai tale Federico Pistidda, lavora per l’Hit Dogs Hit Ball Club ed è uno che al Catta non ha saputo dare il meglio di sé, ma in ciò che ama davvero non si batte. Guarda a caso, anche lui ama proprio quella palla di cui ti sei innamorato tu. Ma lui la tratta davvero bene: para, passa, tira. Nulla a che vedere con quello che hai visto a scuola. Tu lo guardi e dici “Ok, deve essere il mio sport. Non voglio fare l’arbitro anche qui…”. Quello, per la cronaca, arriverà comunque, puoi esserne sicuro. Ma anche questa è un’altra storia.

Di fianco a te hai ragazzi con cui hai parlato dieci volte, visto cento e ballato ai Catta’s Party almeno… Beh, non te lo ricordi, non ti ricordi mai niente dei Catta’s Party. Comunque, c’è il chitarrista, lo scrittore, il nerd, l’avventore di “All You Can Eat”… Tutta gente che sta allo sport tanto quanto tua nonna sta al touchscreen.

Lo sport finisce col prenderti, i compagni ti vanno a genio, l’ignoranza viene fuori e inizi a volerti allenare sempre di più. Ci finisci sotto come con le migliori serie tv americane e da lì a mettere in piedi una squadra è cosa fatta: sei tu e gli altri 8, tutti in blocco. Serve decidere un nome: cos’avete in comune? Il liceo. E l’atteggiamento, quello di chi ha voglia di entrare dentro la porta e mangiarsi la palla.

Siete delle scimmie impazzite, siete “Catta Red Monkeys”.

Iniziate a giocare la C1, finendo per vincerla. Passate di categoria e vi confrontate con la B2, andate ai playoff e… Insomma, questa è addirittura una storia ancora da scrivere, quindi basta tirare fuori nuovi capitoli.

Sei un altro, rispetto a prima. La tua squadra ti ha regalato una vita da atleta e una vita da scimmia. Spensierata e motivante, semplice ma competitiva. Gioie, emozioni e, perché no, delusioni, fatiche che in fondo solo gli sport sanno dare. Quelli di squadra in maniera particolare. Hai nuovi amici che non sono solo amici: sono Compagni. Di avventure e sventure, dentro e fuori dal campo. Hai nuovi obiettivi, traguardi, motivi per andare avanti e migliorare, migliorarti.

Hai un sacco di cose nuove, che magari potresti avere anche facendo altro. Noi le abbiamo trovate lì, in quella palla e in quell’ambiente: pensa se ci fossimo fermati al fatto che in fondo, l’hitball, mica è uno sport con il quale riempirsi la bocca.

Alla fine mica possiamo stare tutti al centro dell’attenzione: lì magari ci stanno i fenomeni del football, le pertiche del volley e compagnia bella. Noi siamo in un angolino, ma di quelli davvero fuori dal comune.

E magari un giorno qualcuno si renderà conto che non è poi così stretto, quell’angolino, che c’è spazio e che può essere anche un bel posto dove rivolgere lo sguardo. Magari un giorno qualcuno inizierà a conoscere l’hitball, il movimento e quel gruppo di scimmie che giocano nei Catta Red Monkeys.

E inizierà a chiedersi: “Ma perché non ho mai provato a giocare a hitball, quando ne ho avuto l’occasione? C’erano quei miei amici, là…. I Catta Red Monkeys. Dove sono finiti?”

Chissà. Noi, nel mentre, speriamo di arrivare in A1: voi non perdete la scalata. E se poi voleste provarci… L’hitball e il Catta vi aspettano!

Andrea Joly

 

 

 

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